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Martedì, 23 Aprile 2024
Salute / Palmanova

Chiusura reparti e assenza di operatori sanitari: la difficile situazione nella Bassa friulana

In una nota, il segretario regionale di Uil Fpl Stefano Bressan lamenta le gravi criticità degli ospedali di Palmanova e Latisana

A denunciare una situazione difficile nelle strutture ospedaliere friulane è ancora Stefano Bressan, segretario regionale Uil Fpl Fvg. «Le ultime due riforme, hanno in comune un punto fondamentale: potenziare il territorio. Ma ahimè abbiamo assistito ad un accentramento totale degli ospedali hub di risorse e personale a discapito dei servizi e strutture territoriali». Bressan le definisce «scelte discutibili» che, secondo una nota divulgata ieri «hanno giorno dopo giorno messo in crisi strutture ospedaliere come Palmanova e Latisana».

I posti letto covid già aperti e i circa 20 annunciati dalla direzione di ASUFC sul presidio ospedaliero di Palmanova testimoniano, per Bressan, «la volontà di utilizzare la bassa friulana come un bancomat e di prefigurarne una sorta di moderno lazzaretto, due anni di pandemia sembrano non aver insegnato nulla». Sono state chiuse chirurgia, ortopedia, oculistica e l'RSA. «Moltissimi operatori hanno già manifestato la volontà di andarsene, o per mobilità ma anche verso altre aziende. Purtroppo è triste constatare che molti utenti di Palmanova e del territorio limitrofo, per necessità sanitarie, si stiano rivolgendo per scelta alle strutture della Asugi».

La protesta

«Non possiamo accettare un tale trattamento riservato ai cittadini residenti in quest’area, per la Uil Fpl non possono esistere cittadini di serie A e cittadini di serie B, l’assistenza sanitaria è un bene prezioso e deve essere garantito a tutti in egual modo! La bassa friulana paga doppiamente, da una parte è impropriamente e continuamente utilizzata quale una sorta di conto deposito malati dall'altra perde la sua funzione sanitaria per la parte ospedaliera perché Palmanova ospedale covid sovraccarica Latisana e tutto il territorio già con gravissime carenze di personale che a detta degli operatori oramai sono insostenibili». Il sindacato Uil Fpl aveva già espresso il suo parere negativo ad un Dipartimento Aziendale Territoriale unico nelle rispettive aziende: «ribadiamo l’urgenza di intervenire e potenziare il territorio per dare una garanzia di continuità assistenziale che però tenga conto delle differenze culturali sociali ed economiche delle estese aree del Friuli Venezia Giulia».

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