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Venerdì, 29 Marzo 2024
diritto alla salute

Arriva in sala per essere operato, ma c’è sciopero: bambino disabile rimandato a casa dopo ore di attesa

Il fatto è accaduto all'ospedale di Udine l'8 marzo: protagonista della disavventura il piccolo Daniele, affetto dalla sindrome di Williams, che doveva effettuare un intervento all'orecchio

La premessa è d'obbligo: scioperare è un diritto. E lo sa bene anche Laura Loriga, mamma di un bimbo quasi undicenne che mercoledì 8 marzo si è ritrovata fuori da una sala operatoria vuota, nonostante suo figlio fosse stato preparato per essere operato e in attesa dell'intervento da quasi due mesi. "Lo sciopero è uno strumento sacrosanto di lotta per i nostri diritti. In questo caso, però, è mancata una comunicazione tra reparti che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi", ci racconta. 

L'episodio

Il fatto è accaduto all'ospedale di Udine. Daniele ha 10 anni, ne compirà 11 domenica. È un bambino buono, questo è il primo dato di fatto. Non si lamenta mai, se non quando sta davvero male, è sereno e sempre sorridente. Daniele però è anche affetto dalla sindrome di Williams, che gli causa diverse problematiche di salute. E questo è il secondo dato di fatto. Appena nato è stato sottoposto ad alcuni delicati interventi chirurgici e ora che ha quasi undici anni e il peggio sembra essere passato, continua a essere seguito da alcuni specialisti che si prendono cura della sua salute. "Daniele è seguito meravigliosamente dal reparto di malattie rare dell'ospedale di Udine, dove sono impeccabili", continua con voce determinata mamma Laura. La sindrome però porta con sé alcune problematiche e una di queste è legata al funzionamento della cassa timpanica del piccolo, che gli provoca un'otite media cronica sierosa. A causa di questo disturbo il bimbo ha già subito due interventi per l'inserimento di un drenaggio, che consente al liquido in eccesso di uscire e al timpano di fare il suo lavoro senza infiammarsi. Entrambe le volte il drenaggio però cade e il dolore ricomincia. "Nel 2019 è stato effettuato il primo drenaggio che dopo un anno è caduto, come è normale che sia visto che l'orecchio di Daniele cresce, e quindi si è resa necessaria una seconda operazione. A gennaio però è ricominciato tutto d'accapo, così ci hanno inseriti in lista per un terzo intervento, che viene fissato indicativamente ai primi marzo". Il racconto di mamma Laura è didascalico, senza fronzoli. È la narrazione di una donna che affronta le situazioni che la vita le pone di fronte senza lagnarsi, ma con uno spiccato senso pratico e una buona dose di amore. "Ai primi di febbraio qualcosa non va, Daniele si mette a piangere di un pianto disperato. In un'ora siamo in pronto soccorso, dove ci dicono che il timpano è messo male. Lo visitano e ci mandano a casa con antibiotico, cortisone e tachipirina". La cura funziona, il liquido esce dal timpano e quindi Daniele sta meglio, almeno per qualche giorno. Nel giro di una settimana succede tutto di nuovo. Daniele sta di nuovo male e i suoi genitori decidono di riportarlo in pronto soccorso. 

Tempistiche

"So che non avrebbero potuto fare molto di più, ma lui stava male e io volevo anche sollecitare l'ospedale per l'operazione: le due volte precedenti l'attesa era stata di una ventina di giorni e invece adesso ci si prospettavano due mesi di incertezza", continua mamma Laura. "In pronto soccorso questa volta gli somministrano solo della tachipirina, ma il liquido continua a premere sul timpano quindi è evidente che a Daniele serve il drenaggio, così mi consigliano di scrivere una mail in otorinolaringoiatria". Dalla segreteria arriva una prima comunicazione: "l'operazione si farà il 10 marzo". Poi una seconda: "siete finiti in fondo alla lista, perché quel giorno non si può". Loriga non ci sta proprio a vedere suo figlio ancora in attesa, ancora in sofferenza e protesta, finché viene richiamata dal primario che le conferma, una volta per tutte, che l'operazione si farà l'8 marzo. Una data significativa, visto che è quella in cui ricorre la Giornata internazionale dei diritti delle donne. 

