"Cercivento", la storia degli alpini friulani fucilati in scena al Giovanni da Udine
La decimazione di Cercivento è un episodio della Grande Guerra divenuto famoso per le conseguenze burocratiche prolungatesi fino ai giorni nostri. All'alba del primo luglio 1916, dietro il cimitero di Cercivento, in Carnia, quattro alpini vennero fucilati dopo un processo per direttissima convocato dal comandante della 26esima Divisione Alpina operante in Carnia, Generale Salazar. I giustiziati erano friulani: Giovanni Battista Coradazzi di Forni di Sopra, Angelo Massaro di Maniago, Basilio Matiz di Timau e Silvio Ortis di Paluzza. Inoltre, si decretò decine di anni di reclusione per gli alpini della 109esima compagnia del battaglione "Monte Arvenis".
L'accusa era di rivolta in presenza del nemico. In sostanza, la 109esima compagnia si rifiutò, la sera del 24 giugno 1916, di intraprendere un'azione ordinata e predisposta dal capitano comandante per conquistare la cime est della Creta di Collinetta. Il rifiuto fu dichiarato in quanto molti dei militari, indigeni e perciò molto esperti di quelle montagne, avevano giudicato praticamente suicida l'azione proposta e avevano suggerito delle alternative. Il comandante, però, portò tutto il battaglione davanti al Corte Marziale. Due ore dopo la sentenza, avvenne la fucilazione. Alla popolazione di Cercivento fu impedito di accedere al luogo. Inoltre, ci vollero due scariche del plotone di carabinieri e il colpo di grazia per finire tutti i condannati a morte.
I nomi dei quattro non compaiono su nessun elenco e in nessun sacrario, ma il recupero fortuito di alcune carte processuali e l'ostinazione dimostrata da parenti delle vittime e ricercatori, hanno messo in moto un vero e proprio movimento per ottenere la riabilitazione dei quattro. A Cercivento è sorto, proprio sul luogo della fucilazione, un cippo che ricorda nomi e circostanze. La battaglia burocratica per la riabilitazione non ha finora portato a risultati tangibili.
(Fotografia Giulia Agostini)
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