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Cento anni fa si chiese all'Austria di riconoscere la nazione friulana

Travain (Fogolâr Civic - Academie dal Friûl): «Perché non si studiano quei documenti?»

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

“Cento anni fa, il 29 ottobre 1917, il friulano Erich von Schrotter scriveva all'ufficio stampa di guerra austro-ungarico che il popolo friulano non era affatto identico a quello italiano e che le autorità asburgiche avevano commesso il grave errore di non accondiscendere alle aspirazioni dei circoli del Friuli che auspicavano la conservazione del tratto nazionale friulano e la promozione della lingua friulana sul piano letterario, favorendo al contrario la violenza su quello stesso popolo da parte italiana”. Con questa nota storica, il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico "Fogolâr Civic" e del Circolo Universitario Friulano "Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, desidera ricordare alla cittadinanza come nei giorni di Caporetto vi sia stato anche chi, già allora, sognasse un riconoscimento istituzionale di maggior dignità per le genti friulane. Ciò emergeva dalle ricerche d'archivio della studiosa Christine Horvath-Mayerhofer, i cui risultati, pubblicati a Vienna nel 1970, sono fruibili in lingua italiana dal 1985, grazie all'edizione a cura di Arturo Toso per il Comitato di Udine dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. “Sono proseguite quelle ricerche? Mentre Schrotter invocava la 'liberazione del popolo friulano', il deputato boemo Fischel avviava presso il Comando e il Consiglio imperiali una potente campagna a favore di un riconoscimento privilegiato per l'etnia e la lingua friulane: 'una vera e propria ondata di memoriali, opuscoli commemorativi ed iniziative' dichiarava la Horvath-Mayerhofer. Ora, è possibile che, dopo quasi mezzo secolo da quelle scoperte, nonostante vi siano fior di Istituzioni preposte alla tutela e alla valorizzazione della Friulanità, dunque quell''ondata' di documenti non sia ancora approdata attraverso mostre, pubblicazioni, convegni nel nostro Friuli? Dopo cento anni, forse, documenti pericolosi, pulci nell'orecchio per ciò che resta dell'orgoglio 'nazionale' friulano?”.

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