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Iachini: «Un campionato tranquillo, senza rinunciare a qualcosa di più»

È questo l'obiettivo dichiarato nella prima conferenza stampa del nuovo allenatore dell'Udinese presentato oggi

Parla al plurale Inchini. È questa la cosa che impressiona di più alla conferenza stampa d’esordio del mister ascolano. A detta sua - incalzato sulla cosa - il suo metodo di lavoro è incentrato sull’apporto della collettività. Del resto difficile immaginare una sua squadra distaccata da questa logica. 

Questo contratto è un buon segnale di riconoscenza?
"Ci tenevo a ringraziare la famiglia Pozzo e tutta la società, che ha avuto fiducia in me; ha manifestato apprezzamento per il lavoro che in questi anni abbiamo fatto ovunque siamo stati. E' chiaro che il risultato sportivo che va osservato in quel di Palermo non deve essere limitato all'ultima stagione, ma ai 2 anni e 6 mesi che sono stato lì, con dei record, un buon gioco espresso e la valorizzazione di elementi che ora rappresentano il meglio del calcio italiano. Sono contento di essere arrivato qui, in una piazza stimolante, con un grande stadio e un grande pubblico che merita le giuste soddisfazioni".

Con quanto entusiasmo accetta questa sfida?
"Ho davvero molto entusiasmo, perché la società è molto organizzata e il gruppo è composto di giocatori molto validi. La squadra non ha rispettato le aspettative nell'ultima stagione, ma sono sicuro che questo gruppo darà grandi soddisfazioni ai tifosi, così come lo farà la famiglia Pozzo".

Come si è svolta la trattativa? In maniera veloce?
"La società è seria e lavora nel rispetto dei ruoli e degli uomini. Appena ho saputo di questo interessamento ho accettato, nonostante avessi avuto altre richieste. Subito dopo il colloquio avuto con la dirigenza, ho avuto davvero pochissimi dubbi nello sposare questo progetto. A grandi linee abbiamo accennato le dinamiche del progetto tecnico, poi nei prossimi giorni cercheremo di capire quali saranno gli eventuali ritocchi che serviranno. Da parte mia e della società c'è grande voglia di fare bene e iniziare questa avventura. Sono certo che arriveranno risultati positivi".

Quanto conta il lavoro dell'allenatore nei successi di squadra?
"Io penso che la bravura dell'allenatore e la qualità del gruppo debbano andare di pari passo. Solo grazie a una buona guida, il giocatore può crescere tecnicamente e tatticamente. Poi ci deve essere una buona organizzazione di squadra. L'unione di queste cose porta sempre a risultati positivi".

La società cosa le ha chiesto come obiettivo?
"Per il momento abbiamo parlato di lavorare su questo tipo di progetto di squadra, andando a valutare tutte le componenti. Dopo aver valutato il gruppo, cercheremo di fare un campionato tranquillo senza rinunciare all'ambizione di fare qualcosa in più. Dobbiamo cercare di essere veloci a infondere le nostre conoscenze al gruppo, per ritrovare le caratteristiche dell'Udinese degli ultimi anni".

L'Udinese deve tornare a scovare giovani talenti? O affidarsi a giocatori esperti?
"Io penso sempre che il giusto mix fra giocatori esperti e giovani possa essere la formula ideale per costruire un gruppo e raggiungere risultati. L'Udinese storicamente è sempre stata molto brava a reperire talenti per il mondo. Nell'organico e in giro per il mondo ci sono molti giovani di proprietà dell'Udinese  che possono essere decisamente interessanti, ma ciò non toglie che non staremo attenti anche a qualche elemento più esperto per questo mix di cui parlavo prima. Italiani? Anche a Palermo c'erano molti stranieri, ma anche italiani che facevano da collante per chi arrivava da fuori. Anche qui si cercherà un mix equilibrato. La partenza dei vari Domizzi, Pasquale e Di Natale, che hanno dato tantissimo, ci potrà spingere a trovare altri profili che soddisfino tali caratteristiche per creare questa sinergia tra elementi diversi".

Come si spiega la brutta annata dell'Udinese?
"Qui sono passati tecnici molto validi, compresi quelli dell'ultima stagione. Ho affrontato molte volte l'Udinese e ne conosco le caratteristiche. E' una squadra che ha ottime qualità tecniche. Visto da fuori, mi sono chiesto come mai la squadra non sia riuscita in casa a raggiungere determinati risultati. Andremo ad analizzare queste situazioni cercando di far meglio nel prosieguo della stagione. Sono certo che i ragazzi che avrò a disposizione avranno nelle loro corde il poter fare molto di più rispetto all'anno appena concluso".

