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Sicurezza in città: "Non possiamo farci dettare la linea da chi ha perso le elezioni"

Andrea Di Lenardo, presidente del gruppo consiliare udinese “Alleanza Verdi Sinistra Possibile”, commenta la nascita di un comitato di cittadini

Il tema "sicurezza" torna a essere il banco di prova sul quale si misura la tenuta dell'amministrazione cittadina. Fuori dalla campagna elettorale, infatti, contano i fatti e le decisioni. "La nostra posizione sulla sicurezza non può coincidere con la narrazione di Fratelli d’Italia, la cui coalizione ha perso le elezioni e da cui non possiamo farci dettare la linea politica", chiosa sicuro il presidente del gruppo consiliare udinese “Alleanza Verdi Sinistra Possibile” Andrea Di Lenardo. Le sue parole arrivano a commento della (non)notizia della creazione di una mega chat di WhatsApp (al momento raccoglie circa 650 persone, tra professionisti, appartenenti alla sfera politica e non) che discute sulla sicurezza a Udine diventando anche comitato.

"Udine non è mai stata così pericolosa"

"Premettiamo che il tema ovviamente è fondamentale e che la preoccupazione dei cittadini, raccolta in questo gruppo WhatsApp divenuto comitato, deve trovare quanto prima una risposta. Ma in uno Stato di diritto la sicurezza non può essere affidata a gruppi privati o a iniziative spot, ma deve essere gestita attraverso un piano strutturato che tenga insieme repressione della criminalità, riqualificazione sociale e inclusione". Più che un attacco a Fratelli d'Italia e, in generale, all'opposizione, queste parole sembrano colpire le dichiarazioni del sindaco De Toni che, qualche giorno fa, ha voluto includere questa chat in un discorso più ampio rispetto alla sicurezza partecipata. "Il tema va preso seriamente e non va sottovalutato, soprattutto per quanto riguarda il quartiere della stazione, dove il problema è reale, ma non crediamo, come la destra, che la questione sia etnica, ma sociale, frutto del disagio e della ghettizzazione", continua Di Lenardo. "Per questo, approfittando per dare il benvenuto al nuovo Prefetto, lo invitiamo a rimuovere il presidio militare “cosmetico” fuori dal centro di accoglienza della Cavarzerani, peraltro assente durante l’amministrazione Fontanini".

Uso delle armi

Un altro punto sul quale De Lenardo entra in apparente conflitto con la sua stessa amministrazione è quello dei taser, acquistati sì dalla giunta Fontanini ma usati solo una volta, solo pochi giorni fa. "Il tema è serio e proprio per questo merita risposte serie non come l’acquisto di due taser per la polizia locale, che noi chiediamo di rimuovere. Amnesty International ha documentato 500 morti dopo l’utilizzo del taser e l’Onu li considera uno strumento di tortura. Su questo fronte in campagna elettorale la nostra coalizione aveva proposto idee interessanti, come il collocamento di uffici comunali in zona stazione e aveva sempre ribadito che “una città sicura non è una città blindata”, come sancito anche dalle linee programmatiche approvate dal Consiglio Comunale".


 

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