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"Vogliono spostare le persone dalla Cavarzerani a Jalmicco, in un paese di sole 800 anime"

Le reazioni di alcune persone che vivono e lavorano a Jalmicco, dopo la notizia dell'ipotesi di un hotspot per migranti nell'ex caserma Lago

"Tutte le strade portano a Jalmicco", tuona Francesco Martines, ex sindaco di Palmanova e consigliere regionale del Partito democratico. Il riferimento è all'ipotesi di realizzazione di un hotspot pronto a essere il primo hub regionale per i migranti del Friuli Venezia Giulia. Nonostante il nicchiare dei prefetti di Udine e Trieste, pare che non ci siano più dubbi. Oltre alle dichiarazioni rilasciate dal presidente della Regione Massimiliano Fedriga ieri a Lignano Sabbiadoro, che ha confermato il fatto che sia stata identificata un'area idonea "per alleggerire le presenze migratorie in Friuli Venezia Giulia", ci sono ormai numerosi indizi che portano all'ex caserma Lago di Jalmicco.

"Sappiamo per certo che sono stati fatti diversi sopralluoghi, alla presenza anche di Valenti. Alcuni cittadini ci hanno segnalato la presenza di un'auto blu fuori dalla caserma e ho saputo chi era presente", ci conferma Martines. E su quell'auto blu c'era proprio il commissario all’emergenza migranti del governo Meloni ed ex prefetto di Trieste Valerio Valenti, ovvero colui che ha il potere di prendere la decisione finale. "È dopo questi sopralluoghi che è nata l'esigenza di un'assemblea pubblica, che ha portato anche all'ordine del giorno del consiglio comunale", continua Martines. Quel che all'amministrazione comunale di Palmanova non torna, è la modalità con cui si sta arrivando a questa decisione, tra silenzi e smentite. "Fedriga non può dire che decidono i prefetti e poi dire che il sito è stato trovato quando l'area è stata disboscata e sanata dall'amianto già da tempo", chiosa il dem. "Il presidente della Regione non può nemmeno far credere alla cittadinanza che si tratterà di una struttura temporanea quando tutti gli esempi che conosciamo ci dicono che una volta che apri un luogo così è molto difficile chiuderlo". Come se non bastasse, per Martines è sbagliata anche l'ipotesi di scegliere un luogo come quello di Jalmicco. "Un discorso è avere una Cavarzerani dentro una città da 100mila abitanti, un altro è aprirlo a ridosso di un paese di 800 persone, dove non ci sono servizi né collegamenti", continua. "Se è stato annunciato che entro due anni la Cavarzerani dovrà essere svuotata, dove credete che metteranno le persone? Il sindaco di Palmanova ha incontrato il direttore del demanio che ha confermato che i migranti di Udine verranno spostati nel nuovo hub di Jalmicco", dice Martines. Ma la cosa è smentita dal prefetto di Udine Massimo Marchesiello, che ci tiene a ribadire che il fatto che l'annuncio della dismissione dell'ex Cavarzerani sia arrivato proprio nel giorno in cui le voci sull'hub a Jalmicco si sono fatte più insistenti sia "una strana coincidenza". "Il bando di gara per la cittadella della sicurezza scadeva oggi, era giusto dare delle risposte alla cittadinanza udinese, come ho concordato con il sindaco De Toni e il direttore del Demanio: i cittadini volevano da tempo certezze su questo e noi abbiamo voluto dargliele e quel che accadrà alla Cavarzerani non va messo assolutamente in correlazione con le decisioni su un hub regionale", mette in chiaro Marchesiello. 

Jalmicco

Jalmicco è una frazione di Palmanova, 800 anime, una strada principale dove non c'è più neppure un bar e qualche laterale dove, oltre alle case, sorgono poche attività commerciali e un unico alimentari. La titolare di quest'ultimo, Lidia Mocchiutti, non ha tanta voglia di parlare. "Gestisco questa piccola attività e, siccome vedo la cosa con uno sfondo un po' politico, preferisco non dire quello che penso. So però che la caserma adesso è un disastro, essendo abbandonata da anni è ricoperta di vegetazione. Per il lavoro che faccio, dovendo stare con tutti, preferisco non sbilanciarmi su quello che penso". Non ha peli sulla lingua, invece, Lucio Battistutta che a Jalmicco vive e lavora come antennista. "Ho visto che hanno pulito poco tempo fa la caserma, che era un disastro. Quei posti erano da sistemare appena chiusi, non venti anni dopo: piuttosto che fare la Protezione civile dove l’hanno fatta potevano investire sulla caserma, ma quando l'ho proposto ai politici mi hanno detto che non dipende da loro. Allora a cosa servono i politici, mi chiedo io?". Per Battistutta si tratta innanzitutto di una questione di decoro, visto che la struttura dell'ex Lago è fatiscente. "Intendono occupare l'edificio in maniera barbara? Sappiamo tutti come vanno le cose nelle altre strutture, come la Cavarzerani. Il posto evidentemente non è ideale, anche perché Jalmicco è troppo piccola e mal servita: se vogliono fare un lager con il filo spinato allora può essere ovunque, ma è una questione di umanità. Se, invece, vogliono far uscire le persone mi chiedono che cosa pensano di fargli trovare, visto che qui non c'è nemmeno un bar", chiude. Chiediamo il parere a un'altra persona, che ha un'attività in paese. Parla ogni giorno con diverse persone, ma ci tiene a rimanere anonima. "Fino a poco tempo fa nessuno in paese ne parlava. Si diceva solo dei lavori di pulizia che si sono cominciati a fare alla caserma, di cui si sono accorte le persone che abitano lì in zona. Adesso pensiamo che la decisione sia stata già presa da tempo e che nessuno ci abbia voluti mettere al corrente... ma le cose non si fanno così". La persona con cui interloquiamo si scalda. "Le assicuro che nessuno è contento dell'idea: sappiamo quello che succede a Udine e a Gradisca e a nessuno piace. Sappiamo che non è colpa loro, ma se non hanno nulla da fare durante il giorno cosa potranno inventarsi a Jalmicco? E poi come li sistemano? in tende? Container? La caserma adesso è inagibile, vi invito a entrare e se non potete entrarci fate passare sopra un drone: è tutto distrutto, con le piante che hanno preso il sopravvento. Li mettono in un posto che non ha niente e ci dicono che li lasciano poco, ma quando mai è successo così? Lo sappiamo tutti che sono bugie". Le persone con cui abbiamo parlato mettono dunque l'accento su due questioni: l'inadeguatezza del paese, troppo piccolo e senza servizi, e l'inadeguatezza della struttura, troppo fatiscente per garantire condizioni dignitose. 

Lo stesso Martines dichiara che è il modello stesso a essere sbagliato. "L'emergenza migranti potrebbe assumere nei prossimi mesi dimensioni insostenibili ed è perciò subito necessario un patto tra Stato, Regioni e Anci affinché i nostri territori non si sentano destinatari di decisioni prese dall'alto. La strada indicata dal presidente del Veneto, Luca Zaia, a favore dell'accoglienza diffusa, è ragionevole e auspico che sia sostenuta anche da Fedriga", conferma il dem, aggiungendo che "Veneto e Friuli Venezia Giulia, insieme, possono mostrare che esiste un modello di gestione che rispetta i diritti umani, diminuisce la tensione sociale e consenta un controllo più capillare su chi arriva nel nostro territorio, favorendo riconoscimenti e integrazione".

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