San Domenico, si dimezza l'intervento sulle case del quartiere
L'anticipo di 4 anni sui tempi di consegna dei lavori provoca la riduzione della portata del progetto e probabilmente un taglio dei fondi concessi. Sul piatto c'erano 25 milioni di euro di cui 15 dallo Stato per il programma PinQua che vuole favorire una dimensione sociale, economica e ambientale
Ci sono investimenti pari a circa 25 milioni di euro, 15 dei quali arrivano dallo Stato, con l’obiettivo di riqualificare il quartiere San Domenico di Udine per ridurre il disagio abitativo e favorire l’inclusione sociale. Ma le tempistiche dell'intervento dovranno essere riviste. Udine è stata una delle città capoluogo a ottenere il finanziamento del Programma nazionale della qualità dell’abitare (PinQua) da parte del ministero per le Infrastrutture e la Mobilità Sostenibili.
Il progetto
L'area interessata è di 73 mila e 800 metri quadrati. Ci sono 16 edifici, di cui 15 comunali e uno dell’Ater, per un totale di 164 alloggi. Il progetto prevedeva la creazione di 178 appartamenti, 14 in più rispetto alla situazione attuale. Ma la superficie edificata sarebbe stata portata a 17 mila metri quadrati dagli attuali 17.850 metri quadrati con un aumento dell'area verde a 9 mila 392 metri quadrati.
La riqualificazione originaria
Cosa è successo
Nel corso dell’ultimo consiglio comunale, l'assessora all'urbanistica Giulia Manzan ha risposto ad un ordine del giorno del consigliere Federico Pirone, capogruppo di Progetto Innovare, che chiedeva lumi proprio sulle tempistiche del progetto. "La rimodulazione delle tempistiche è dovuta alla decisione del governo di utilizzare per il PinQua anche i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr. - ha sottolineato l'assessora - Il termine per i lavori, quindi, è anticipato di quattro anni, dal 2030 al 2026, così come la rendicontazione delle spese. Per questo abbiamo dovuto riprogrammare le attività, anche in relazione alla sostenibilità sociale dell’intervento, e in particolar modo il piano degli spostamenti temporanei dei residenti negli alloggi comunali e di Ater".
Cosa succederà
In pratica, Comune e Ater non riusciranno più a spostare 164 famiglie, perché non ci sono alloggi sufficienti a San Domenico da utilizzare nello stesso momento, in modo da non dover allontanare le persone dal quartiere. Il problema non si sarebbe posto se fosse stato possibile mantenere la programmazione dell’intervento nell'arco temporale di dieci anni. A questo punto il Comune si vede costretto a rinunciare a due dei quattro lotti, riducendo il costo dell’intervento a 16 milioni e 400 mila euro. In soldoni ci saranno 120 nuovi alloggi invece di 178.
Vista la situazione, il consigliere Pirone ha chiesto espressamente all'amministrazione comunale di "operare con la massima condivisione e con la massima partecipazione dei partners del progetto e delle persone che abitano e lavorano in questa area al fine di gestire e minimizzare il più possibile i prevedibili disagi" e ha aggiunto la richiesta che venga presentato in Consiglio comunale, prima del suo avvio, il piano di realizzazione di questo intervento così complesso. La mozione di Pirone è stata approvata all'unanimità, con l’impegno di informare passo passo non solo il consiglio comunale, ma anche i residenti del quartiere.
Manzan ha affermato: "Il progetto redatto da questa amministrazione era stato modulato nell’arco di dieci anni, in quanto sviluppato in quattro lotti da realizzare in altrettante fasi distinte, onde consentire una gestione sostenibile delle persone in uscita e il relativo reingresso nei nuovi alloggi. La riduzione dei tempi, però, rende impossibile trovare una sistemazione alternativa in contemporanea a tutte le famiglie coinvolte nel progetto, e per questo l’intervento dovrà essere ridotto". E ha aggiunto "Abbiamo chiesto al ministero se sia possibile confermare il finanziamento di 15 milioni di euro, nonostante il riadattamento del progetto, o se lo stesso debba subire una riduzione". L'assessora ha assicurato che saranno ascoltate tutte le famiglie del quartiere per raccogliere le loro richieste o perplessità prima del trasferimento.