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Mancano infermieri: «La Regione renda più attrattivo il Sistema sanitario regionale»

Simona Liguori, consigliera regionale dei Cittadini: «La Regione Friuli Venezia Giulia attui le proposte degli ordini»

«In Friuli Venezia Giulia servono un migliaio infermieri secondo quanto previsto dal Pnrr, in base ai calcoli della Federazione. Numeri significativi che vanno di pari passo con i dati relativi alla fuga di professionisti riportati dai sindacati, secondo cui in pochi mesi si sono licenziati quasi 230 infermieri solo in AsuFc. Bisogna trovare il modo di incentivare gli infermieri che mandano avanti il sistema e attuare le proposte di chi li rappresenta». A tornare sulla carenza di personale sanitario è Simona Liguori, consigliera regionale dei Cittadini, intervenuta nel corso della Commissione III, chiamata ad ascoltare i presidenti provinciali degli ordini delle professioni infermieristiche del Fvg. 

A Udine si preparano gli infermieri e le infermiere del futuro

«I suggerimenti che abbiamo raccolto nel corso dell’incontro organizzato alcuni mesi fa con i rappresentanti degli ordini professionali di Udine, Gorizia, Pordenone e Trieste e quelli che oggi sono emersi, riguardano vari aspetti - aggiunge Liguori - dalla possibilità di lavorare su forme di incentivazione particolari per stimolare l’ingresso di nuove forze professionali alla scelta di puntare su forme di welfare incentivante, dalla necessità di agevolare chi studia, il lavoratore dipendente, sia nella cura delle docenze, sia nella possibilità di ampliare permessi studio, fino alla necessità di prevenire la violenza contro gli operatori: tocca alla Regione rendere concrete queste proposte».

A preoccuparsi della situazione anche il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Andrea Ussai. «Sono preoccupanti le affermazioni sulla fuga di professionisti verso la sanità privata , che mai aveva raggiunto questi livelli, o addirittura sull’abbandono della professione. In questo senso - afferma Ussai -, concordiamo con la necessità di rendere più attrattivo il Servizio sanitario regionale attraverso un riconoscimento, anche economico, delle competenze e delle specializzazioni. Occorre inoltre implementare una figura di raccordo con le case di riposo per migliorare la qualità del servizio e i controlli di quanto realmente erogato».

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