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Bambini ed educatrici, una relazione socio-didattica dimenticata

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

Vorrei portare alla luce una questione di cui si è parlato troppo poco, per non dire niente, dal momento della chiusura dei servizi educativi per l’infanzia della Regione Friuli Venezia Giulia dal nostro punto di vista, quello di educatrici e titolari di Servizi Educativi Domiciliari a molti noti come Nidi Familiari. L’Associazione Nidi La Gerla riunisce 23 educatrici che lavorano come libere professioniste in 20 servizi siti nelle abitazioni di proprietà o ad uso delle educatrici stesse, rispondendo alle esigenze di circa 110 famiglie. Nei dieci anni di attività della nostra Associazione abbiamo prodotto un reddito per le educatrici e le loro famiglie e contribuito al reddito delle famiglie utenti senza alcun utilizzo di fondi pubblici per sostenere i costi del servizio, in altri termini, noi servizi non godiamo di alcun contributo regionale né statale. Giusto per chiarire le esternazioni che vi capita di leggere o ascoltare in trasmissioni televisive. Oggi, alle porte della fase 2, si è sentito parlare del Protocollo di intesa che la Regione ha proposto ai servizi per l’infanzia tra cui i Servizi Educativi Domiciliari. Pare meraviglioso trovare tanta collaborazione tra la Regione ed i servizi, ma siamo certi che di collaborazione si tratti? L’Associazione ha partecipato alla stesura del protocollo d’intesa, portando il proprio contributo e la propria richiesta di vedere riconosciuta la seconda educatrice del Nido come educatrice contitolare consentendo a tutte le famiglie utenti di avere accesso ai contributi per l’abbattimento delle rette previsti dalla Regione perché al momento solo le famiglie che hanno un rapporto contrattuale con l’educatrice titolare hanno questo vantaggio. Non siamo state ascoltate nella legittimità della nostra richiesta e questo significa che l’impegno che la Regione Friuli Venezia Giulia prende con i suoi cittadini di “favorire la conciliazione tra impegni familiari e scelte professionali e facilitare l’accesso delle donne nel mercato del lavoro, in un quadro di pari opportunità” è ampiamente disatteso. Un’altra cosa che certamente non viene citata nel protocollo di intesa, ma che al contempo sta alla base di esso, è l’enorme sforzo che noi educatrici stiamo sopportando. Abbiamo deciso come Associazione che nei periodi di chiusura da emergenza Covid-19 la quota della retta eccedente il contributo regionale sarà totalmente azzerata; per le famiglie che non godono di contributi regionali - non solo per questioni di reddito, ma anche per i problemi burocratici su esposti - abbiamo scontato la retta incontrando in questo l’intenzione dell’assessorato, che in una nota del 12.03.2020 dichiarava che le famiglie avrebbero potuto “usufruire dell’intera quota di abbattimento rette prevista e stanziata anche nei periodi di sospensione dei servizi educativi”. In queste famiglie rientrano quelle delle educatrici perché la legge regionale conteggia i nostri figli, fino all’11° anno di età, come facenti parte del Servizio Educativo Domiciliare. Ad oggi viene richiesto di decurtare questa quota di abbattimento portandola non oltre il 30%, considerato sufficiente a coprire le spese di gestione del servizio, ne siete certi? La Regione al contempo ha ben pensato per andare incontro alle famiglie di reinvestire i fondi recuperati dagli abbattimenti retta in baby-sitter, garantendo bonus di 600 euro. Ma nessuno mai ha pensato alla ricaduta emotiva sui bambini, individui senzienti e vulnerabili, che sono stati sradicati da luoghi carichi di affettività due mesi fa (equivalenti a due anni di vita per un adulto), dopo essere stati salutati dalle stesse educatrici con un: “Ci vediamo lunedì”. E a questo stress, si vorrebbe aggiungere quello di una nuova relazione (per i prossimi quattro mesi?) con una persona sconosciuta. Proprio ora che si pensa alla riapertura, e che i genitori saranno nuovamente impegnati al lavoro, vorrei farvi riflettere su ciò che davvero sarebbe meglio per questi bambini, ovvero dar loro la possibilità di reinserirsi nei nostri Nidi Familiari, con la loro educatrice di riferimento per ricostruire insieme una nuova normalità con ritrovati equilibri e affetti così da ridare quel po’ di serenità che, senza che nessuno ne abbia mai parlato, si rischia di compromettere.

La Presidente dell’Associazione Nidi La Gerla, Antonella Buzzi

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