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L'agricoltura che verrà: dibattito organizzato da Acuile dal Friûl

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

BASILIANO, 13. 12. 2017. L'agricoltura regionale, lasciata da troppi anni allo sbando, ha bisogno di nuove guide per ritrovare il suo slancio e sopratutto la sua competitività. Una denuncia e un auspicio fatto proprio dal Movimento Autonomista Acuile dal Friûl che ha organizzato, nell’ambito delle sue uscite sul territorio, un incontro dibattito che si è svolto presso la sala convegni del Consorzio Agrario di Basiliano. E’ stata una riunione sentita e molto partecipata e questo grazie ai relatori di prim’ordine del settore ma anche con acuti interventi del nutrito pubblico presente. Parlare di agricoltura in Friuli e di come viene o non viene fatta è toccare un punto delicato dopo i paletti imposti dalla Comunità Europea che sembrano discriminanti e lontani anni luce da quelle prospettive proprie e sostanzialmente rurali che da sempre hanno caratterizzato le genti friulane secoli. Si vorrebbe fare un passo indietro per non perdere conoscenze dirette primordiali, ma le logiche di mercato schiacciano sul nascere questo desiderio.

La frammentazione del nostro territorio, poi, non consente grandi agglomerati produttivi da poter competere con i colossi europei o americani. Intanto però le logiche della ostentata globalità che doveva salvare anche le più disparate realtà anche extra agricole/forestali hanno invece lasciato terreni incolti o abbandonati anche nell’ex pianura fertile, per non parlare dello sconquassamento umano e ambientale pressoché totale di tutto l’arco alpino e appenninico italiano. Con il conseguente aumento del rischio idrogeologico accentuato dalla mutata situazione del clima con il costante innalzamento della temperatura globale dovuto in maggior parte a immissioni di anidride carbonica, uno dei principali e più pericolosi gas serra oltre le norme dettate e sottoscritte dai capi di stato e governo dei Paesi più industrializzati a Parigi nel 2015 sul clima e disatteso solo da Trump. In questo contesto, non certo idilliaco, Riccardo SIGNOR, appassionato esperto di queste tematiche nonché responsabile per l’agricoltura di “Acuile” ha voluto radunare alcuni massimi esponenti del settore per tentare di dare qualche risposta a un futuro che non sarà giocoforza solo di “blave”.

E l’ampia sala udienze della nuovissima struttura amministrativa e commerciale del Consorzio Agrario situata nel centro del Friuli, ad Orgnano di Basiliano, è stato il luogo più consono per tale iniziativa. Nel suo saluto introduttivo, Signor, ha esordito dicendo che “E’ indubbio che serva una svolta nella nostra agricoltura, non tanto nelle braccia, ma nella testa di tutti i soggetti, indistintamente e il titolo dato alla nostra locandina per questa serata è significativo: vonde Blave! Questo non per demonizzare il nostro ieri, ma per guardare avanti, dobbiamo aver il coraggio di passare oltre”. Introdotti dal giornalista del settimanale “Il Friuli” Alessandro DI GIUSTO, attento osservatore di questo mondo, i relatori hanno iniziato a parlare avvalendosi anche di speciali slide. Il primo a prendere la parola è stato Michele PAVAN presidente del Consorzio di tutela vini a Doc “Friuli Colli Orientali-Ramandolo”.

L’esperto vitivinicolo ha difeso a spada tratta tutte le denominazioni a Doc friulane del suo settore che hanno salvato le produzioni autoctone dalle “ruberie” dai colossi. “Ma serve fare di più e meglio, ha sottolineato. Bisogna incrementare ulteriormente le aree a vite, e ce ne sono, la produzione e poi cosa indispensabile, che fino adesso è latente, promozione e valorizzazione del nostro prodotto, dei nostri vini.Questa, assieme a un turismo alla portata di tutti è l’unica strada da percorrere e per farlo dobbiamo fare squadra. Altre non ne vedo. Dobbiamo essere bravi a valorizzarci di più, anziché deprimerci magari perché il vicino ha gettato la spugna. E anche qui la politica ha un suo peso e ruolo nel dare gli strumenti giusti, non solo a parole”. E quello degli “strumenti utili” che gli “uomini del Palazzo” dovrebbero dare è stato più volte richiamato sia da relatori che dal pubblico presente. Più tecnico l’intervento di Pierpaolo ROVERE, direttore del Parco Agroalimentare di San Daniele, che ha parlato di Bioeconomia, ovvero l'evoluzione dell'agricoltura del futuro. “E’ tempo di far emergere una vera Economia Circolare, ha sostenuto, e prima saremmo in grado di realizzarla meglio staremo, soprattutto pensando che l’oro nero, il petrolio, di cui tutti siamo succubi attivi e passivi potrebbe a breve anche esaurirsi.

