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De Toni si presenta alla città: "Ecco i dieci punti per far diventare Udine attrattiva, meno povera e più inclusiva"

Si è tenuta oggi, venerdì 23 dicembre, la presentazione della candidatura a sindaco di Alberto Felice Da Toni con la sua ampia convergenza di forze tra liste civiche e autonomistiche, il Terzo Polo e il centrosinistra con il Partito democratico

La location scelta per la presentazione della sua candidatura è già una dichiarazione d'intenti: il Castello di Udine. Ovvio, non proprio il palazzo del castello, ché non si sarebbe comunque potuto, ma la Casa della Contadinanza, su quello stesso piazzale che dall'alto osserva quanto succede ai suoi piedi, in città. Alberto Felice Da Toni, dopo mesi di chiacchiericcio, ipotesi, tira e molla, ha presentato oggi ufficialmente la sua candidatura a sindaco di Udine. Ah, certo, per la coalizione di centrosinistra, specifichiamolo che non si sa mai. 

Questi i punti salienti del suo programma, presentati con il pragmatismo di chi viene dal mondo accademico sì, ma ingegneristico: due minuti per punto, una ventina di minuti in tutto e poi spazio al botta e risposta con la maestria di chi sa sviare le domande più antipatiche, lasciando l'incombenza ai rappresentanti della sua (folta) coalizione. 

