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Il rapper F.u.m.a. racconta il suo quartiere in "Luci a mezzanotte"

Classe 1995, Roberto attraverso la musica si racconta e racconta la sua città e il suo quartiere, Riccardo di Giusto

Roberto Fumagalli, giovane rapper udinese, ha scelto da sempre la musica come valvola di sfogo per raccontare la sua vita, le sue esperienze e la sua città. Classe 1995, Roberto di esperienze ne ha da vendere. A soli 23 infatti è sposato e ha due figli piccoli (di 2 anni e mezzo e di 4), e da poco tempo, assieme a un suo amico, gestisce una società di ristrutturazione edile.

Quando hai iniziato a scrivere e quali ragioni ti hanno spinto a scegliere il genere rap?

"Ho iniziato a scrivere casualmente, anche perchè non ho mai guardato alla musica come a un qualcosa di mio personale. Mi sono accorto però, sin da ragazzino, che mi piaceva prendere le canzoni e i beat di artisti famosi e modificare il testo, le parole delle canzoni che ascoltavo. Ho iniziato invece a scrivere testi miei a 12 anni, ma non ho mai registrato nè cantato. Era più un mio sfogo personale. Verso i 18/19 anni invece, dopo essermi stabilizzato e aver creato una famiglia, ho visto che mi trovavo con centinaia di testi già scritti in mano, senza averne mai fatto nulla. Mi piace scrivere, lo faccio quasi quotidianamente per sfogarmi. Con il sostegno di mia moglie poi ho preso la decisione di iniziare a registrare, e ho iniziato effettivamente l'anno scorso registrando e portando a termine i miei testi. Il rap mi da la possibilità di esprimermi, è una valvola di sfogo. La musica mi permette di dire qualcosa, esprimere quello che penso al cento per cento. La musica è come il mio sfogo legale".

Cosa vuoi comunicare a chi ti ascolta?

"Quello che noto per quanto riguarda la trap o il rap in Italia negli ultimi anni, è che si cerca di dare ai ragazzini quello che vogliono sentire: droga, donne, soldi. Io invece vorrei dare un messaggio diverso. Anch'io faccio musica trap e rap, ma voglio trasmettere qualcosa di sereno, raccontare cose reali, che vivo io e che possono vivere tutti. Cose che mi appartengono, dei testi in cui tutti si possano rispecchiare".

Quali sono i tuoi idoli o le persone a cui ti ispiri?

"A livello di rap, ovviamente, il mio mito è Eminem. E' un mostro, e ha creato lui questo genere grazie alle sue metriche, al suo flow, all'impostazione musicale, il linguaggio e i testi. Quello che scrive poi l'ha veramente vissuto, non è roba inventata. Io amo molto la realtà, ha sempre ascoltato rap, soprattutto quello vecchia scuola. Il trap in Italia lo fanno bene, ma secondo me sono tutti un copia-incolla e parlano di cose che, per la maggior parte dei casi, non hanno vissuto. Nei miei testi voglio rappresentare la mia vita, il mio quartiere, cose che ho veramente vissuto".

C'è qualche gruppo o cantante con cui vorresti collaborare?

"A livello regionale, mi piace molto e seguo Joao Kidd. Mi piacerebbe collaborare con lui, e so che mi divertirei e che mi troverei bene. A livello italiano, con i grandi come Jack La Furia. Mi piace il rap, il trap, il reggaeton, non ho un genere unico. Mi piace sperimentare, portare qualcosa di nuovo. Con la mie basi afro-trap, mi piacerebbe creare qualcosa di originale, con non troppe volgarità".

Quali progetti hai per il futuro?

"Da quando ho 15 anni ho iniziato ad arrangiarmi da solo, quindi ho sempre lottato per quello in cui credo. Dalla vita ho avuto tutto, la mia famiglia, una casa e un lavoro. La musica continuerò sempre a farla per me stesso, e non mi aspetto che qualcuno mi chiami. Dalla vita non possono chiedere nulla di più, perchè ho già tutto quello che mi serve. Non mi aspetto di diventar nessuno, vorrei solo essere felice".

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