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Migranti, Lega: "Chiediamo l'abolizione del terzo livello di protezione"

Mario Pittoni, presidente regionale della Lega Nord: "La raccolta firme di commercianti e residenti di viale Ungheria per chiedere più sicurezza è solo l'ultimo segnale di cittadini ormai esasperati"

«La raccolta firme di commercianti e residenti di viale Ungheria, via Bertaldia e piazzale D'Annunzio per chiedere più sicurezza, è solo l'ultimo segnale di cittadini ormai esasperati da tempi di reazione che sull'emergenza migranti non sembrano proprio essere il punto di forza dell'attuale amministrazione, sia regionale che cittadina». Lo afferma Mario Pittoni, presidente regionale della Lega Nord e capogruppo a palazzo D'Aronco.

«Tre anni – spiega Pittoni - sono occorsi al sindaco di Udine, Furio Honsell, per comprendere l'urgenza di aggiornare il regolamento di Polizia locale, vecchio di quasi un secolo. Altrettanto tempo ha impiegato la governatrice Debora Serracchiani (e solo dopo una pesante batosta elettorale) per decidersi a stilare una timida letterina al ministro dell'Interno in cui chiede più agenti per il nostro territorio e di verificare la possibilità di “rimpatri forzati per chi commette reati”. Ammesso che venga ascoltata, con gli arrivi che non si fermano potrebbero rivelarsi pannicelli caldi. Chiediamo a Serracchiani e Honsell maggiore coraggio. Spingano, ad esempio, per l'abolizione del terzo livello di protezione. Anomalia tutta italiana che attira migliaia di clandestini in cerca di fortuna (nulla a che fare con i profughi di guerra) in un territorio che non offre più lavoro neanche a chi qui è nato e cresciuto. Metà degli interventi in Friuli-Venezia Giulia riguardano questa protezione, che si può correggere in qualsiasi momento con un semplice atto del Governo, liberando risorse per i profughi “veri” oltre che per i nostri concittadini in difficoltà. Domandino inoltre reale autonomia per le Commissioni territoriali che valutano le domande di protezione, spesso “vittime” della Commissione nazionale per il diritto all'asilo, che interferisce con il loro lavoro imponendo – conclude Pittoni - di non respingere le richieste provenienti da determinati Paesi».

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