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Ristoranti Sutrio

Un'osteria esclusiva al posto dell'ex colonia fascista: anche così rinasce la Carnia

A Sutrio dallo scorso giugno 2020 è aperta l'Hostaria La Colonie, nata dove un tempo sorgeva la colonia elioterapica fascista

Negli anni Venti e Trenta del Novecento si diffusero in Italia numerose colonie elioterapiche, seguendo il neonato concetto dell'"uomo nuovo", nato sull'onda dei movimenti interventisti e futuristi: il popolo doveva scrollarsi di dosso il passato viziato dal materialismo per entrare in una nuova era, quella fascista, che lo vedeva forte e protagonista. Le colonie elioterapiche dovevano servire a questo, debellare le malattie del tempo, rinforzare i corpi gracili dei bambini del primo dopoguerra, formare menti decise. Anche in Friuli ne sono sorte e una di queste aveva trovato posto in Carnia, sulla strada che dal centro di Sutrio porta verso lo Zoncolan. Non a caso, simbolo di potenza e fatica che tempra, ancora oggi. 

Elioterapia a Sutrio

L’elioterapia si basa sull’azione benefica del sole che viene sfruttata a scopi terapeutici: il sole ha un effetto antisettico, stimola la produzione di insulina e la circolazione sanguigna, ha effetti benefici sull’emopoiesi e soprattutto combatte il rachitismo, stimolando l’azione della vitamina D. Fu così che per combattere il rachitismo e fortificare la gioventù il regime fascista, facendo tesoro di una lunga storia di impianti termali elioterapici e centri di talassoterapia in Italia e nel Mediterraneo, impiantò nei luoghi più adatti alla villeggiatura, le colonie per i bagni di sole che come scrisse un giornale dell’epoca “mireranno…con alta e nobile gara d’intendimenti a curare le gravi sciagure umane e a far sempre più forte e più valida la nostra razza”. Una di queste, come detto, sorse a Sutrio. 

L'osteria

Sconfitto il fascismo, anche le colonie elioterapiche furono dismesse in tutta Italia. A Sutrio, dopo un lungo periodo di abbandono, il luogo dove una volta sorgeva la colonia fu inizialmente trasformato in luogo di ristoro. I locali lo chiamavano la "baita", dove si poteva trovare un bicchiere di vino, frico e polenta. Tutto ciò che alle genti di passaggio poteva servire e bastare. Ma poi anche la baita ha chiuso, troppa poca gente, troppo isolati. Così, nel giugno del 2020, ci hanno pensato Luca, Lorenzo e Giorgio a ridare vita a un luogo che di vite ne aveva viste passare tante. «Io e Lorenzo ci siamo ritrovati a fare il lockdown insieme, sullo Zoncolan. Io sono maestro di sci, lui di snowboard, ci siamo ritrovati di fronte una montagna quasi nuova, spettacolare. E ci siamo detti che volevamo creare qualcosa», ci racconta Luca, ora titolare del nuovo locale. Senza sapere bene cosa sarebbe successo - una pandemia ha anche questo potere, di scombinare ogni certezza - Luca e Lorenzo hanno perseguito la loro idea: creare un posto dove potersi rilassare davanti alla vallate che si apre davanti agli occhi in tutto il suo rigido splendore, offrire una cucina fatta di prodotti del territorio, ridare vita a un luogo pieno di potenziale attrattivo. E così è nata l'Hosteria La Colonie. Un nome attuale, che ricorda un passato che non si può (e non si vuole) cancellare.

Le Colonie

«Siamo partiti con i prodotti della terra nostra», ci racconta Luca mentre passeggia tra i tavoli seguito da Eliot, il cane guardiano dell'osteria e amico di tutti. Quassù regna un senso di pace difficile da spiegare a parole: c'è una pacatezza friulana che si unisce a un certo modo di vivere rilassati che di carnico ha poco. Sul retro dell'osteria c'è uno spazio per le amache, sul davanti alcuni tavoli e ombrelloni sulla terrazza che guarda al paese e a valle. Qui si arriva con calma, dopo alcuni stretti tornanti che dalla strada per raggiungere lo Zoncolan si alzano sulla sinistra. L'asfalto è rotto, la carreggiata stretta, le curve pure. Se qualcuno arriva dalla direzione opposta, bisogna decidere chi passa. Insomma, una tipica salita di montagna che seleziona gli avventori: arrivi se non hai fretta, rimani se ne hai voglia.

Luca l'ha voluto così, questo posto. Semplice, poco sponsorizzato non usiamo praticamente i social, le persone vengono qui per sentito dire, o perché vedono le luci dal paese») e che parlasse del luogo. «Materialmente abbiamo rifatto l'osteria con legni del posto, sia all'interno che all'esterno. Non c'è un mattone, solo legno e isolamento in lana di roccia e larice per il rivestimento interno». La semplicità paga, l'occhio è attirato dalla vista sulle montagne, la Carnia non delude. All'interno persino una saletta privata che fa angolo, due vetrate regalano il dialogo esclusivo con i monti. 

A tavola si ripete la magia: prodotti del posto, che non difetta in qualità e abbondanza. «Sutrio è presente con il formaggio e la trota, poi c'è la carne, con i maiali del posto. Ora non mancano cervi e caprioli e prodotti stagionali, confidiamo nei funghi. Insomma, cuciniamo quello che ci offre la terra, in tutti i sensi».

No stress

«Abbiamo aperto l'osteria con una visione nostra, senza voler scacciare il ricordo di quel che c'era prima», continua Luca. Sopra la porta di ingresso fa mostra di sé una vecchia foto d'archivio. Si vede la colonia negli anni Trenta, centinaia di bambini in divisa, pronti per le attività fisiche, e la grande scritta duce, in stampatello maiuscolo, sul tetto della colonia. Davanti alla foto alcune matrioske. «​Mi sembrava un bel contrasto, oltre che un tocco di leggerezza», ci racconta Luca sorridendo. «Qui il passato non entra, ma sappiamo che c'è stato. Ora in questo luogo si viene per rilassarsi e mangiare bene. Ci piace anche organizzare feste, quando è possibile. La prossima dovrebbe chiamarsi "Viva la Colonie libre", una festa cubana per dire addio all'estate, vediamo se sarà possibile». Ma da un anno a questa parte non sono mancate le serate, con musica jazz, blues, fisarmoniche e chitarre a risuonare fino in paese. «A modo nostro cerchiamo di portare la musica in Carnia. Ho viaggiato tanto, ho cercato di portare qui quello che in realtà c’era già, ovvero il vivere lento. È un plus questa vita molto lenta, ma senza fretta né stress possibilmente». E dopo un'intensa stagione, dove l'osteria è stata aperta ogni giorno, con l'arrivo del freddo il locale rimarrà aperto solo qualche giorno a settimana: la neve chiama e Luca tornerà anche a fare il maestro di sci. Ma La Colonie ormai è una realtà, dove trovano lavoro fino a cinque persone. 

  • Hosteria La Colonie

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