"La fotografia estesa": al Make in esposizione i progetti visionari di Comin e Santillo
“La Fotografia Estesa” è il titolo della mostra che verrà inaugurata al Make Spazio espositivo di via Manin il prossimo venerdì 7 dicembre, alle ore 18.30.
Enzo Comin e Raffaele Santillo presenteranno al pubblico una sequenza di immagini sottoposte ad un processo di rielaborazione fotografica e pittorica.
Comin, giovane artista che vanta numerose esperienze in ambito nazionale e internazionale, ha iniziato la carriera professionale come artista visivo nel 2009. Attualmente la sua ricerca si concentra sulla fotografia pittorica. Attraverso l'uso di vecchie pellicole e macchine fotografiche realizza progetti visionari in cui si combinano fotografia e poesia.
Santillo conduce la sua ricerca tra pittura e immagini fotografiche che trae prevalentemente da riviste illustrate. Rilegge e rielabora queste immagini a livello pittorico, ridefinendone il senso. Le sue opere sono caratterizzate da una figurazione appena accennata e dalla forte presenza del colore, capace di delineare mondi inattesi, distanti, ed atmosfere di particolare complessità emotiva. Santillo costruisce sulla superficie situazioni stranianti e sospese, in cui il fiato è trattenuto in attesa di qualcosa che, presto, tardi o mai, dovrà accadere.
La serie di immagini realizzata assieme dai due artisti, in esclusiva per questa mostra, ha come punto di partenza una fotografia che entrambi gli artisti rielaborano, trasformandola ciascuno in una nuova immagine, usando la loro usuale e personale tecnica. Questo nuovo elaborato, però, viene poi scambiato vicendevolmente più volte, così che Comin ne crea ulteriori partendo da quello di Santillo e viceversa.
Il punto di partenza di queste riflessioni è il riconoscere già nelle foto scattate in passato (anche in quelle di sconosciuti trovate sui banchi di libri usati o sul web) il germe di nuove rappresentazioni, come se ognuna di queste immagini contenesse l’inizio di innumerevoli racconti, tanto da rendere inutile la produzione di nuovi scatti. Tutto ciò che è già stato rappresentato in fotografia, e in ognuno dei frame di una pellicola, può aprire il nostro sguardo e la nostra immaginazione su infiniti mondi. Questo processo è amplificato se a guardare le immagini non sono solo i nostri occhi, ma anche quelli di un altro.
Il limitarsi ad immagini che già esistono libera paradossalmente l’autore dal copiare e gli permette di far emergere qualche cosa di non visto, rimasto nascosto al momento dello scatto e che ora può scoprirsi e sorprenderci. Questo non visto, questo “altro”, non è nel semplice aggiungere o sottrarre soggetti oppure nell’alterare la foto iniziale, ma nel dialogo tra questi elementi che compaiono o scompaiono e nel modo in cui le varie presenze sono tra di loro agganciate o sganciate. Pertanto, all’interno delle immagini, ci sono delle componenti che in modo continuo si ripetono in ciascun elaborato e che si possono evolvere in modo indipendente da esse come un ospite che si sposta a proprio piacimento da una foto all’altra.
Quindi, nell’affrontare un disorientamento, nel disconoscere e riconoscere in continuo l’immagine e nella fiducia verso il collega a cui affida il proprio lavoro, l’autore potrà ottenere la manifestazione di un aggregato che sia a lui appartenente e al contempo sconosciuto: l’ospite estraneo.
Presenterà Elena Tammaro
www.makepalazzomanin.it