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Sport Rizzi / Piazzale Repubblica Argentina

Guidolin dice addio alla panchina dell'Udinese

Il tecnico di Castelfranco resterà in società, con l'incarico di supervisore tecnico dei giocatori di proprietà dell'Udinese, compresi quelli del Watford e del Granada. "Quando l'Udinese mi ricontattò quattro anni fa fu come se mi avesse chiamato il Real Madrid"

L'annuncio, nell'aria da giorni, è stato del direttore sportivo Giaretta:”Dalla prossima stagione Francesco Guidolin non allenerà più l’Udinese, ma sarà supervisore delle tre società. Siamo contenti di questo ingresso, sarà un valore aggiunto. Siamo convinti che per noi possa essere di grande supporto. I club sono tre, non pochi. Gli facciamo l’in bocca al lupo per questa nuova avventura”. La prima parole di Guidolin: “E’ un bel giorno, come ho sempre pensato e desiderato che potesse essere. Rimango qui, in famiglia. Questo, come potrete testimoniare, è sempre stato un mio desiderio. Ho ritenuto giusto fare così. Circa un mese fa ho parlato con i Pozzo e ho esternato questo mio desiderio, poi non ne ho più parlato con nessuno e per me valeva quella cosa. Comincia una nuova avventura e il fatto che ricominci da qui mi rende sereno e motivato”. 

Le dispiace finire la carriera di tecnico?

Non lo so, è una nuova fase. Vediamo come mio troverò in questo nuovo ruolo, ma ho tutti i motivi per potercela fare ed essere utile. Il fatto di appartenere ancora a questi colori è la cosa che mi spinge di più e mi dà maggiore serenità. E’ una scelta fatta da me, imposta da nessuno, non sono mai stato messo in discussione dalla società. 

Il tecnico del futuro?

Ho dato il mio parere su qualche collega, ma deciderà la società, che si è sicuramente già mossa. Cercherò di essere di grande supporto per rendere facile il compito del mio successore. 

Possibili conflittualità tra direttore tecnico e prossimo mister?

Sarò supervisore, non direttore, ma quello che mi riguarderà non confliggerà con il ruolo del nuovo allenatore. Stiamo anche valutando il futuro del mio staff.

Qual è stata la molla che ha fatto scattare questa decisione?

Mi è sembrato giusto farlo adesso perché ho tante panchine sulle spalle e rinnovare le motivazioni era necessario. Forse quello che è stato decisivo è che per la prima volta che in cinque anni non abbiamo fatto un campionato scintillante e ho toccato con mano che poteva cambiare qualcosa, anche nei miei confronti, e siccome non voglio rovinare questo tipo di rapporto ho deciso così. Non volevo mettere in discussione il senso di appartenenza all'Udinese, mi sento amato e capendo che poteva cambiare qualcosa per un risultato ho ritenuto che fosse giusto passare la mano, perché non voglio rovinare i rapporti e i ricordi. 

A casa come hanno preso questa decisione?

Mia moglie è felice, perché continueremo a vivere qui. 

La gioia più grande e la delusione più cocente.

La vittoria nello spareggio con la Juve e gli ingressi in Champions per quello che riguarda le soddisfazioni, lo spareggio col Braga l'amarezza più grande. 

Ai giocatori ne aveva parlato?

Ai quattro più vecchi ne avevo parlato, anticipandogli questa possibilità, senza darlo per definitivo. 

Il prossimo anno la squadra potrà prescindere da Di Natale? 

Di Totò non so, questo dovrà deciderlo lui. So che la squadra è buona, arriveranno bei giovani e potrà fare bene. 

L'immagine più bella da mister?

Il balletto di tutti quanti sul palco dopo la partita con il Milan fu fantastico, da sogno. Uno dei giorni più belli della mia vita professionale fu quando Gasparin mi chiamò per tornare a Udine quattro anni fa. Per me fu come se mi avesse chiamato il Real Madrid. 

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