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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Lignano Sabbiadoro / Via Giardini

Rapina di Lignano, il precedente in Romagna a gennaio: scene da "Arancia Meccanica"

"Colpisce l'efferatezza delle due rapine" ha commentato il comandante provinciale dei carabinieri di Forlì-Cesena Fabio Coppolino. Un racconto di violenza gratuita e crudeltà. Nel primo episodio il bottino è stato di 30mila euro

Due degli arrestati per la violenta rapina ai danni dell'imprenditore lignanese Pippo Spartà protagonisti di una rapina stile "Arancia Meccanica" in Romagna. Si tratta del 26enne Eugen Gjonaj e del 28enne Vuka Aviljam, entrambi residenti a Forlì. Ai due stranieri, già in carcere, i I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Forlì-Cesena e del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Meldola hanno notificato un decreto di fermo di indiziato di delitto, firmato dal procuratore capo forlivese Maria Teresa Cameli e dal sostituto procuratore Claudio Santangelo. Un terzo soggetto, anch'egli albanese, è stato denunciato a piede libero per lo stesso episodio.

La rapina lignanese

La violenta rapina

Vittima dell'agguato anche in quel caso – verificatosi lo scorso 10 di gennaio – un imprenditore residente in una villa a Civitella, paese che si trova nell'entroterra della provincia di Forlì-Cesena, a una trentina di chilometri dalle città capoluogo. L'uomo, come riporta ForliToday.it, venne aggredito nel cuore della notte mentre stava rincasando. Secondo quanto ricostruito in prima battuta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Meldola, al comando del capitano Rossella Capuano e del sottotenente Gino Lifrieri, sulla base delle prime informazioni acquisite dalla vittima, i banditi avevano il volto travisato da mascherine. Avevano atteso che la vittima parcheggiasse l'auto per poi bloccarlo in garage. Prima della rapina erano riusciti a neutralizzare il sistema d'allarme dell'abitazione.

Gli arrestati: ecco chi sono

Senza pietà

Gli aggressori, in base alla ricostruzione degli inquirenti, non hanno avuto pietà: hanno picchiato il malcapitato, minacciandolo di morte con un cacciavite alla gola. Quindi l'hanno immobilizzato con del nastro isolante, derubandolo di preziosi (bracciali, anelli ed un orologio d'oro per circa 30mila euro di valore) e il contenuto rinvenuto in una camera da letto. Non sono riusciti però ad aggredire la cassaforte, disturbati dall'abbaire di un cane e da una luce che si accendeva in una finestra della villa accanto. Prima di dileguarsi i malviventi hanno chiuso la vittima in uno stanzino, ancora legato ed imbavagliato. Solo dopo un'ora l'imprenditore è riuscito a dare l'allarme al 112 col suo telefonino. Con le mani legato dietro la schiena, era riuscito a comporre il numero usando un cacciavite tenuto in bocca. Sono stati gli stessi carabinieri a slegarlo.

Le indagini

Fin da subito le indagini si sono orientate verso un gruppo di tre albanesi gravitanti nel capoluogo forlivese, frequentatori di locali notturni della zona e già sospettati di essere i responsabili di attività illecite. Il lavoro degli inquirenti – utilizzando le telecamere di videosorveglianza, sia quelle stradali che quelle private – ha consentito di appurare che i rapinatori nei giorni precedenti avevano seguito ripetutamente l'uomo nei suoi spostamenti in provincia, per acquisire informazioni sulle sue abitudini e nei suoi orari di rientro a casa. Quando hanno avuto l'occasione per colpire in sicurezza hanno messo in atto il colpo. Gli uomini dell'Arma, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno acquisito le immagini delle telecamere presenti nella zona d'interesse, individuando alcune auto sospette, in particolare una Mercedes intestata ad uno degli albanesi, aggirarsi nella zona anche prima della violenza rapina.

"Rapine efferate"

"Colpisce l'efferatezza delle due rapine – ha commentato il comandante provinciale dei carabinieri di Forlì-Cesena Fabio Coppolino –. I malviventi in entrambe le rapine tracciate, hanno picchiato la loro vittima anche se non aveva fatto resistenza, quando era già legata". "Erano molto attenti nello scegliere le loro vittime: persone non più giovani, sole in casa e facoltose", ha aggiunto il procuratore capo Cameli. E' emerso che i soggetti, residenti a Forlì e di mattina al lavoro come operai edili, conoscevano bene il territorio e sapevano come muoversi.

La rapina in Friuli

Seguendo i movimenti delle vetture, è emerso che i sospettati frequentavano salturaimente la zona di Portogruaro e Lignano Sabbiadoro, a quanto pare per svolgere quelli che gli investigatori hanno definito "traffici illeciti", aiutati da più basisti e favoreggiatori della zona. E proprio durante una di queste trasferte che hanno messo a segno la violenta rapina ai danni di Spartà. Un agguato simile a quello compiuto a Civitella. I Carabinieri romagnoli e friulani hanno incrociato i dati acquisiti, arrivando ad un italiano residente a Lignano, sospettato di aver agito come basista per alcuni colpi in passato. Lo stesso in passato aveva lavorato per il barista, venendo poi cacciato.

Il blitz

I Carabinieri, una volta individuata la sua abitazione, hanno atteso che qualcuno uscisse. Dopo alcune ore si sono materializzate all'esterno due soggetti. Erano tranquilli, sicuri che nessuno li stesse cercando. Riconosciuti dagli uomini dell'Arma forlivesi come i sospettati del colpo di Civitella, sono stati subito bloccati. La perquisizione nella casa del basista, una piccola mansarda all'ultimo piano di un condominio, ha permesso di trovare un terzo uomo che si era nascosto in un armadio. Contemporaneamente altri militari hanno localizzato l'auto dell'italiano, che si trovava fuori ad un bar di Lignano Sabbiadoro. Il basista era in compagnia di un quarto albanese, sospettato di aver partecipato alla rapina ai danni del barista. Tutti e quattro sono stati arrestati in "quasi flagranza" per la rapina ai danni dello storico esercente, mentre l'italiano è stato denunciato per favoreggiamento. I due albanesi residenti a Forlì sono stati invece colpiti anche dal decreto di fermo di inidiziato di reato per l'assalto del 10 gennaio scorso. Uno dei due dovrà rispondere anche del reato di clandestinità, non avendo ottemperato ad un precedente ordine di espulsione. Tutti quanti si trovano in carcere ad Udine in attesa del processo.
 

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