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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Mare e inquinamento, un punto fortemente a rischio in provincia

Legambiente: «Preoccupa l’assenza dei cartelli informativi e di quelli di divieto di balneazione. Si tratta di un problema che non va minimamente sottovalutato, perché mette a rischio la stessa salute dei bagnanti. In alcuni punti giudicati critici dai tecnici di Goletta Verde, infatti, è stata registrata la presenza soprattutto di bambini»

Sono tre su otto i punti monitorati in Friuli Venezia Giulia che superano il limite di inquinamento previsto dalla legge e corrispondono alla foce del canale in via Battisti, nel comune di Muggia, in provincia di Trieste, e alla foce del fiume Stella a Precenicco, in provincia di Udine, entrambi risultati “fortemente inquinati”. “Inquinato”, invece, il giudizio emerso dal monitoraggio effettuato sulla spiaggia libera nei pressi di via delle Giarrette, in località Marina Julia, a Monfalcone, in provincia di Gorizia. È questo in sintesi il bilancio del monitoraggio svolto dall’equipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente(realizzata anche grazie al sostegno del Conou - Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati e dei partner tecnici Aquafil, Novamont, Nau), presentato questa mattina in conferenza stampa a Lignano Sabbiadoro, da Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde, Gloria Catto, Legambiente Friuli Venezia Giulia, alla presenza di Luca Fanotto, sindaco di Lignano Sabbiadoro, Massimo Brini, assessore al turismo di Lignano Sabbiadoro, Luca Marchesi, Arpa Friuli Venezia Giulia, Luigi Del Zotto, Arpa Friuli Venezia Giulia, Antonella Zanello, Arpa Friuli Venezia Giulia, Sara Vito, assessore all’ambiente e all’energia della Regione Friuli Venezia Giulia, e Filippo De Nicolellis, portavoce Sindacato Medici Italiani.

Le analisi

I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente il 4 e 5 agosto. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e sono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori. I tecnici di Goletta Verde hanno campionato quattro punti in provincia di Trieste: alla foce del canale in via Battisti (incrocio largo Caduti per la libertà), nel comune di Muggia, è risultato “fortemente inquinato”; “entro i limiti”, invece, il giudizio emerso dai campionamenti effettuati sulla spiaggia presso il lungomare Fratelli Bandiera, a Trieste; su quella in viale Miramare, tra i due pennelli di massi, in località Barcola, a Trieste; sulla spiaggia di Sistiana a sinistra del porto turistico, in località Sistiana Castelreggio, nel comune di Duino Arisina. In provincia di Gorizia, due i punti campionati, uno risultato “entro i limiti”, ovvero sulla spiaggia presso viale del Sole (incrocio con via Svevo), a Grado, l’altro, sulla spiaggia libera presso il parco giochi in via delle Giarrette, in località Marina Julia, a Monfalcone, risultato “inquinato”. Infine, due i punti monitorati dai tecnici in provincia di Udine: alla foce del fiume Stella, a Precenicco, emerso “fortemente inquinato”, e sulla spiaggia presso lungomare Trieste (incrocio via Gorizia), a Lignano Sabbiadoro, “entro i limiti”. Inoltre, non si può certo dire che i bagnanti vengano informati. Anzi, tutt’altro. La cartellonistica in spiaggia è per lo più inesistente in Friuli Venezia Giulia, nonostante sia obbligatoria da tre anni per i comuni costieri.

Niente cartelli informativi

 “Purtroppo in nessuno degli otto punti campionati nell’ambito del nostro monitoraggio, che come ripetiamo sempre non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali – spiega Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde – i nostri tecnici hanno avvistato i cartelli informativi previsti dalla normativa, che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare (in base alla media dei prelievi degli ultimi 4 anni), i dati delle ultime analisi e le eventuali criticità della spiaggia stessa. Anche quelli di divieto di balneazione sono completamente assenti: in nessuno dei punti monitorati dove non vengono eseguiti campionamenti da parte delle autorità competenti, era presente il cartello per informare i bagnanti. Si tratta di un problema che non va minimamente sottovalutato, perché mette a rischio la stessa salute dei bagnanti. In alcuni punti giudicati critici dai tecnici di Goletta Verde, infatti, è stata registrata la presenza di bagnanti, soprattutto bambini, nel punto preso in esame o nelle immediate vicinanze dello stesso”.

I punti osservati

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Legambiente

"Nella nostra regione – dichiara Gloria Catto, Legambiente Friuli Venezia Giulia – tra aprile e maggio i volontari del circolo Legambiente di Trieste hanno monitorato la spiaggia di Canovella de’ Zoppoli, nel Comune di Duino Aurisina, nell’ambito dell’indagine sul beach litter. È stato sconcertante riscontrare la presenza, su un’area monitorata pari a 1.200 metri quadri, di 665 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia. In particolare, ciò che più ha colpito è stata la percentuale di rifiuti provenienti da attività produttive di pesca e acquacoltura, pari a circa il 44%, ben al di sopra rispetto al dato nazionale (14%). Il 97% di questi rifiuti è costituito da reti per mitili: se ne sono trovate in media 27 ogni 10 metri. Sulla spiaggia friulana esaminata sono state trovate anche diverse corde e una boa. Ciò significa che sul nostro territorio grava ancora la problematica legata ai rifiuti prodotti dalle attività della pesca o pescati accidentalmente dagli operatori del mare. Per fronteggiare tale fenomeno, che penalizza gli stessi pescatori, sarebbe necessario attivare una serie di azioni concrete da parte di tutti gli attori coinvolti, che puntino non solo alla prevenzione del rifiuto e alla raccolta, ma anche al riciclo e alla sperimentazione di nuovi materiali, dando così una seconda vita a tutti quei rifiuti che, sebbene catalogati come speciali, aspetto che ne rende complicata anche la gestione ordinaria, in realtà sono riciclabili. Bisogna, quindi, intervenire anche sulla normativa e, parallelamente, spronare la ricerca e lo sviluppo del riciclo di questi materiali, che dimostra di essere una realtà già per tante aziende. Sul fronte della depurazione, invece, chiediamo alla Regione che il Piano di Tutela delle Acque giunga a conclusione del suo iter in questa legislatura. È un tema troppo importante e strategico perché rimanga impaludato senza dare regole certe utili per la gestione delle acque, dalla depurazione delle acque reflue alla tutela di quelle di balneazione, dalla gestione dei pozzi alla tutela dei corsi idrici in genere”.

Il Conou

Anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo da 33 anni, il Conou garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. L’olio usato - che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli - è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l'olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 95% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. Nel Friuli-Venezia Giulia nel 2016, il Consorzio ha raccolto 4.440 tonnellate di oli usati. “La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi - spiega il presidente del Conou, Paolo Tomasi - rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio non solo evita una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.  

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