Teatro, il violoncellista friulano che cambiò per sempre la fisionomia del tango
Quella del violoncellista udinese José Giuseppe Bragato, scomparso nel 2017 ultracentenario, è una storia di musica ma soprattutto una grande storia d’amore: per la sua terra d’origine, il Friuli, e per l’Argentina che lo ha accolto e reso grande. Presentato sul palcoscenico del Teatro Nuovo sotto forma di studio nell’estate 2020, José Bragato. L’impronta friulana nella storia del tango con la regia di Giuliano Bonanni torna in forma di vero e proprio spettacolo sul palcoscenico del Giovanni da Udine mercoledì 9 marzo alle 20.45 per la rassegna “Tempi Unici” realizzata con il sostegno di Civibank.
Chi era
José Bragato. L’impronta friulana nella storia del tango è un viaggio intimo e lieve, a tratti nostalgico e a tratti sorprendentemente ironico, in cui culture e lingue diverse – il friulano, l’italiano e lo spagnolo – si incontrano e si scontrano per necessità di vita, ma soprattutto dove la musica gioca da protagonista grazie alla presenza di due maestri del pianoforte e del violoncello: Andrea Boscutti (anche ideatore del progetto) ed Enrico Graziani. Sul palcoscenico accanto ai due musicisti troveremo Paolo Coretti, ideatore anche dei testi, e Giuliano Bonanni nella doppia veste di attore e regista.
Nato a Udine nel 1915, Josè Giuseppe Bragato emigrò con la famiglia in Argentina e divenne celebre, in ambito sinfonico, nella riproposizione di musica folkloristica argentina e paraguaiana e, soprattutto, nello sviluppo del tango: quel Nuevo Tango che ebbe tra i suoi protagonisti Astor Piazzolla, artista che con Bragato collaborò lungamente e cui dedicò una delle sue composizioni, Bragatissimo come tributo alla loro profonda cooperazione e amicizia.
«Sulla scena - racconta Paolo Coretti - si susseguono i ricordi dell’infanzia friulana a Udine frastornata dagli eventi del primo dopoguerra,l’emigrazione in Argentina, lo studio appassionato del pianoforte e del violoncello fino ai successi che lo portarono a diventare uno dei più famosi violoncellisti del momento; un racconto che altro non può essere se non un viaggio nella musica».
«In ciascuna frase musicale Bragato sembra voler raccontare la sua vita fatta di emigrazione, viaggi, speranze, ricordi e un indissolubile legame con la sua terra d’origine – spiega Andrea Boscutti -. I brani scelti ripercorrono sonoramente la sua storia: le melodie della tradizione popolare friulana, i brani caratterizzati dall’incontro fra il ritmo inconfondibile del tango, le sfumature della più lirica ed introversa musica romantica e i connotati tipici del jazz».
Una storia, quella di José Giuseppe Bragato che però vuole anche essere uno stimolo per i più giovani: «Viviamo in un’epoca nella quale le nuove generazioni tendono a bruciare le proprie aspirazioni ed identificazioni attraverso il culto di personaggi virtuali, lontani dalla realtà di condizioni quali la fatica nel raggiungimento dei propri obiettivi e la costanza nel coltivare la propria passione – annota Giuliano Bonanni –. Portare in scena un esempio umano e artistico come quello di Josè Bragato ci auguriamo possa portare a spunti di riflessione sulla contemporaneità».