8 marzo

"La settimana prima dell'intervento facciamo il prelievo e la visita anestesiologica e la sera del 7 marzo ci chiama la dottoressa per dire che, l'indomani, Daniele sarebbe stato il primo a essere operato: a casa siamo tutti contenti". E così, mercoledì mattina, Daniele si fa trovare pronto in pediatria. "Sono impeccabili, lo coccolano e lo preparano: viene incannulato e messo nel lettino, pronto per essere portato in otorinolaringoiatria", ci racconta Loriga. Una volta in reparto, però, l'amara sorpresa."La sala operatoria è letteralmente vuota, non c'è nessuno. Dopo qualche attimo di smarrimento è una specializzanda ad avvisarci che c'è uno sciopero in corso. Poi arrivano alcuni anestesisti e ci informano che su tre sale operatorie ne funzionerà una sola e, per questo, si occuperanno solo delle emergenze". E, la mattina dell'8 marzo, l'emergenza è quella di un altro bimbo, che dovrebbe essere troppo piccolo per conoscere già la sofferenza, ma è gravemente malato e i medici danno la precedenza a lui. 

Il rammarico

"Ho provato a capire la situazione, ma nonostante mi sia ripetuta più volte che il diritto allo sciopero è sacrosanto, mi sono davvero arrabbiata. Bastava che i reparti comunicassero tra di loro: Daniele era stato preparato per l'intervento e solo perché quel giorno non era agitato hanno preferito non sedarlo, altrimenti il fatto sarebbe stato ancora più grave. So bene che lo sciopero serve a causare un disagio, ma in questo modo si è giocato con la salute di un bambino: possibile che chi ha deciso di fare sciopero non abbia pensato di avvisare le persone degli altri reparti che dovevano preparare i pazienti? Oltretutto, io e mio figlio abbiamo dovuto aspettare due ore in otorinolaringoiatria prima che ci riportassero in pediatria perché non c'erano più nemmeno portantini". Lo sfogo di mamma Laura è deciso ma razionale. "Ho pensato che era l'8 marzo ed era giusto scioperare per i diritti della donna. E io, in quel momento, ero una mamma, una donna che si arrabbiava con altre donne, infermiere, che erano lì a fare il loro mestiere, ricevendo poi le scuse di un'altra donna, la dottoressa, mortificata anche se la colpa non era sua"

Fiducia

In pediatria c'è sconcerto e il personale sanitario non sa come scusarsi per la situazione che si è venuta a creare. Il pensiero è: "e ora quando si potrà operare Daniele?". "Dopo un giro di comunicazioni interne, l'otorino mi ha chiamata per dirmi che opereranno Daniele il 15 marzo. E sarà il primo della giornata". Nessuno scongiuro, nessuna lamentela per la famiglia di Daniele, solo la voglia che lui stia bene e che le cose, per tutti i pazienti, funzionino al meglio. "Non è che tutto sia marcio, non bisogna fare di tutta un'erba un fascio, ma fino a un paio di anni fa le attese erano molto più brevi e le cose funzionavano meglio. Uno sciopero è fatto per causare scompiglio: io ho preso ferie per accompagnare mio figlio in ospedale, lui ha saltato scuola e con la nuova data dell'operazione perdiamo la caparra per la festa di compleanno che gli avevamo organizzato per la prossima settimana. Amen. Ma era necessario fare tutto il pre-operatorio e accompagnare un bambino di nemmeno 11 anni letteralmente fino sulla porta, lasciandomi anche nell'angoscia che provano tutte le madri all'idea di vedere loro figlio entrare in sala?". Domande lecite, che sono state poste anche al vicepresidente della Regione Fvg Riccardo Riccardi. Lecite come lecito è il diritto di sciopero, come sacrosanto è il diritto alla salute. 

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