Ultima serata con Teatro Contatto: in scena "Dolce Vita" di Virgilio Sieni
È tutta dedicata alla danza contemporanea d’autore la chiusura della Stagione TeatroContatto 34: sabato 2 aprile ore 21 al Teatro Palamostre di Udine torna l’inconfondibile cifra stilistica di Virgilio Sieni con Dolce Vita
Un viaggio che riflette sul dolore e la bellezza, la pietà e la leggerezza. Cinque quadri evangelici per una comunità di danzatori ci indicano la vicinanza del corpo alla vita, dei gesti alla solidarietà, delle azioni all’umanità.
“Lo spettacolo si forma cercando di far coincidere due strade parallele, proponendo due narrazioni adiacenti che si sviluppano nel riversarsi l’una nell’altra; sono cinque quadri coreografici ciascuno dei quali si inoltra nel racconto evangelico della passione di Gesù e allo stesso tempo ricerca il senso della comunità attraverso un arcipelago di avvicinamenti, tangenze, riconoscimenti, solidarietà, complicità, sguardi. Nasce così la necessità di dar luogo a un viaggio che riflette sul dolore e la bellezza, la pietà e la leggerezza. La comunità di danzatori si muove come un unico corpo, attraversano il vacuum dello spazio lasciando tracce di umanità, depositando un gioco continuo che pone il corpo e la danza al pari di un annuncio, un richiamo che affonda le sue radici nel desiderio di memoria: cosi la coreografia nasce e trapassa all’istante, tracciando una mappa archeologica del corpo che tenta di indicarci un sentiero possibile di adiacenza della danza alla vita, della vita al corpo, delle azioni alla bellezza e alla tragedia. I cinque quadri che compongono lo spettacolo, Annuncio, Crocifissione, Deposizione, Sepoltura, Resurrezione, attraversano i volti sbiancati dei danzatori, le bocche sfumate dal rosso delle labbra, lo sguardo sgomento. Cosi le cinque parti coreografiche si presentano come altrettanti appunti, sopralluoghi nel territorio della storia e nello spazio dell’oggi: annunciano il desiderio di appartenere a un corpo risorgendo al gesto ed evaporando in un continuo inarrestabile di figure.
Il lavoro guarda alla radura come al luogo nostalgico di un’archeologia misteriosa.” Virgilio Sieni