Spiegando efficacemente vari esempi di come potrebbe tradursi la Bioeconomia 2.0, sulla nostra regione, ha posto l’accento sulle regole del mercato/finanza/aziende volubile ma decisivo su tutto il settore agricolo. Pensare che attualmente la produzione di burro nella Comunità europea è scarsa o comunque al di sotto del fabbisogno, non è uno slogan, ma la verità. E le colpe non sono tutte da addebitare alle “regole imposte” dalla CEE, ma anche perché in Friuli, in Italia, ma non solo, non abbiamo saputo reinventarci, come invece la Germania ha fatto. Ci siamo cristallizzati, oltre che puniti sulle “quote latte” e da lì non ne siamo usciti. Occorre riprendersi il territorio in modo nuovo, guardando al passato, certo, non attratti a “drogati” quanto effimeri nel tempo contributi per seminare di tutto, ben sapendo che quel seme non attecchirà. Credo che una Economia circolare dell’agricoltura dove tutto ha un valore e una ricchezza sia il nostro miglior futuro. Al sindaco di Prato Carnico Verio SOLARI, esperto forestale, è toccato mettere il dito nella piaga del comparto della silvicoltura e del poco sfruttamento del bosco in Carnia. “Si potrebbe, anzi si dovrebbe fare di più, ma l’allontanamento della popolazione verso la pianura non lo consente.

Il bosco entra nei paesi disabitati con disarmante facilità e senza controllo. Perso troppo tempo in chiacchiere e ora la situazione pare senza ritorno, con tutte le conseguenze su un territorio fragile di per se. Serve vera progettualità e investimenti mirati altrimenti le distese foreste di conifere saranno non solo un peso ma un danno. In Carnia e nel tarvisiano si possono contare sulle dita di una mano le segherie esistenti, troppo piccole per competere e tenute in vita più per orgoglio familiare che per ricavi. Gli antichi “menaus” e loro utensili fanno bella mostra ormai solo nelle sagre e addirittura si stanno perdendo le conoscenze sulle legna da ardere per riscaldare le case, peggio di così”. Dalle tinte fosche della Montagna a quelle, non certo azzurre della pianura con il contributo di Graziano GANZIT, Assessore agricoltura Comune Codroipo che ha sviscerato alcuni nuovi modelli per i seminativi e orticultura dei prossimi anni. “ Al tempo degli Asburgo, il Friuli era “l’orto” preferito e prediletto di Vienna, ora molto meno, perché abbiamo perso la giusta fisionomia e sintonia con il territorio. Si è preferito costruirvi zone industriali a dismisura, ora diventato un cimitero di capannoni vuoti, a una vera logica imprenditoriale agricola.

Correre ai ripari si può ancora farlo e queste riunioni sono utili per disegnare un futuro rispettoso nonché economicamente redditizio. Facciamo in modo da consegnare un terreno fertile ai nostri giovani, anche perché senza l’agricoltura non si vive”. Dal pubblico punzecchiamenti critici. “Si è parlato di tutto, ma senza un vero indirizzo concreto per il futuro”, ha sbottato una signora. Di striscio si è toccato l’OGM, “Importiamo mangimi di mais transgenico, e noi non possiamo coltivarlo: assurdo” ha osservato polemicamente un allevatore. Certo che il settore Agricolo/forestale e sua sostenibilità ambientale ed economica è assai complesso e bene ha fatto Acuile dal Friûl a portarlo all’attenzione. Non facciamolo diventare un problema irrisolto, ma una opportunità per tutte le sue diversificate filiere. Seguiranno altre serate/dibattito perché il tema è di vitale importanza per tutti, in particolare per il Friuli. Urge svoltare e anche in fretta, i vecchi sistemi ormai hanno fatto il loro tempo. “Economia Circolare” e “Bioeconomia 2.0” tanto per cominciare, il resto verrà da se. Naturalmente con uomini in Regione preparati e sensibili all’innovazione del settore primario. (dt)

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