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Giovedì, 25 Aprile 2024
verso le elezioni comunali 2023 / Centro / Piazza XX Settembre

L'esercizio di potere del centrodestra schierato in piazza a Udine

Per la chiusura della campagna elettorale, il centrodestra locale e regionale ha schierato tutti i suoi big, da Salvini a Meloni, chiudendo con Massimiliano Fedriga. Lo slogan principale: "favorire la filiera del centrodestra, da Roma passando per Trieste e Udine"

Alla fine il cielo denso di grigio ha retto, e la temuta pioggia ha aspettato di scendere senza rovinare la festa. Per chiudere la campagna elettorale - comunale e regionale - i big del centrodestra hanno scelto piazza XX Settembre a Udine. Circa 1500 persone hanno riempito il plateatico, armate di ombrelli e fedeltà, pronte ad assorbire ogni singola parola piena di sicurezza pronunciata da ognuno dei candidati sul palco. L'aria che si respira è quella delle grandi occasioni, si capisce che Fratelli d'Italia ha voluto fare le cose in grande, senza badare a spese. Palco coperto, braccio meccanico con telecamera che si muove sulla folla, vigilanza privata, gazebo per la stampa e stand di ogni lista sparpagliati sul plateatico a distribuire volantini e bandiere. Non manca niente. Tra il pubblico, giusto un po' di delusione per l'assenza della premier Giorgia Meloni. Ma la presidente non sbaglia un colpo e anche in video è in grado di scaldare la piazza: la leader di Fratelli d'Italia è un'autentica fuoriclasse della comunicazione. Prima di arrivare a lei, però, c'è la carrellata di tutti i candidati, nell'attesa del "numero 10" della formazione di centrodestra, ovvero il presidente regionale uscente Massimiliano Fedriga. Inutile fingere che la piazza non sia lì soprattutto per lui. 

  • Chiusura campagna elettorale centrodestra a Udine

Si comincia. "Mamma Maria" dei Ricchi e Poveri e "Urlando contro il cielo" di Ligabue servono a scaldare la folla in attesa. Per accogliere la salita sul palco dei candidati, però, la scelta (contestata ormai da tempo dalla stessa famiglia) è quella di Rino Gaetano con "Il cielo è sempre più blu". Angelo Compagnon dell'Udc è il primo a salire, seguito dall'ex presidente della Regione Renzo Tondo. È lui a prendersi il primo applauso convinto del pubblico quando dichiara che c'è qualcosa di sbagliato "se dei ragazzi che si menano fuori da scuola vengono considerati fascisti mentre gli anarchici devono essere compresi". Si capisce che la piazza si scalda facendo il tifo per gli slogan e, infatti, anche il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna, ma soprattutto quello di Trieste Roberto Dipiazza, usano lo stesso metodo. "Come facciamo a vincere sempre? Perché governiamo meglio degli altri", dice Ziberna. E Dipiazza usa l'ironia giocando sull'eterna rivalità tra udinesi e triestini. "Da 22 anni sono un friulano che fa il sindaco di Trieste..". Risate, applausi e poi qualche grido di esultanza quando dichiara che lunedì "arriverà una rasoiata". 

Fontanini

È il turno di Pietro Fontanini. "Grazie agli udinesi che sono qui con noi", esordisce. "Questa città è diventata più bella, accogliente e ospitale. Abbiamo fatto tante cose e tante ne vogliamo ancora fare". È l'occasione per elencare quelli che considera i suoi successi. "Abbiamo dimezzato il debito pubblico, abbiamo avuto tanti aiuti, dalla Regione e da Roma: con questa forza economica e la sinergia politica con le stesse forze politiche che governano Trieste e Roma, noi diamo la garanzia per fare il bene della città di Udine". Come dire, se vincono "gli altri", i rubinetti si chiudono. L'elenco continua. "Le strade rinnovate, l'acquisto dell'Odeon, il nuovo palasport Carnera 4.0 per il basket e gli spettacoli. Poi vogliamo sistemare le questioni delle reti ferroviarie qui in città e lo faremo perché abbiamo la garanzia del ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini che ci ha assicurato i finanziamenti". Il refrain della filiera Governo-Regione-Comune è il vero punto di forza per la coalizione che intende continuare ad amministrare Udine. "Queste le cose che riusciamo a mantenere, noi tante chiacchiere non facciamo: noi siamo stati l'amministrazione del fare, delle cose concrete, delle promesse mantenute. Abbiamo riportato un po' di ordine in questa città, con la polizia comunale di nuovo sotto il Comune, perché questo chiede Udine, più sicurezza e vivere con serenità". Il sindaco uscente riesce a scaldare il pubblico solo quando si scalda lui stesso usando il suo amato friulano. "Non dobbiamo dimenticare che abbiamo un ruolo da portare avanti, siamo la capitale del Friuli, o sin furlans a Udin e vogliamo tenere alta questa nostra identità". E poi l'appello a rinnovare la fiducia sottolineando l'unità delle sue liste "non come le divisioni della sinistra". 

