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Giovedì, 25 Aprile 2024
Elezioni San Giorgio di Nogaro / Via Stazione

Elezioni comunali San Giorgio di Nogaro: intervista a Rachele Di Luca

Al voto il 21 e 22 aprile, per le amministrative, anche il centro della Bassa friulana. Abbiamo sentito la candidata sindaco Rachele Di Luca, sostenuta dalle civiche "Nuove Energie" e "Officina 2013. Punti di svolta"

Rachele Di Luca, consigliere comunale uscente, è la prima donna nella storia di San Giorgio a correre per la carica di primo cittadino. Per raggiungere il suo obiettivo dovrà battere nella tornata elettorale Pietro Del Frate, sindaco uscente, ed Enzo Bertoldi. Udinetoday.it l'ha sentita per saperne di più su progetti, prospettive e speranze per questa sua avventura.

Perché si è candidata a Sindaco e perché con una lista civica?

Viviamo un momento storico di disorientamento, crisi e sfiducia nelle istituzioni e i partiti tradizionali non sembrano  per ora in grado di dare risposta a un’esigenza diffusa di profondo rinnovamento. I cittadini chiedono che la politica smetta di essere autoreferenziale, che si (pre)occupi meno di se stessa e più del Paese, che torni ad essere realmente rappresentativa, vicina alle persone, trasparente, semplice (il che non significa superficiale, ma comprensibile e di tutti). Credo che i partiti prima o poi si occuperanno di rispondere a queste richieste (a maggior ragione sui livelli superiori, nazionale e regionale), ma che ancora stiamo attraversando una fase di transizione in cui il vecchio ordine che si sfarina non è stato sostituito da un nuovo equilibrio, tuttora indecifrabile: a livello locale è perciò possibile e auspicabile che intanto un gruppo di cittadini consapevoli, impegnati e disposti a mettersi in gioco in prima persona, si assuma l’onore e l’onere di governare la comunità senza appartenenze ideologiche o alleanze, libero dai vincoli di partito, indipendente, e attento alle esigenze del paese. Significa che il cambiamento è in atto e che le persone sanno perfettamente che la democrazia non si riceve, ma si guadagna giorno per giorno con la presenza attiva, con la partecipazione, mettendoci tempo, passione, applicazione e volontà. Questo è per me impegno civico e se lo chiedo agli altri, prima di tutto lo chiedo a me stessa: non c’è altro motivo al mio aver accettato la proposta di candidare al ruolo di Sindaco. E, ci tengo a dirlo, non con una lista civica, ma con due: Officina. Punti di svolta e Nuove Energie sono liste sorelle che raggruppano ben 26 cittadine e cittadini. Un traguardo che da solo vale la sfida.

Quali i punti di debolezza, i problemi principali di San Giorgio?

Rovescerei la domanda e partirei dai punti di forza: San Giorgio è un crocevia dal punto di vista geografico, infrastrutturale, economico. Penso alla Zona Industriale Aussa Corno, al Porto a Nogaro, alla vicinanza con l’A4 e con l’Interporto di Cervignano: anche se non dipende esclusivamente dall’Ente Locale, credo che accettare di servire queste realtà con le adeguate infrastrutture sia un obiettivo da raggiungere, condividendolo il più possibile con la cittadinanza. Infatti pensare in termini di dialogo territoriale con i Comuni vicini, con la Regione, con i Consorzi, con le Associazioni di categoria è la strada del futuro, sia per evitare sprechi e ottimizzare risorse, sia per pensare e progettare in modo organico. Contemporaneamente le nostre Nautiche affacciate sul fiume e sulla laguna alimentano anche una vocazione turistica, a ritmi lenti e rispettosi dei valori ambientali, il cui equilibrio qui è fragilissimo e delicato (i temi del sito inquinato e dei dragaggi sono annosi e complessi): pensiamo a un rilancio con azioni di marketing che uniscano le proposte commerciali con quelle enogastronomiche e con una programmazione culturale lungo tutto l’anno. San Giorgio è inoltre paese di pozzi artesiani e di acque – è un elemento identitario, una specialità che va salvaguardata con un continuo monitoraggio -, vanta una Biblioteca, capofila di un servizio intercomprensoriale, che è punto di riferimento di eccellenza del territorio, è ricca di un tessuto associazionistico che è il vero motore, l’anima della comunità e va valorizzato, facilitato e riconosciuto in modo equo. Sognamo un paese in fiore. Insomma, io leggo San Giorgio come luogo di opportunità e valenze, più che di debolezze: l’importante è saper concertare le contraddizioni e le differenze.

Cosa, secondo lei, non è stato fatto in questi anni per la città?

