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Una rosa all'altare di San Marco per Don Pressacco

Travain (Fogolâr Civic): “La sua perdita rappresentò, per la nostra cultura, una significativa battuta d'arresto”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

Con la deposizione di un simbolico “garoful” ovvero “bocoło” presso la Cappella di San Marco nel Duomo di Udine, domenica 17 settembre 2017, ventennale della scomparsa del grande studioso don Gilberto Pressacco, una delegazione del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, guidata dal presidente dei due sodalizi, prof. Alberto Travain, ha reso sincero omaggio alla memoria dell'indimenticato intellettuale di Turrida di Sedegliano cui innanzitutto si deve il riaccreditamento storico nonché il rilancio e il rinnovamento culturale del mito di fondazione marciana della Chiesa di Aquileia e quindi della civiltà mitteleuropea. “Ipotesi e spunti incredibilmente gravidi di stimoli all'approfondimento, alla ricerca sul territorio oltreché a livello internazionale e d'ispirazioni culturali ancor oggi ben lontane dall'esaurimento” ha detto Travain riferendo senz'altro a Fogolâr Civic e Academie dal Friûl la più vivida e cosciente interpretazione nell'attualità regionale e non soltanto, in chiave identitaria laica civile, di quella cultura della “rusticitas”, rigore ed irriducibilità popolari, di cui lo studioso indagò le matrici paleocristiane in terra aquileiese. “Gli studi e le ipotesi di Pressacco diedero maggiore profondità alla nostra opera culturale di riscoperta e rivitalizzazione dello spirito ribelle ed indomito del migliore popolo friulano ed 'aquileiese' in senso lato ovvero 'euroregionale', a maggior detrimento della maccheronica icona del 'Furlan sotan' non dissimile da altri 'cliché' imposti alle finitime popolazioni 'sorelle' venete, carinziane, slovene eccetera” ha rimarcato il presidente dei due sodalizi civisti ed euroregionalisti, il quale ha ricordato come Pressacco “più volte collaborò con l'Academie dal Friûl, ora come ospite radiofonico ora come magnifico conferenziere in lingua friulana all'Università. Si rendeva forse conto che avevamo capito e che avremmo in qualche modo tradotto in pratica, in diffusione sociale, in tratto civico identitario, ciò che lui andava scoprendo e studiando”. “Un luogo su tutti richiama alla mia mente – ha concluso Travain – questo poliedico genio culturale della nostra terra alla cui immagine felicemente affianco a quella di un comune amico anch'egli scomparso che fu fedelissimo suo seguace, il maresciallo forestale Ermes Candido: quel luogo è la magica Pineta di San Marco affacciata alla laguna gradese, dove sarebbe approdato l'omonimo Evangelista e da cui sarebbe iniziato tutto ossia la civiltà di questa parte d'Europa. E dove l'acqua sorgiva rimanda a riflessioni che vanno ben oltre il dato tangibile. La perdita di Pressacco segnò, comunque, per la nostra cultura e per la sua percezione storica, una significativa battuta d'arresto, tale era la forza propulsiva dei suoi studi”.

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