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sperimentazione clinica

Cancro alla prostata, nuovo approccio diagnostico studiato all'Università di Udine

L’Università di Udine è tra i soli cinque centri in Italia coinvolti nel primo trial clinicointernazionale, coordinato dalla University College London  

Un nuovo approccio diagnostico, potenzialmente più rapido, mirato e ancora più sicuro di quello standard, è in studio all'Università di Udine per garantire ai pazienti con sospetto di cancro alla prostata maggiore tutela, velocità nell’esecuzione dell’esame e massima precisione nella formulazione della diagnosi.

Lo studio

L’Istituto di Radiologia dell’Università di Udine - diretto dalla prof.ssa Chiara Zuiani, in collaborazione con l’Azienda Sanitaria ASUFC, è dunque una delle cinque realtà in Italia ad avere da poco avviato una importante sperimentazione clinica, della durata di un anno e mezzo, attraverso il primo studio internazionale multicentrico, coordinato dalla University College London, in cui è coinvolto. Obiettivo del trial: valutare se la diagnosi di tumore prostatico, una delle neoplasie più frequenti nei soggetti di sesso maschile, soprattutto dopo i 50 anni, possa essere formulata efficacemente anche attraverso una risonanza magnetica biparametrica, invece di quella standard attualmente utilizzata (multiparametrica), assicurando così al paziente un esame più rapido, più sicuro (grazie al mancato ricorso ad un mezzo di contrasto per via endovenosa) e molto più economico, evitando soprattutto il ricorso a procedure non necessarie e mappaggi “alla cieca”.

«L’idea è di orientarsi verso un protocollo abbreviato lavorando in maniera sempre più precisa e mininvasiva per il paziente. La risonanza biparametrica, necessaria per accertare l’eventuale presenza, localizzazione e livello di rischio di una neoplasia clinicamente significativa, ed esame preliminare ad eventuale biopsia mirata, prevede infatti la raccolta di un numero minore di scansioni rispetto a quelle richieste invece dalla RM multiparametrica e nessun mezzo di contrasto, con evidenti vantaggi per chi vi si sottopone – precisa il prof. Rossano Girometti, dell’Istituto di Radiologia del Dipartimento di Area Medica UniUD mentre ricorda il prezioso coinvolgimento, nello studio, del dott. Gianluca Giannarini – Urologo presso la ASUFC e del dott. Stefano Pizzolitto, Direttore dell’Anatomia Patologica – Dei pazienti che accetteranno di prendere parte al trial analizzeremo dunque le scansioni raccolte attraverso le due metodiche radiologiche per definire infine quale risulti più affidabile».

La sperimentazione clinica

A determinare il risultato dell’indagine sarà un campione di 78 pazienti che l’Istituto ha già iniziato a selezionare proprio in questi giorni sulla base di specifici requisiti di inclusione. «I candidati ideali, di età superiore ai 18 anni, non dovranno essere mai stati sottoposti a biopsie né a RM – specifica Girometti mentre evidenzia che la richiesta di questo esame è cresciuta in  modo esponenziale nel tempo e che l’Istituto, dal 2008, effettua circa 500 risonanze di prostata all’anno - e dovranno accettare di essere seguiti presso la nostra struttura per l’intera durata della sperimentazione». Oltre a questo dovranno anche presentare un valore alto del PSA - antigene prostatico specifico rilevato tramite prelievo ematico, e tale per cui sia stata data indicazione, da parte dell’urologo, di indagine.

I risultati

«I primi risultati saranno disponibili  fra qualche mese – anticipa il prof.  Girometti sottolineando che gli stessi verranno poi confrontati con tutti quelli raccolti dalle realtà coinvolte a livello internazionale – Siamo certamente parte di uno studio importante che mira, con il massimo dell’evidenza scientifica, a ristabilire l’ordine nelle procedure attualmente utilizzate per migliorare le prospettive diagnostiche e terapeutiche del carcinoma alla prostata e, di conseguenza, la qualità di vita dei nostri pazienti».

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