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Auto e moto Tavagnacco

Cambia il mercato dell'auto in regione, le insegne Autostar diventano Autotorino

Condivisione di visioni e valori hanno portato alla nascita di un gruppo coeso che si identifica nel brand unico Autotorino, ben riconoscibile in tutto il Nord Italia, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia

A due anni e mezzo dall’avvio della fusione tra il Gruppo Autotorino e le filiali Autostar in Friuli Venezia Giulia e Veneto, il top dealer italiano con headquarter a Cosio Valtellino e presente in tutto il Nord Italia, dal Piemonte al FriuliVenezia Giulia, porta a compimento il percorso nato come risposta di due grandi player automotive italiani al mercato che cambia.

Dal 1° aprile, infatti, le concessionarie Autostar assumeranno la nuova insegna Autotorino: un cambio attuato anche con l’attiva partecipazione dalla grande squadra dei collaboratori del triveneto che, già in questi ultimi anni, si identificano e si riconoscono nei valori e nel modello del Gruppo Autotorino. 

La grande famiglia Autotorino

«Durante questi due anni e mezzo – commenta Plinio Vanini, presidente di Gruppo Autotorino - i collaboratori del triveneto sono entrati a far parte della grande famiglia di Autotorino, condividendone valori, servizi, processi, tecnologie e formazione. Da allora la nostra azienda è cresciuta fino a contare 2 mila persone che oggi fanno ufficialmente parte di un unico gruppo, con una sola identità.  Questo passo è quindi un importante esito del processo di fusione tra la realtà di Autotorino e quella di Autostar, e si inserisce nel continuo sviluppo del nostro modello di servizio che diventa così ben riconoscibile ovunque nel nord Italia, grazie a un unico brand dalle forti radici che affondano nel territorio e nelle comunità di tutte le cinque regioni ove è presente».

Oltre 60 sedi

Si avrà così un’uniformità dei punti d’accesso ai servizi del Gruppo Autotorino che, a partire dall’online, si declina capillarmente nelle 62 sedi che uniscono il Piemonte con il Friuli Venezia Giulia, passando per Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. In particolare, presso le dieci sedi del Triveneto – rispettivamente due a Pordenone e Tavagnacco (Ud), una a Belluno, Susegana e Villorba (Tv), Muggia (Ts) e Trieste, e Portogruaro (Ve) – operano 340 collaboratori, pari al 17% del gruppo, garantendo la capillare presenza locale dei servizi organizzativi, di vendita e di assistenza. Particolare ruolo è ricoperto dai servizi post-vendita, che impiegano più di un collaboratore su 2 nel triveneto: sono 173 gli addetti, operanti tra i Service e i magazzini di ricambi originali. Completano la squadra i profili degli showroom commerciali (139) e del back-office (28).

rendering - Filiale di Tavagnacco BMW p-2

Fatturato da quasi un miliardo e mezzo

«La presenza fisica della nostra azienda, con i professionisti commerciali e tecnici che vi operano – conclude Vanini – costituisce un valore aggiunto allo sviluppo tecnologico e digitale perseguito ininterrottamente in favore della mobilità delle persone, con un’importante dimensione di servizi qualificanti. Con queste premesse, di fatto, il passo che stiamo compiendo oggi rappresenta non la conclusione di un percorso, ma un ulteriore slancio verso le sfide che attendono il settore».

Il gruppo trae la sua forza dalle persone, dai valori, dalla costante attività di formazione, e dalla sua presenza digitale e fisica che gli permettono di evolvere e rispondere sempre con puntualità alle esigenze dei consumatori, quanto mai oggi immersi in un mercato in rapidissima evoluzione in termini di tecnologie e servizi necessari. Un approccio che nel 2021 ha incontrato la fiducia di 56 mila acquirenti di vetture nuove e usate, per un fatturato di 1,4 miliardi di euro (pre-consuntivo).

Alla base di questo modello, quattro semplici ma indispensabili pilastri: l’innovazione dei canali di relazione con i clienti, dei processi e delle piattaforme software che li accompagnano, la capacità di iniziare una transizione verso l’elettrificazione che sta già guidando un cambio in ottica di business, un approccio flessibile alla mobilità come servizio e non solo come “bene”, e la valorizzazione delle comunità locali, con attenzione ad uno sviluppo socio-economico sostenibile.

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