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La Gsa perde in finale il "Pajetta", ma dimostra qualità

Giocando così la formazione di Lardo può arrivare lontano. Sottotono Veideman, che deve prendersi più responsabilità in gara

Mentre si riapre finalmente il mitico Carnera ed inizia il torneo “Piera Pajetta”,  abbiamo ancora negli occhi le imprese sportive di Slovenia e Serbia agli Europei  ( rispettivamente 2 milioni e 7,5 milioni di abitanti, da Wikipedia ) e le mille diagnosi/terapie sulla grande crisi del basket nazionale. Magari ne riparleremo.

Leadership mancante?

Nell’ attesa del campionato che abolirà i passi in partenza ( “è ancora pallacanestro ?” si chiede il grande Sergio Tavcar),  le quattro squadre partecipanti  si sono tutte presentate, chi più chi meno,  in versione “work in progress”. La nuova Gsa, all’esordio davanti al proprio pubblico, aveva tutte le motivazioni  per fare buone cose. In semifinale ha battuto Forlì con discreta autorevolezza, ma era un test relativo vista l’incompletezza degli avversari. La finale è stata partita vera, soprattutto dal terzo quarto quando l’agonismo è salito di livello. Nei momenti decisivi la squadra ha però perso di lucidità, evidenziando, a causa anche della prova sottotono di Veideman, mancanza di leadership .

C'è qualità

L’impressione è che la squadra sia di buona qualità, con un giusta copertura dei ruoli e  un corretto mix di gioventù ed esperienza. Ma che, non avendo superstar, debba  per forza praticare una pallacanestro di “sistema”. La grande possibilità di rotazioni consente di imporre difesa aggressiva e transizione rapida con più tiri aperti, probabilmente ciò che vuole Lardo. Giocando così la squadra può anche arrivare lontano.    
La Ferrara di coach Martellossi è squadra che veniva da buoni risultati in precampionato e ciò aiuta a creare nell’ambiente  un clima di fiducia. Si è confermata eliminando Trieste in semifinale  e facendo così saltare il derby che tutti si aspettavano. Nella finale ha domato Udine con grande determinazione, risalendo nell’ultimo quarto da uno svantaggio che sembrava decisivo. Oltre a Rush (saltatore e tiratore molleggiato che se avesse maggior continuità potrebbe giocare al piano di sopra) ci è piaciuto il friulano Molinaro, ala-pivot solido e con buona mano, decisivo, partendo dalla panchina, contro la Gsa.  

Trieste

Trieste è sembrata un po’ indietro nella condizione e solo a tratti di è visto il gioco organizzato che predica Dalmasson. Mancavano però due giocatori importanti come l’ala Da Ros ed il centro Bowers . Ha perso la semifinale al fotofinish con Ferrara, poi nella finalina, in una gara senza adrenalina, ha sconfitto Forlì. A formazione completa e con un altro mese di lavoro si vedrà il vero volto della squadra, a nostro parere una delle favorite per l’unica promozione in palio. Un appunto non tecnico: sarebbe bello se Trieste evitasse di farsi seguire da quel manipolo di mentecatti  (chiamati impropriamente tifosi ) che hanno  insultato senza sosta Udine ed il pubblico presente senza nemmeno giocarci contro. Forlì, che si è presentata priva della guardia USA Jackson e del lungo titolare De Laurentis, non è giudicabile. Ha  giocato con lo spirito di fare un buon allenamento in vista del campionato ed il quarto posto era risultato scontato con tali premesse.  
 

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