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Venerdì, 26 Aprile 2024
Politica

Riforma sanità: Fsi-Usae dice no in commissione

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

Audizione in III commissione del Consiglio Regionale del Fvg in ordine alle tre proposte di legge regionale che vanno a ridisegnare la Sanità del la regione.

Adamo Bonazzi, Segretario Generale della Fsi-Usae presente all'audizione ha dichiarato a tale proposito: "Le fondamenta della riforma sanitaria del Friuli Venezia Giulia, in quanto assenti all'evidenza dei più, risultano - agli effetti normativi - oscure ed imperscrutabili e quindi sospette, o quantomeno assunte in un modo metodologicamente sbagliato. L'articolato propone invece un quadro di insieme che alla scrivente O.S. fa intravedere il parziale smantellamento del sistema senza che vi sia una effettiva compensazione in termini di servizi per i cittadini. Infatti, mentre è chiaro quali parti dell'attuale S.S.R. vengono cancellate e ridotte, nel testo del medesimo DDL non viene affatto chiarito con che cosa esse siano sostituite. Non possiamo condividere queste scelte né sul piano metodologico né tanto meno - ora come ora - sui contenuti della proposta."

In particolare, il testo del DDL 59 è anticipato da ben 25 pagine di premesse in cui oltre agli obiettivi si esplicitano una serie di considerazioni sia sulla fotografia dell'attuale servizio sanitario regionale che sugli scenari futuri sulla base delle considerazioni di 10 gruppi di lavoro che hanno lavorato alla riorganizzazione del sistema. E , ovviamente, se sugli obiettivi ci possono essere poche obiezioni in quanto in gran parte esplicitati già con la legge regionale n. 17/2013, sulla metodologia utilizzata, le obiezioni non solo possono prendere corpo ma sono quasi obbligatorie.

La Giunta infatti, invece di procedere con l'organismo previsto all'Art. 5 della Legge regionale n. 17/2013 (Consulta regionale della sanità), basa tutta l'analisi preliminare su premesse che sono il frutto dei 10 gruppi di lavoro di cui non si ha nozione normativa, deliberativa o anche semplicemente amministrativa; di cui non si conoscono i componenti effettivi e di cui non sono stati resi pubblici né i lavori né le basi dei dati né tanto meno gli algoritmi effettivamente utilizzati per arrivare alle conclusioni riassunte.

Il Testo del DDL invece ridisegna le mappe del potere politico all'interno della regione ed il governo di tutto il sistema. La vera molla della riforma ed il cuore del provvedimento - ciò che quindi è politicamente più rilevante - è certamente il contenuto del TITOLO II°, quello che ridisegna le aziende ed il relativo territorio di riferimento: fa decadere i Direttori Generali e riporta le aziende ospedaliero universitarie nella piena disponibilità del potere politico. Ma, per farlo, crea un "Ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi" dotato di un'autonomia spropositata ed in cui saranno concentrati gli appalti per gli acquisti ( e quindi anche le potenziali illegittimità) e delle "Aziende per l'assistenza sanitaria", che non hanno ragioni storiche o culturali di esistere, fatta eccezione per la necessità di garantire alle medesime un numero di residenti adeguato e paragonabile a quella delle altre aziende. Il testo prevede altresì una sensibile riduzione dei posti letto con una revisione della rete ospedaliera: l'organizzazione di presidi ospedalieri unici ancorché su due sedi; la riduzione del numero di punti nascita; riduzione dei reparti di pediatria; riduzione dei reparti di chirurgia generale e ortopedia; riduzione del numero di servizi di pronto soccorso con loro riconversione a P.P.I.; completa revisione del modello organizzativo dei laboratori di analisi; superamento di alcuni doppioni interni alle aziende ospedaliero-universitarie. E, nell'intero disegno di legge sembrano completamente disattesi i dettami della Legge Balduzzi e gli obblighi da inserire nelle nuove convenzioni; in questo modo si scaricano sul SSR spese che in realtà dovrebbero essere in carico ai medesimi professionisti della medicina generale convenzionata.

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