Con quale modulo giocherà la sua Udinese?
"I moduli li fanno le caratteristiche dei giocatori a disposizione. L'allenatore deve cucire il migliore vestito possibile. Ho giocato anche con il 3-5-2; penso che, senza troppi giri di parole, l'Udinese abbia dimostrato di poter esaltare le caratteristiche dei propri giocatori con questo modulo, in cui la squadra si identifica. Noi con un calcio propositivo abbiamo raggiunto ottimi risultati, vinto campionati e fatto segnare spesso i nostri attaccanti, quindi proveremo a fare questo e a far divertire i tifosi".

Ritroverà qualche giocatore già allenato in passato?
"Ho avuto Felipe a Siena. E' un ragazzo dalle buone abilità e un ottimo professionista. Avrò piacere di rivederlo. Conosco Lodi, avendolo avuto a Vicenza; era molto giovane e sono stato il primo a usarlo davanti alla difesa. Dopo le prime titubanze sue, per fortuna avevo avuto ragione. Per me comunque tutti i ragazzi sono uguali e partono dalla stessa linea di partenza. Chi poi meriterà di volta in volta andrà in campo. Tutti i ragazzi devono lavorare e portare energie positive".

La colpisce la scarsa vena realizzativa dell'Udinese quest'anno? In particolare su calcio piazzato?
"Io penso che quando l'Udinese va a scegliere l'allenatore, ci sono varie componenti che indirizzano una scelta. Nel nostro recente passato, abbiamo dimostrato come non ci si debba totalmente affidare a un marcatore unico. Tutti devono essere partecipi alla manovra offensiva. Cito Rigoni, che con noi ha fatto 9 gol, per far capire che il gioco deve essere equilibrato e il gol deve riguardare un po' tutti. Anche su palla inattiva ci sarà da migliorare, anche perché è un ottimo modo per sbloccare una partita bloccata. Sono cose su cui abbiamo sempre lavorato molto e continueremo a farlo qui".

Come vedrebbe Totò in veste di dirigente?
"Totò è stato gran parte di storia dell'Udinese, ma è una domanda che andrebbe girata al Presidente, sottolineando come non ci sia per me nessun problema a un suo ruolo dirigenziale, ci mancherebbe".


Palermo e Udinese hanno condiviso un percorso simile nell'ultima stagione, non trova?
"Quando sono andato via, il Palermo era a metà classifica, nonostante fossero andati via 6-7 elementi rispetto all'anno precedente. C'è stata una non condivisione del progetto tattico con la presidenza; ho dato le dimissioni. Io avevo fatto il mio lavoro. Ora inizio qui un nuovo progetto, un nuovo programma e mi ha estremamente colpito la voglia della famiglia Pozzo, di riprendere questo processo di crescita del valore della società intera. Sono molto fiducioso in questo senso, perché ci sono tutti gli elementi per fare bene".

Come si può risollevare l'Udinese dopo quest'annata?
"La squadra è composta da ottimi giocatori presi singolarmente. Può essere che non si sia trovata la chimica giusta. C'è stato sicuramente qualcosa che non è andata per il verso giusto, ma ritengo che ci sono degli aspetti su cui andare a lavorare e a valutare bene, perché con uno stadio così e una squadra così devi ottenere più vittorie di quante ne sono state ottenute quest'anno. E' nei nostri obiettivi anche quello di trovare le chiavi giuste per sbloccare magari anche qualche singolo che ha reso meno".

Ha in mente di chiedere rinforzi in qualche reparto particolare?
"Ogni allenatore ha le sue idee. Cercherò di trasferirle alla mia società e di conseguenza si andrà ad agire sul mercato".

Come giudica lo stadio?
"Lo stadio è fantastico ed è eccezionale giocarci. Deve diventare la nostra forza, la nostra casa. Deve diventare uno stadio in cui tutte le squadre devono soffrire tanto per fare risultato. Dobbiamo creare le prerogative per renderlo tale, per farlo diventare un catino, una bolgia".

Che tipo di allenatore è lei con i tifosi?

"Io non parlo molto, ma non per questo non sono comunicativo. Preferisco in generale far parlare il campo, perché con il lavoro si ottengono i risultati. Sono abituato a lavorare in ambienti reduci da situazioni in cui le cose non sono andate bene, ma il nostro obiettivo sarà quello di far appassionare i tifosi, con umiltà e consapevolezza che attraverso il lavoro possiamo far ritrovare l'entusiasmo alla piazza".


 

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