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Il mistero della «riattivazione dell'automedica a Udine»

A chiedere lumi sulla vicenda è il consigliere regionale di Forza Italia Roberto Novelli

«Quali erano le "serie misure di sicurezza" per le quali si è trasferito il medico dall'automedica all'ambulanza (sopprimendo il servizio) all'ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine? Cos'è cambiato per tornare improvvisamente al vecchio sistema?». A porre i quesiti è il consigliere regionale di Forza Italia Roberto Novelli, che ha presentato alla Giunta regionale un'interpellanza.

«Il 1 maggio 2014 - ricorda Novelli - veniva soppresso il servizio di automedica all'ospedale Santa Maria della Misericordia con un ordine di servizio. Una decisione che ha suscitato reazioni fortemente contrarie tanto da parte degli operatori sanitari, quanto dei cittadini, con raccolta firme, dibattito sulla rete e cartelli di protesta appesi fuori dal nosocomio. Tra questi, vale la pena riportare integralmente un post che esemplifica bene cosa sarebbe potuto succedere sopprimendo il servizio di automedica: "un'ambulanza viene inviata in codice bianco a Paderno senza infermiere, il paziente è un bambino. Arrivati sul posto però ci si accorge che è ben più grave di quanto appreso dalla chiamata. Nel frattempo un'ambulanza viene inviata in codice rosso a Basaldella, una volta sul posto ci si accorge che il paziente è meno grave di quanto appreso dalla chiamata, quindi l'ambulanza rientra in codice verde. Nel frattempo il bambino a Paderno si aggrava. Che si fa? Il medico è impegnato inutilmente su un'ambulanza a Basaldella con un paziente non grave e prima di andare a Paderno dovrà rientrare in pronto soccorso e scaricarlo. Minuti preziosi. Che chance stiamo dando al bambino? E se fosse vostro figlio?».

«In un articolo pubblicato sulla stampa - prosegue l'esponente di Forza Italia - alcuni operatori della sanità affermavano che la convenzione con la società che gestiva il servizio di automedica e che non sarà più rinnovato, costava 170mila euro all'anno ma, a fronte di questo risparmio, molti addetti ai lavori sostengono che il servizio di emergenza sarà compromesso. A rispondere sono l'allora direttore della centrale operativa 118 e dell'Elisoccorso e il direttore generale del Santa Maria della Misericordia, secondo i quali "le garanzie per il servizio ai cittadini rimarranno intatte, e addirittura saranno potenziate dalla medesima disponibilità di personale sanitario con incremento di mezzi di soccorso avanzato (ambulanze adeguatamente attrezzate per rianimazione) sulle 24 ore».

«Personalmente ho tentato ripetutamente di farmi spiegare in modo inequivocabile le motivazioni dell'allora soppressione del servizio di automedica, anche in sede di III Commissione consiliare durante la discussione del nuovo Piano dell'emergenza/urgenza, ma non ho mai ricevuto risposte convincenti. Anche in occasione della seduta della III Commissione dell'11 maggio scorso ho chiesto lumi circa il passaggio che è stato fatto nei due anni precedenti sull'automedica a Udine, visto che il servizio è stato prima soppresso nel maggio 2014 e poi nuovamente attivato. Nella risposta- afferma ancora Novelli - mi è stato precisato che è stato trasferito il medico dall'automedica e ha medicalizzato con presenza fisica l'ambulanza, quindi di fatto non si è tirato via il personale, solamente si è cambiato il mezzo. Se poi il mezzo viene qualificato dal medico, l'ambulanza è stata qualificata e adesso il medico è tornato sull'automedica. Il medico non è mai cambiato, è stato fatto per misure contingenti di sicurezza serie».

«A questo punto - conclude Novelli - viene spontaneo chiedersi: quali sono queste misteriose motivazioni di sicurezza utilizzate prima per sopprimere il servizio e poi per riattivarlo? Delle due l'una: o si è deciso di sopprimere l'automedica per ragioni di sicurezza, o di riattivarla per ragioni di sicurezza. Visto che stiamo parlando di salvare vite, sarebbe il caso che la Giunta regionale chiarisse quanto prima la questione non liquidando la faccenda con frasi che con la tanto predicata trasparenza nella Pubblica amministrazione non hanno nulla a che vedere. Ci sono stati motivi sicurezza? Bene, dicano quali sono».
 

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