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Giovedì, 28 Marzo 2024
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"Lo sguardo dei maestri 2012", omaggio a Marco Bellocchio

Quarta puntata della rubrica di Luigi Virgolin della Cineteca di Bologna, friulano di Sottoselva. Stavolta non una pellicola, ma un'intera produzione, quella di Marco Bellocchio: per capire,per criticare, perché è il cinema

Questa è una segnalazione diversa rispetto al solito. Non un film, ma un’intera rassegna dedicata a Marchio Bellocchio, enfant prodige e poi maestro riconosciuto e celebrato del cinema italiano, consacrato dal Leone d’oro alla carriera all’ultimo Festival di Venezia. Segnatevi le date sul calendario: ogni martedì, a partire da oggi per tutto febbraio e fino a metà marzo, il cinema Visionario di Udine proporrà tredici titoli in sette serate. Approfittatene per scoprire o rivedere in sala una robusta selezione della sua filmografia, destinata – ci auguriamo presto – ad ingrossarsi con un nuovo, significativo episodio. Proprio in questi giorni infatti, in territorio friulano, il regista piacentino è intento alle riprese di Bella addormentata, ispirato alla dolorosa vicenda di Eluana Englaro.

Tra i titoli della retrospettiva, dunque, si comincia con I pugni in tasca (1965), esordio fulminante dove già si annidano i germi ribelli e anticonformisti che scuotono dall’interno la famiglia più rispettabile. Ricordiamo poi, tra gli altri, Nel nome del padre (1971), in cui dopo quella familiare è l’istituzione religiosa ad essere vivisezionata senza pietà. L’ora di religione (2002), sofferta apologia della libertà di pensiero nella nostra Italia papalina e opportunista. E ancora Buongiorno, notte (2003), rivisitazione personale, inedita e onirica del caso Moro. Vincere (2009), rappresentazione del potere come messa in scena divisa tra vicende familiari e sorti collettive, in un linguaggio cinematografico qui ai suoi vertici. Infine, il recente Sorelle Mai (2010), intimo, leopardiano, delizioso ritratto d’artista.

È come se nel cinema di Bellocchio fossero compresenti due forze contrarie, una centrifuga e una centripeta. La prima è furore iconoclasta, sperimentalismo nervoso, potente detonatore piazzato al cuore delle convenzioni e delle sicurezze borghesi. La seconda è visione lucida e razionale, stile attentamente sorvegliato, ricerca profondamente autoriale. Le due forze, scontrandosi e intrecciandosi negli anni, hanno raggiunto un tale punto di equilibrio da rendere ogni nuovo tassello sempre più complesso, sempre più definito e maturo, ma lasciandolo magnificamente aperto all’inquietudine, gravido di interrogativi sul nostro tempo e sulla storia del nostro Paese.

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