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L'Apu taglia capitan Cortese per cercare nuovi stimoli ed equilibri

Il numero 13, arrivato a Udine con i galloni di miglior italiano della serie A2, non ha mai lasciato il segno

"E ricordandosi che l’equilibrio di squadra e una sana accettazione dei ruoli sono più importanti di un buon tiratore da 3”. Lo abbiamo scritto dopo la bruciante sconfitta dell’Apu di domenica scorsa. Con il  licenziamento (chiamiamolo con il suo nome) di un giocatore di primo livello come Riccardo Cortese la società cerca proprio questo, un nuovo equilibrio tecnico e psicologico nel gruppo e una più chiara gerarchia dei ruoli. Poi ovviamente mette maggior pressione all’ambiente interno, giocatori e staff. Siamo convinti che nel breve la squadra avrà una reazione, in questo senso il calendario aiuta con due partite agevoli dopo la trasferta insidiosa di San Severo. Poi si vedrà. Ma c’è un altro aspetto importante che è giusto sottolineare. Il taglio di Cortese rappresenta  l’ammissione di fronte ai risultati (giudice unico nello sport) di un grande errore di valutazione nel progetto tecnico di quest’anno. La squadra era stata costruita proprio attorno al capitano con il numero 13. Di più, Cortese rappresentava il giocatore simbolo di quel basket offensivo e spettacolare che l’Apu ha inteso percorrere nell’era post Lardo. La sua uscita un po’ triste rappresenta il ritorno alla dura realtà. Lo spettacolo è mitologia, ci sono solo due grandi categorie nel basket, quello vincente e quello no.               
 

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