Malacarne, va in scena la ballata d'amore di Brat
Andrà in scena domani, venerdì 11 giugno alle 21 al Teatro Odeon di Latisana e, in replica, sabato 12 sempre alle 21 nel parco di Torre di Pordenone, Malacarne La ballata dell'Amore e del Potere. A portare sul palco lo spettacolo la compagnia di produzione, promozione e ricerca BRAT, fondata a Porpetto nel 2015.
Malacarne
Malacarne è un personaggio tratto da “I Travagli d'amore”, testo di commedia dell'arte scritto nel 1622 da un notaio di Latisana, in cui compare per la prima volta questa maschera friulana, che rappresenta la classe più povera e che racconta con ironia la sorte grama che accompagnò il popolo friulano per secoli. Questo personaggio viene inserito nella drammaturgia dello spettacolo, curata da Marco Gnaccolini, nel contesto del passaggio dal patriarcato al dominio veneziano. I fatti storici si mescolano a storie e leggende popolari, con i classici personaggi della commedia dell'arte.
La regia è affidata a Michele Modesto Casarin, direttore artistico di Pantakin Commedia, compagnia che ha collaborato alla realizzazione del progetto, e vede Isabella Peghin come consulente per il movimento scenico. L’ambientazione della storia è situata nel giorno stesso della caduta del Patriarcato di Aquileia nel 1420 a causa della conquista militare di Venezia.
«La forza scenica e la valenza storica di Malacarne, che nella commedia del Gattinon è presente solo in poche scene, è stata colta dalla compagnia BRAT, tanto da volerlo rendere protagonista di un progetto volto a indagare lo “spirito di un territorio”, facendo perciò di Malacarne una sorta di Virgilio con cui potersi addentrare nella scoperta dei paradisi, purgatori e inferni della terra friulana e del suo popolo, da sempre soggiogato a una personale maledizione comunitaria che lo fa auto-relegare sia politicamente che intimamente a ruolo di "sotàn" (sottomesso) di un qualche "soréstan" (padrone) della sua Storia», racconta il drammaturgo Gnaccolini.
Lo spettacolo
Lo spettacolo vedrà in scena cinque attori (Mina Carfora, Claudio Colombo, Filippo Fossa, Agata Garbuio, Federico Scridel), che staranno sul palco come officianti, sciamani del racconto, capaci di condurre gli spettatori nella storia attraverso le lingue dei nonni, quelle che stanno scomparendo anche se rappresentano meravigliosamente l’anima dei popoli. Per un’ora e mezza, quelle lingue quasi dimenticate riprenderanno forma sul palcoscenico, conducendo gli spettatori in un posto senza tempo e senza spazio.
Le maschere sono state ideate e realizzate da BRAT, le scene sono frutto della collaborazione tra BRAT e la compagnia Pantakin da Venezia, che si è occupata anche dei costumi assieme a Dietro le Quinte.