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Fabrizio Gatti chiude Vicino/Lontano. Pienone in San Francesco. Un festival da 30 mila presenze.

L'autore di "Gli anni della peste", a Udine per parlare delle mafie, è stato applauditissimo nella serata conclusiva del festival. E ora già si pensa alla prossima edizione

La nona edizione di Vicino/Lontano si è chiusa con un applauditissimo Fabrizio Gatti nella ex chiesa di San Francesco. Venuto a Udine per la lettura scenica del suo ultimo reportage sulle mafie “Gli anni delle peste”, è stato uno degli ospiti più apprezzati della manifestazione dedicata a Tiziano Terzani, tanto che a fine spettacolo l'applauso del pubblico era interminabile. Un po' perché ascoltando Fabrizio Gatti non si può che provare rispetto e ammirazione e un po' perché Fabrizio Gatti è un giornalista che fa il giornalista.

Sicuramente qualcuno di voi pensa di non aver mai visto la peste – inizia così il suo spettacolo, perché Fabrizio sa fare bene il giornalista, sa scrivere e sa anche recitare – io la peste l'ho vista due volte e se sono qui è perché lo sgherro non ha avuto il coraggio di spararmi”. La peste è la mafia, che Gatti racconta nel suo ultimo libro, concentrandosi sulla mafia della porta accanto. Come è ormai nel suo stile, ha raccolto le informazioni da infiltrato per raccontare la storia di Rocco, un ragazzo prima dentro la malavita, poi arrestato, pentito e collaboratore di giustizia, tradito dallo Stato, che gli ha tolto la protezione. Rocco ha ricominciato a delinquere ed è finito dietro le sbarre per sempre. “Mi sono chiesto se Rocco si sia arresto – ha detto Gatti – o ci siamo arresi noi italiani. Ho pensato a tutti quei bambini uccisi dalla mafia. Non è vero che è tutto finito, c'è ancora modo di sperare”.

Con queste parole si è chiusa la nona edizione di Vicino/Lontano, che quest'anno ha registrato il pienone, con 30 mila presenze durante le quattro giornate del festival e che sta già pensando alla prossima edizione. «Vicino/lontano si propone come un insieme di ‘dialoghi intorno al mondo che cambia’ – ha spiegato l'ideatore del festival Marco Pacini – Vogliamo sentirci in sintonia con i presupposti del festival e rilanciare il percorso costruito quest’anno intorno alla cultura digitale, per farlo diventare una vera e propria sezione. Altrettanto importante sarà costruire percorsi dedicati e ‘testuali’ intorno agli autori ospiti, per valorizzare non solo il momento di incontro con il pubblico, ma anche il ‘backstage’ di riflessioni e creatività che sostanzia la scrittura di un saggio o di un romanzo».  

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