Il decalogo di De Toni

  1.  Una candidatura civica di scopo
    «La mia intende essere una candidatura di scopo, ovvero quello del rilancio di Udine e del Friuli. Il claim è semplice: il Friuli riparte da Udine». De Toni vuole chiarire in principio che, per lui, la differenza non la fanno i nomi, ma i contenuti e la lunga tavola di rappresentanti del civismo e della politica locale dovrebbe servire a ribadire il concetto. «Questa è una candidatura civica, basata su una larga convergenza di forze oggi qui rappresentate», conferma, abbracciando con lo sguardo i suoi compagni in questo viaggio. E per non fare un torto a nessuno parla di "tridente", identificando nei tre vertici da una parte le liste civiche e autonomistiche (tra cui Progetto Innovare, Siamo Udine e Patto per l’Autonomia), dall'altra i Partiti nazionali e regionali (tra cui il Terzo Polo – Italia sul Serio con Italia Viva e Azione, il Partito democratico e Cittadini per il Presidente) e, infine, alcuni gruppi politici e associazioni culturali della città (tra cui PSI, Costruire Futuro e Coesis). Questa ampia alleanza è stata battezzata "Coalizione per Udine e per il Friuli" che, secondo De Toni «rappresenta l’attuale stato dell’arte della convergenza fin qui realizzata». Impossibile non notare alcune assenze, però: su tutte quelle di Prima Udine e del Movimento 5 Stelle. Per De Toni, però, questa coalizione è solo all'inizio dei lavori visto che è stata definita «aperta al contributo di tutte le altre forze che non si riconoscono nella maggioranza del sindaco uscente Pietro Fontanini». L'opposizione a Fontanini è stata lanciata quindi come amo per riunire quanti fino a questo momento non si sono sentiti riconosciuti in questa candidatura: solo il tempo ci dirà se l'esca funzionerà, anche perché l'ex rettore ha ulteriormente allargato le sue braccia dichiarando di non porre «veti di natura ideologica sulla composizione della coalizione che quindi è aperta a quanti vorranno convergere sulla base della costruzione del programma».
  2. La costruzione partecipata del programma
    Per De Toni la partecipazione è stato presentato come un tema imprescindibile, tanto che ha dichiarato che il programma «verrà definito in una decina di incontri pubblici a tema da gennaio fino a metà marzo per arrivare pronti all’appuntamento elettorale di aprile o maggio, con tavole rotonde, animatori e rapporter». Incontri che avverranno a rotazione nei diversi quartieri udinesi, alla ricerca di un dialogo che in questi anni è decisamente mancato e testimonianza ne è il prolificare di comitati spontanei. «C’è la necessità di un dialogo con il maggior numero di soggetti, consapevoli però che gli interlocutori privilegiati saranno i cittadini che non vengono ascoltati come meritano». Questa la prima di una lunga serie di stoccate all'indirizzo dell'attuale amministrazione.
  3. Una candidatura emersa dal basso
    Questo è il terzo punto del decalogo di De Toni e abbiamo il sospetto che se la platea non fosse stata composta da suoi addetti ai lavori, più di qualcuno avrebbe storto il naso. Tant'è che lui ha tenuto a rimarcare il fatto che il suo nome come candidato sindaco «nasce dal basso in forma autonoma e libera con la spinta/adesione di singoli cittadini, del mondo associativo, di liste civiche e dei partiti tradizionali, senza alcun condizionamento a livelli della politica regionale o nazionale». Della serie “No Visitors”, tanto per ribattere a critiche ancora non avanzate. De Toni si definisce al centro di un «laboratorio originale, tuttora in divenire, dove le adesioni trovano il loro collante nel merito e nei contenuti e non sono ascrivibili a perimetri politici precostituiti, andando oltre le mura di un bipolarismo che in Italia non è decollato e che è stato superato anche nelle ultime elezioni politiche». E qui la seconda frecciata a Fontanini, con la ripresa di quanto dichiarato a dicembre 2021 dal primo cittadino in carica ("Io non sono il sindaco di tutti, ma solo di chi mi ha eletto") a margine della polemica sulla modifica dello statuto comunale: «Ribadisco: la mia candidatura nasce dal basso, nasce da Udine e per Udine e vuole crescere con Udine. Sarò sindaco di tutti i cittadini, anche di coloro che non voteranno e non mi voteranno».
  4. Una candidatura che nasce dalla gratitudine per Udine e per il Friuli
    Per tutto il tempo della sua presentazione, De Toni non ha mai fatto mancare alcuni riferimenti fondamentali, due su tutti: all'università e all'Europa. Dalla prima è partito per esprimere la sua gratitudine nei confronti della città e della regione «per tutto ciò che hanno saputo darmi in questa quasi quarantennale esperienza di vita vissuta». Una dichiarazione che è servita anche per spegnere la (sterile) polemica sul comune di residenza, portata avanti dall'opposizione nei confronti di Fontanini e poi ribaltata contro lo stesso De Toni, che dal 2000 vive a Tricesimo. «La questione residenziale è davvero stucchevole. La periferia "si è fatta centro" e veri quartieri di Udine sono i comuni limitrofi, da casa mia ci metto dodici minuti di auto ad essere in città», ha dichiarato volendo chiudere la questione. Quel che per De Toni è stato importante far passare è il fatto di considerarsi pronto ad amministrare. «Intendo mettere a disposizione di Udine e del territorio friulano la passione, l’esperienza, e le competenze acquisite nella guida di realtà complesse come l’Università di Udine prima e la rete delle Università Italiane poi. Una candidatura che non vedrà un uomo solo al comando, ma anzi che intende far parte di una squadra».
