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Governo? Deputato friulano tratta segretamente tra il M5s e Berlusconi

L'ex deputato grillino, Walter Rizzetto, rieletto lo scorso 4 marzo 2018 con Fratelli d'Italia, è al lavoro per portare al centrodestra i voti necessari per far nascere un eventuale governo di coalizione. L'intervista al "gran tessitore di trame" tratta da Il Foglio

Walter Rizzetto pontiere tra il M5s e Berlusconi. A dirlo è Valerio Valentini su Il foglio, quoditiano fondato da Giuliano Ferrara e diretto da Claudio Cerasa.

Walter Rizzetto-4Proprio mentre in queste ore si aprono gli ultimi spiragli di un accordo tra Salvini e Di Maio per un eventuale governo a trazione M5s e Lega - viste anche le ultime chance date dal Colle - parallelamente l'ex deputato pentastellato, ora alla Camera con Fratelli d'Italia, cerca segretamente alcuni nomi utili tra i grillini  per permettere alla coalizione di centrodestra di arrivare ad avere la maggioranza. “È naturale che il mio nome circoli, visto il mio passato recente”, spiega il commericalista friulano, classe 1975, prima di lasciarsi andare con il giornalista. Qui l'estratto dell'intervista:

E' vero che è lei il regista dell'operazione che punta a convincere vari neo-eletti grillini ad abbandonare il M5s?

“Chiariamo subito: io non faccio scouting. Sono semplicemente, questo sì, uno che parla con tutti, in maniera trasversale, al di là dei gruppi parlamentari di appartenenza”.

Ma insomma anche lei la sente, questa “aria di responsabilità”, a Montecitorio?

“Direi che deve esserci sempre una grande responsabilità nei confronti del paese”.

Si parla di almeno 15 deputati pentastellati pronti alla diserzione.

“Di voci, in queste ore, ce ne sono tante. Io penso che di incontestabile c'è soprattutto una cosa: e cioè che a vincere le elezioni, il 4 marzo, è stato il centrodestra. E dunque un vero atto di responsabilità sarebbe quello che dovrebbe fare Luigi Di Maio: sedersi intorno a un tavolo con tutti gli esponenti della nostra coalizione, e discutere un programma condiviso per il bene dell'Italia. Il vero Aventino è proprio quello di Di Maio, rinchiusosi nel suo personalismo”.

E di fronte a questi tatticismi, immaginiamo, lei ha cercato di capire se c'è del malessere nei suoi ex compagni di Movimento.

“Beh, il malessere lo si percepisce senza neppure grande sforzo. Restare ostaggio dell'ego del proprio capo politico non è mai piacevole. C'è molta gente che vorrebbe cominciare a lavorare, e invece è costretta ad assistere impotente a questi balletti. Poi, è chiaro, con molti esponenti del M5s sono rimasto in buoni rapporti, con altri nuovi arrivati ci parlo come parlo con chiunque”. 

Ecco, a proposito dei nuovi arrivati: pare che proprio nelle file degli esponenti della società civile arruolati da Di Maio a ridosso del 4 marzo, i “supercompetenti”, ci sia un po' d'insofferenza. 

“È evidente che l'attivista che milita da anni e arriva in Parlamento al termine di un lungo percorso di partecipazione sente un vincolo di appartenenza e di fedeltà che chi invece è stato fino all'altro ieri in una Università o in un ente pubblico non avverte. Ma è evidente che i patti col diavolo si possono fare solo in nome di intese e convergenze programmatiche. Io mi occupo di lavoro, e sicuramente esistono delle trasversalità, su certi temi, che prescindono dal colore del proprio partito”. 

E insomma, se questa inconcludenza di Di Maio si protraesse, qualcuno potrebbe andarsene dal M5s?

“Io mi limito a lanciare un appello a tutti quei pentastellati che non condividono la linea del loro capo politico: uscite allo scoperto, fate sentire la vostra voce e il vostro dissenso. Perché è evidente che il malumore c'è, e cova sotto la cenere”.

Ma la comunicazione è proprio uno degli aspetti più delicati, ora.

“Lo so bene. Io quando abbandonai il M5s scrissi a Beppe Grillo per dirgli che era inammissibile una gestione così verticistica della comunicazione. Non si può dover sempre chiedere permesso al cortigiano di turno, prima di esternare una dichiarazione. E di certo questo meccanismo, se è insopportabile per un attivista politico, è ancor più avvilente per chi ha ricoperto incarichi prestigiosi nella società fino a pochissimo tempo fa, e ora si ritrova perfino impossibilitato a parlare pubblicamente”. 

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