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I big

È il vicepremier Antonio Tajani il primo big a salire sul palco. A lui il delicato compito di dare un colpo al cerchio e uno alla botte rappresentando, nel delicato gioco di equilibri di coalizione, Forza Italia. Gli applausi sono timidi, infatti, quando ringrazia il forzista Riccardo Riccardi (sottopalco con la felpa della protezione civile e la mascherina al gomito) per il lavoro svolto con la sanità regionale, ma si scaldano quando comincia a parlare alla pancia dei presenti. Esperienza da ministro: basta citare il vino che la folla torna esultante. "Non è vero che il vino fa male! Difenderemo le nostre eccellenze che qualche Paese estero ha voluto minacciare", dichiara il ministro degli Affari esteri prima di affondare il colpo. "Non dobbiamo accontentarci di una vittoria, vogliamo trionfare! Se possiamo prenderci il 70%, ce lo prenderemo". Scrosci. Di applausi, non di pioggia. Poi c'è il tempo per alcune pillole: immigrazione ("solo quella qualificata, perché noi siamo un popolo accogliente, basti pensare agli ucraini, e non abbiamo bisogno di immigrati irregolari che stanno nelle nazioni a zonzo"), Europa ("pretendiamo che la voce dell'Italia si ascoltata, questo significa per noi essere europeisti convinti") e foibe ("voi friulani capite meglio i dolori perché avete sofferto più degli altri e dobbiamo ricordarci di chi è morto solo perché italiano, affinché non succeda mai più").

Arriva poi Matteo Salvini. Non è più "il capitano" acclamatissimo nelle piazze, ma i tanti anni di esperienza nell'arringare le folle si vedono. "Fuarce Friûl", dichiara subito per ingraziarsi il pubblico prima di affondare il primo colpo contro il reddito di cittadinanza, non senza prima aver lodato lo spirito di sacrificio dei friulani, identificati come "quelli che fanno". Parla di Udine, che ha visitato con il sindaco Fontanini. "Sulle case popolari il mio ministero sta investendo milioni di euro", dichiara. "Con Pietro ci siamo presi l'impegno di eliminare i passaggi a livello, riunendo Udine e i territori". Parla della Regione. "Uno dei migliori governatori che la Lega abbia mai avuto, ne vado orgoglioso di Massimiliano Fedriga". Poi passa alla propaganda politica, chiedendo un voto "culturale". "Sopra le vostre teste stanno preparando un futuro che a me non piace e che da Udine può essere stoppato. Oggi è arrivata una notizia da oltreoceano di una start up che può permettere grazie all'utero in affitto che può permettere di scegliere online il colore degli occhi e dei capelli del figlio che si compra. Questa è una schifezza che dovrebbe essere dichiarata crimine contro l'umanità, l'utero in affitto non è progresso, è la morte". E continua. "Il voto di domenica è anche per ribadire che ci sono le mamme e ci sono i papà che mettono al mondo i figli e i figli senza le mamme e i papà difficilmente vengono al mondo". Poi un'altra stoccata per tornare su Udine. "Hanno prova a sporcare il corpo degli Alpini. Udine accoglierà a maggio l'adunata e qualcuno a sinistra ha provato a bollarli come ubriaconi molestatori: ma dove c'è un alpino c'è sorriso, sacrificio, buona educazione". Salvini poi si lancia in alcune dichiarazioni, dal sì alla Flat tax ai no all'ambientalismo "che ci lega ai cinesi". 

Giorgia Meloni si collega in video da Roma. Buca lo schermo, anche se non è in presenza sa benissimo come tenere viva l'attenzione della piazza. Anche lei esordisce con l'autonomismo, anche lei si concentra soprattutto sul ruolo del Friuli Venezia Giulia ("la porta dei Balcani occidentali"). L'endorsement nei confronti di Massimiliano Fedriga è forte e reiterato. La premier si ricorda di citare anche Udine e Pietro Fontanini, ma si concentra ovviamente e soprattutto su altri temi, quelli grandi che sono entrati nella sua agenda di governo. Rilancia il presidenzialismo ("sarà la prossima riforma che faremo"), difende il disegno di legge contro i cibi sintetici cogliendo anche lei l'occasione per parlare delle specialità enogastronomiche della regione ("voi lo sapete bene quanto è importante il vino, pure troppo") e promette di abbassare le tasse "secondo il merito". 

Il bomber

La vera star della serata però è Massimiliano Fedriga. Sale per ultimo e parla dove finisce il palco, per stare più vicino alla gente. È acclamato, piace. Può davvero dichiarare qualsiasi cosa che gli applausi nascono spontanei. La sua forza comunicativa sta nel togliere o, quanto meno, farlo credere. "Ho deciso di condurre una campagna elettorale anomala", dichiara. Dice di aver scelto la semplicità, ma lo spiegamento di forze e di denaro è sotto gli occhi di tutti. Sa parlare, sa come arrivare alla gente. Alla "sua" gente. Parla della "sua terra", infatti, anche se i maligni affermano che "piace ai friulani perché non è di Trieste e piace ai triestini perché non è friulano". E anche lui sa come affondare il colpo. "Non posso accettare di sentire la sinistra che continua a sostenere come tutto vada male in questa regione, perché non offende me, bensì l'intero Friuli Venezia Giulia". Chiude poi ringraziando la "sua comunità" e rilanciando l'appello al voto, prima di mettersi al centro del palco insieme a tutti i candidati e le candidate del centrodestra e ascoltare l'Inno d'Italia

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