  5. Interpretazione del ruolo del sindaco: da conduttore a costruttore
    Il concetto di squadra è stato ribadito più e più volte e la tavolata al centro della quale De Toni probabilmente proprio questo voleva simboleggiare. «Intendo interpretare il ruolo del sindaco non tanto come un conduttore alla meta, quanto piuttosto come un costruttore di contesti, un facilitatore. La cosa fondamentale è riaccendere la fiducia e l’orgoglio del sentirsi parte di un territorio e innescare circoli virtuosi di motivazione, partecipazione, impegno e produzione economico-sociale».
  6. Udine capitale del Friuli
    Questo si chiama giocare allo stesso gioco di Fontanini, ma con altre armi (altra frecciata). «Vorrei che Udine tornasse ad essere la capitale del Friuli, ma non lo dico io, è la vocazione e la storia della città a dirlo. Capitale non vuol dire (se non per alcuni) capitale dello Stato friulano, ma “caput” cioè testa che pensa al Friuli, al suo beneficio». E come se non bastasse, per tignîsi lontan da quanto professato finora da Fontanini, De Toni ha altresì calcato l'acceleratore su una visione più ampia. «Sento che oggi c'è bisogno che l'identità friulana si faccia moderna riuscendo a essere sede di un disegno condiviso per tutto il territorio friulano. Meglio, per i territori friulani, dalla montagna al mare».
  7. Udine città Mitteleuropea
    Il settimo punto, infatti, specifica l'orizzonte a cui ambirebbe De Toni qualora diventasse il primo cittadino udinese: l'Europa. «Penso a una città più europea. Nel Friuli si parla italiano, friulano, sloveno e tedesco: chi più di noi può essere più europeo? Con l’università nel 2017 ho organizzato il G7 University portando per un giorno l’ateneo friulano nel tetto del mondo. Perché non riprovarci con la città?».
  8. Alcuni temi su cui confrontarsi con i cittadini
    Quasi in chiusura De Toni ha accelerato rispetto ai temi che caratterizzeranno la sua campagna elettorale. In cima alla lista sicurezza e borgo stazione. «Chiamare l'esercito è un segno di sconfitta, perché l'esercito interviene quando c'è la guerra e noi siamo per la pace». Frecciata. «Pensiamo a un piano più articolato, con un comitato di quartiere che coinvolga anche le comunità etniche presenti, eventi, una presenza sociale  con il presidio di polizia che deve rimanere ma non può essere sufficiente». Secondo tema, altra stoccata. La raccolta dei rifiuti «con tutti i disagi che sta comportando» e un occhiolino in direzione delle isole ecologiche. Poi: rivisitazione della città dal punto di vista urbanistico, rivitalizzazione dei quartieri, welfare, trasporti, energia e verde. Ovvero, potenziamento e miglioramento delle ciclabili, uscita dall'isolamento ferroviario, attenzione a edifici e luoghi industriali abbandonati. 
  9. Possibili progetti di qualificazione e sviluppo della città
    Facile identificare i temi cari agli udinesi, meno semplice convincerli che si possano cambiare (in meglio) certe situazioni. De Toni è partito con l'ospedale di Udine per poi colpire là dove agli udinesi sta più a cuore: Friuli Doc. La proposta è di farlo diventare un momento per le eccellenze agroalimentari regionali, "ovviamente" capitanato dall'università che della ricerca sull'agroalimentare ha fatto da tempo uno dei suoi cavalli di battaglia. C'è già pronto il nome: Friuli UniDoc. Un altro progetto proposto da De Toni è riferito al comparto dell'arredo e dell'abitare (anche questo ha già un nome: "Mandi Casa"). Infine lo sport (collegare professionismo a dilettantismo).
  10. Un progetto per la conoscenza come motore di equità e di sviluppo
    Un ultimo riferimento ad alcuni dati recenti, per chiudere facendo fischiare per bene le orecchie a Fontanini. «La qualità della vita in città si pone a un discreto livello in generale, ma per tante persone non è così: esistono disuguaglianze tra le persone e tra aree territoriali sul piano dell’accesso ai servizi, alla mobilità, al welfare, alle condizioni di vita rispetto al lavoro o all’abitazione, alla manutenzione delle strade sulle quali dovremo agire. Occorre prevenire le disuguaglianze che sono cresciute anche in città, occorre agire per ridurre il disagio educativo: agire sull'acquisizione dei saperi può contribuirvi in modo determinante». Ancora una volta, il tema della conoscenza è tornato prepotente nel decalogo di De Toni, forte della sua formazione accademica. «Si tratta di far diventare protagonisti di questa lotta alle disuguaglianze tutti gli operatori, tutti gli insegnanti, dai nidi alle scuole dell'infanzia, fino all’università».

Da oratore esperto qual è, infine, De Toni ha voluto provare a sferrare il colpo finale. «Udine e il Friuli si sono impoveriti, sono meno attrattivi e poco inclusivi. Abbiamo bisogno di un programma sorretto da una visione che restituisca alla città la sua funzione e il suo ruolo oggi indubbiamente marginali nel contesto regionale. Udine può diventare un grande laboratorio per la qualità della vita delle persone, ha la capacità e le risorse per farlo». Che si aprano le danze, basta che non si balli sui corpi della cittadinanza...

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