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L'Apu Gsa e la sua crisi, esiste una ricetta per guarire

Serve tempo per assemblare una squadra di giocatori con queste caratteristiche, ma alla prossima con Ravenna la vittoria è d'obbligo

Se tre indizi fanno una prova, come scrive Agatha Christie, sarebbe giusto attendere la partita di domenica prossima con Ravenna. Tuttavia ci sono già due gare, oltre al precampionato, che parlano piuttosto chiaro. E dicono innanzitutto che i nuovi acquisti della Gsa, i quattro quinti del quintetto base, sono sicuramente buoni giocatori (la loro carriera  lo racconta), ma non hanno le stimmate dei protagonisti. Ovvero possono esserlo in modo occasionale, ma non come regola. Un particolare da sottolineare è che i tre italiani hanno sempre cambiato casacca in serie A2 negli ultimi  4 campionati, ma in nessun caso con squadre di vertice. 

L'analisi degli italiani

Pellegrino è un pivot ventiseienne di 2,10 di altezza, buono tecnicamente e fisicamente. Sassari (con la quale è sotto contratto), facendo le proprie valutazioni, ha scelto di  prestarlo negli ultimi anni in A2. Finora ha dimostrato di essere piuttosto falloso e di autoescludersi dai momenti topici della partita. Raspino, conosciuto come giocatore di squadra, gran difensore ma attaccante alterno, ha fin qui litigato con il canestro. Benevelli è un 2 metri tiratore di sponda, in particolare da tre con i piedi per terra. Proprio perché non atleta ha bisogno di stare bene fisicamente e in queste  gare è sembrato visibilmente in difficoltà. Lo stesso Dykes, che si può definire un grande incursore in campo aperto, soffre le difese schierate (probabilmente più intense e tattiche rispetto al torneo romeno dove ha giocato negli ultimi anni) e ha bisogno che la squadra lo supporti.

Serve tempo

Con nuovi giocatori di questo profilo è normale che ci voglia tempo per un assemblaggio tecnico e di mentalità, le difficoltà a far canestro contro le difese avversarie schierate ne sono la cartina di tornasole. Non è un caso che nelle prime due gare i migliori siano stati i “vecchi” Diop e Pinton, oltre a Veideman, al quale tuttavia rimproveriamo i cambiamenti di atteggiamento nella stessa gara. Dal nostro punto di vista Rain - in particolare in questo momento - dovrebbe  sempre attaccare la partita, quando lui gestisce la squadra non graffia più. Rimane il dato di fatto che con i 70 punti segnati finora di partite ne vinci poche.

La ricetta per guarire

Continuiamo comunque a pensare che il gruppo sia fondamentalmente valido ma che la scarsità di personalità e leadership siano risolvibili in un solo modo, cioè lavorando duro e con convinzione per arrivare ad un gioco organizzato, di sistema, basato innanzitutto su una grande difesa. E magari  - e crediamo che piacerebbe anche al pubblico - con rapidi ribaltamenti di campo (anche correndo il rischio di qualche forzatura), così da esaltare in transizione  Dykes, i vari tiratori e i lunghi “a rimorchio”.

Il lavoro paga

L’alternativa a breve termine resterebbe quella di ribaltare la squadra, cercando da qualche parte maggior talento e abitudine a vincere. Non così facile. Da parte nostra riteniamo giusto dare a Lardo, professionista esperto, tempo e massima fiducia. Il vero nemico sarà certamente la pressione nelle prossime gare, ma siamo ragionevolmente convinti che alla fine il lavoro paghi.
  
 

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