"Sì ai negoziati, no alla guerra": manifestazione a Udine
Sabato 30 aprile, dalle 17.30, appuntamento per una manifestazione silenziosa in via Cavour a Udine
Scendono nuovamente in piazza i pacifisti e le pacifiste udinesi: l'appuntamento è per sabato 30 aprile con una manifestazione silenziosa davanti ai portici di via Cavour, all'altezza del caffè Contarena, dalle 17.30 in poi. "Non vogliamo rassegnarci alla guerra! Fermate questa inutile strage! Quanti morti si devono aggiungere ai morti? Trattate!", questo il grido e la richiesta dei e delle manifestanti.
Nella nota che accompagna la comunicazione dell'evento organizzato dalle Donne in nero si legge: "A due mesi dall’inizio dell’aggressione russa all’Ucraina, la guerra diventa sempre più disumana e cieca, facendo strage di vite innocenti, riducendo le città a cimiteri, minacciando la catastrofe atomica, distruggendo ogni spiraglio di pace. Per questo va fermata subito! Fermare la guerra vuol dire negoziare con determinazione e su tutto: il cessate il fuoco, i corridoi umanitari, la fine dell’invasione e delle operazioni militari, la sicurezza collettiva, il rispetto dei diritti umani, compresi quelli delle minoranze".
"Ci rivolgiamo a tutti i responsabili della politica internazionale, all’ONU, finora silente e pavida, all’Unione Europea incapace di assumere una responsabilità forte nell’avvio di trattative diplomatiche, agli Stati Uniti, determinanti per una possibile soluzione del conflitto, chiedendo di aprire un negoziato multilaterale vero, strutturato, coraggioso. Tutte le energie, le intelligenze politiche vanno utilizzate! Rinunciare al negoziato significa accettare che altri morti si aggiungano ai morti, che si compia la devastazione dell’Ucraina, che la miseria economica e sociale prodotta dalla guerra si estenda su scala mondiale, che l’Europa paghi il prezzo più alto, in termini di instabilità futura, di rinuncia ad un suo ruolo autonomo nella costruzione della distensione e di una convivenza pacifica tra le popolazioni del continente. Siamo solidali con la popolazione ucraina e con tutte le persone che in quel terribile scenario, dall’una e dall’altra parte, scelgono di esercitare l’obiezione di coscienza all’uso delle armi e in Russia si oppongono anche alle politiche aggressive e illiberali decise da Putin".