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Mercoledì, 24 Aprile 2024
riprese in friuli / Campoformido

Friuli "state of mind": la nostra terra coprotagonista dell'opera prima di Mazzacurati

Diretto dalla giovane regista Emilia Mazzacurati, figlia di Carlo, il lungometraggio "Billy" è stato realizzato in gran parte in regione tra Campoformido, Cividale del Friuli e Basiliano

Siamo friulani e a noi non piacciono tanto i complimenti, si sa. Meno parole, più fatti. Però quando ti si dice in faccia che «trovare un posto come Villa Primavera è stata una fortuna»​, un po' di quel nostro orgoglio decadente emerge dalla ruvidità della nostra indole e va a finire che ci impettiamo pure noi. Il virgolettato è di Francesco Bonsembiante della Jolefilm di Padova, che ha prodotto "Billy", opera prima della regista Emilia Mazzacurati quasi interamente girato nella nostra regione. Parole che volevano sottolineare non tanto la bellezza del luogo (con tutto il rispetto per Villa Primavera), quando la sua adeguatezza a ricalcare esattamente lo spirito evocato dalla sceneggiatura del film. Operazione non sempre facile e, in questo caso, riuscita perfettamente a Paola Pegoraro della Fvg Film Commission. Ultimamente pare infatti che la nostra regione calzi a pennello per diverse produzioni cinematografiche, merito sicuramente della grande varietà di paesaggi in così pochi chilometri (fattore da non sottovalutare in periodo di ristrettezze economiche e di tempo), ma anche di chi ha l'occhio lungo e la mente aperta tanto quanto basta per capire cosa registi e sceneggiatori (e ovviamente registe e sceneggiatrici) stanno cercando. In questo caso, a fare non solo da sfondo alle riprese ma quasi da coprotagonisti sono un tratto del fiume Stella, Campoformido, con le sue villette ordinate ed eleganti di Villa Primavera, Moimacco, Cividale e Basiliano. Ancora pochi giorni di riprese in Friuli Venezia Giulia (iniziate lo scorso 28 marzo) e poi la troupe di “Billy” si trasferirà in Veneto per ultimare il film.

Il Friuli diventa così parte di "Billy", lungometraggio dal cast eccezionale che battezza Emilia Mazzacurati nel ruolo di regista, raccogliendo l'eredità di quel padre (il regista, sceneggiatore e attore Carlo Mazzacurati scomparso nel 2014) tanto amato dai cinefili e dalle cinefile italiane ma non solo. Un debutto importante, non solo a causa proprio di quella eredità da trattare con cura, ma anche per i temi scelti per questo film di debutto. «Con questa storia sento il bisogno di esprimere il percorso di cambiamento che una perdita può indurre. Di come la fine renda la vita preziosa e come la persona che se ne va lasci un tesoro... che la morte fa parte della vita, che la tristezza e la felicità devono coesistere per formare un’esistenza piena», racconta la regista. Mentre parla del suo film, Mazzacurati non cela l'emozione per un'opera che, come ammette lei stessa, «è come un'autoanalisi»​. Nella trama c'è molta introspezione, ci sono molti personaggi, ci sono età diverse e diverse stagioni. «Parlo anche del periodo subito dopo la fine della scuola, un momento tanto desiderato che però, quando arriva, lascia spiazzati e terrorizzati. Si ha tutta la vita davanti». E infatti, parte fondamentale del lungometraggio, è il focus sull'età giovanile, a partire dal protagonista. Il diciannovenne Billy si chiama così perché sua madre (Carla Signoris) è sempre stata innamorata di Kris Kristofferson, anche se del fatto che quest’ultimo e Billy The Kid siano due persone differenti, però, lei non ne vuole sapere.

La trama

Il film narra le vicende di un ex bambino prodigio che, da post-adolescente, fa i conti con la transizione all’età adulta in una confusione totale in mezzo a famiglie disgregate e grandi solitudini. Nella pellicola vengono raccontate tutte le stagionalità della vita attraverso i personaggi, dall’infanzia all’adolescenza, passando per il ruolo di genitori e nonni.

Billy vive in un quartiere residenziale lungo il fiume nella periferia di una città di provincia: sua madre è una donna piena di fantasia, di umore instabile, innamorata del figlio. Il padre li ha ha abbandonati quando Billy era molto piccolo, ma lui ha vissuto comunque un'infanzia da bambino vivace e pieno di vita. Durante le vacanze di Natale, le prime dopo la maturità, Billy è però fermo, immobile, spento. Lui è segretamente innamorato di Lena, l’amica di sempre che con i suoi amori tanto frequenti quanto passeggeri lo fa soffrire. Lena vive con i nonni materni e il fratello Roberto di 10 anni, il migliore amico di Billy. Un giorno arriva Zippo (Alessandro Gassmann), un rocker che all’apice del successo è scappato facendo perdere le sue tracce, che ha rinunciato al proprio talento ed ora è approdato nel quartiere, ospite dell’amico Massimo (Giuseppe Battiston), il pompiere comandante della caserma della zona che, terrorizzato dal fuoco, vive in una casa-barca di legno ormeggiata sul fiume. Billy è l’unico a riconoscere Zippo: per la prima volta da anni in entrambi si muove qualcosa e scoprono di avere molte cose in comune e di specchiarsi in due realtà parallele. «Quando ho letto la trama del film ho sentito qualcosa, non ho potuto non decidere di farlo. Ho sentito qualcosa di speciale e spero con tutto il cuore che, guardandolo, lo sentirà anche il pubblico», ha dichiarato Carla Signoris durante la conferenza stampa di presentazione del film.

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Cast e troupe

All’incontro hanno partecipato la regista Emilia Mazzacurati, gli attori Carla Signoris, Oscar Matteo Giuggioli e Benedetta Gris, e i produttori Paola e Francesco Bonsembiante. Un cast d’eccezione per il lungometraggio prodotto da Jolefilm di Padova - da Matteo Oscar Giuggioli ad Alessandro Gasmann, Carla Signoris, Giuseppe Battiston, Benedetta Gris, Carlotta Gamba, Sandra Ceccarelli e Roberto Citran - e una troupe formata da molti professionisti della regione e da molte donne, dalla regia alla produzione (diretta da Paola Bonsembiante).

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I luoghi

Una frazione residenziale della periferia del nord Italia. Il quartiere dove vivono Billy e i personaggi della storia si sviluppa lungo il fiume ed è un piccolo mondo a sé. Un’area surreale, con le villette che si susseguono, i giardini in comunicazione, i viali alberati con i lampioni alti. Nella storia assume un carattere autonomo, quasi da personaggio, e vorrebbe diventare una cittadina fittizia di pianura fatta del quartiere, del supermercato, della scuola, della farmacia e delle alture che stanno alle spalle. Vi si può accedere da una via soltanto, e alla fine termina con l’argine che costeggia il fiume. Un agglomerato di case una volta ricco e benestante, oggi quasi fardello di chi a malapena riesce a mantenerle. Una provincia contemporanea di contraddizioni che fa da specchio ad una gioventù in confusione. Una popolazione fatta di famiglie disgregate e solitudini che cercano di sopravvivere ognuna a proprio modo. Apparentemente un non-luogo, dove invece nascono sentimenti umani forti ed estremamente radicati in una sorta di postmodernismo di provincia.
 

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