Parlando con le persone, lo dico da cittadina, più che da Consigliere Comunale, traspare una stanchezza, un senso di sfiducia, come se questo paese si stesse lentamente spegnendo, impossibilitato a riaccendere i  suoi gangli vitali: con l’effetto spiacevole di avere assunto quasi le caratteristiche di un dormitorio, più che di un motore acceso e pulsante. Si sono susseguiti decenni di una gestione amministrativa di routine, poco significativa, quasi sottotono: e una crisi epocale, e certo superiore alle nostre forze, ha fatto il resto. Ma io sono un’inguaribile idealista – non mi occuperei di arte, letteratura, teatro altrimenti! – e penso sempre alla fiaba della Bella Addormentata: non tanto in attesa del Principe che attraversando il roveto di rose selvatiche e baciando la fanciulla la riporta allo stato vigile di coscienza, ma focalizzando l’attenzione sul fatto che quell’immobilità (il castello, i polli sullo spiedo, le tessitrici al telaio…) non è definitiva, ma transitoria, di attimo in attimo possono rivitalizzarsi persone, azioni, situazioni. San Giorgio, che ha progressivamente perso anche elementi importanti (treni, scuole superiori, sportelli, attività commerciali, rimanenze urbanistiche del centro storico altrimenti recuperabili e oggi cancellate, piazze e relativa vita aggregativa e sociale, sagre e ricorrenze identitarie…) sonnecchia, ma – se lo sforzo di tutti trova confluenza in un progetto comune e condiviso – può svegliarsi in qualsiasi momento.

Ci può illustrare i punti principali del suo programma?

Abbiamo scelto di elaborare il programma in modo partecipato, aprendoci all’ascolto dei cittadini e raccogliendo ogni contributo: l’abbiamo fatto attraverso la rete e i siti che abbiamo attivato già dal 2009 (la pagina e i profili fb, i due siti www.officina2013.sitiwebs.com e www.officinapuntidisvoltasgn.sitiwebs.com con i relativi blog), ma anche con l’incontro e il dialogo continui con chi ha voluto donarci un po’ del suo tempo e la sua attenzione. Il risultato è un lavoro di gruppo diviso in aree contraddistinte da diversi colori e organizzate in funzioni: ci è parso efficace pensare ai raggruppamenti di competenze in rapporto al numero degli assessorati previsti (4, poi c’è l’area che riguarda l’unione-fusione che è trasversale) e alla nostra volontà di delegare compiti diretti anche ai consiglieri, in modo da continuare sempre a operare come una squadra orizzontale e non come un organismo piramidale o verticistico. Volendo sintetizzare direi che politiche sociali e cultura sono i pilastri del programma: se una comunità è sana, solidale e a proprio agio, informata, consapevole e critica è molto più creativa e capace di dare risposte anche ai momenti di crisi. Quando usiamo il termine benessere, infatti, non ci riferiamo a uno stato economico, ma a una condizione di equilibrio tra i diversi aspetti dei singoli e della comunità. Rendere il bilancio leggibile per tutti, evitare gli sprechi, impegnarsi a trovare forme diverse di finanziamento per gli investimenti (vedi contributi europei) visti i tagli dei trasferimenti tradizionali da Stato e Regione, dialogare con Consorzi, Associazioni di categoria, altri Enti, aprire uno Sportello Unico per le Imprese, creare occasioni di lavoro a tempo determinato per i giovani, favorire azioni di conciliazione per l’inserimento delle donne, contenere l’espansione urbanistica favorendo la riqualificazione anche attraverso la valorizzazione del verde urbano in tutte le sue forme, abbattere tutte le barriere architettoniche pensando a un piano della mobilità, rivolgersi all’ambiente con una riflessione organica che tenga conto delle molte contraddizioni del nostro territorio e delle sue potenzialità, elaborare un Piano Energetico Comunale… potrei continuare, ma mi fermo perché è difficile fare sintesi se non dicendo: il benessere della comunità, la partecipazione, la politica dal basso sono i fili conduttori di tutto il programma.

Perché i cittadini dovrebbero votarla?

In generale il verbo “dovere” rapportato alla scelta elettorale mi inquieta. Riformulerei usando il verbo “potere”, che mi sembra più corretto e adatto a restituire ai cuori, alle teste e alle mani (scriventi con matita!) dei cittadini il giusto grado di sovranità. Perché, se è vero che la nostra democrazia zoppica, è altrettanto vero che non ne abbiamo, allo stato attuale, una migliore, e che comunque la sua perfettibilità è nostro compito (nostro, cioè di tutti, con ruoli diversi). Detto questo, penso che ogni candidatura sia una proposta, un’occasione, un’opportunità: gli elettori la valutano, la soppesano, la misurano sul proprio modo di vedere, sentire, concepire la vita. Se si riconoscono nei valori che mi appartengono e di cui ho l’onore di farmi portavoce a nome di una squadra di splendide persone, se credono che oggi sia necessario offrire alla “generazione delle terre di mezzo”, ai poco più che quarantenni e under fino ai neo-diciottenni, una chance per prendere in mano la responsabilità e il disegno del proprio destino, se sognano la possibilità che prenda di nuovo piede una politica del confronto sano, civile, acceso e appassionato perché radicato nella storia di ognuno di noi in quanto essere sociale, se desiderano investire a lungo termine su un’azione educativa e culturale, bè, allora penso che “potrebbero” votarmi.

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