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Il Paolo Diacono di Cividale secondo al progetto nazionale Colloqui Fiorentini

Hanno partecipato quasi 4mila studenti al progetto nazionale in collaborazione con il MIUR, e il liceo scientifico ha ottenuto un ottimo risultato per il terzo anno consecutivo

Dopo le due vittorie degli anni precedenti, il liceo scientifico Paolo Diacono di Cividale conquista un secondo posto al concorso nazionale in collaborazione con il MIUR "I Colloqui Fiorentini".

Il premio

Dedicato quest'anno a Giacomo Leopardi, il premio è ideato dall’associazione “Diesse - Firenze e Toscana”, in collaborazione con il MIUR - Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. A ritirare il premio al Palazzetto dello sport Mandela Forum di Firenze, un gruppo di quattro studentesse della quarta e della quinta del liceo, Sofia Grassi, Marianna Mazzolini, Matilde Muzzolini e Letizia Scarfò, guidate dalla docente Luisa Gallizia. L'istituto ha ricevuto il premio grazie alla tesina dal titolo “Bisognerebbe sempre sentire, sempre amare, sempre sperare - I molteplici volti di Leopardi tra il nulla e la speranza”.

I Colloqui

Un format collaudato negli anni, quello de “I Colloqui fiorentini” che propone agli studenti un percorso di approfondimento sui maggiori autori della letteratura italiana volto a valorizzare le capacità espressive degli allievi delle scuole secondarie superiori. Il progetto attrae, anno dopo anno, un numero sempre maggiore di allievi; quest’anno erano presenti quasi 4mila studenti accompagnati da circa 450 docenti, provenienti da 179 istituti superiori di tutta Italia. Il valore aggiunto del progetto consiste nel lavoro di preparazione della tesina, che viene portato avanti non come semplice ricerca compilativa ma come vero ‘colloquio’ con l’autore, favorendo approfondimenti culturali a livello storico, letterario e artistico e valorizzando gli interessi e le capacità espressive degli studenti a livello narrativo, saggistico e artistico.

La tesina

Iniziata mesi prima in classe, la tesina delle studentesse ha convinto la giuria. Il progetto è stato considerato infatti un lavoro che “costituisce un profondo e autentico incontro con l’opera e, attraverso di essa, con lo sguardo poetico di Leopardi; come tutti i veri lavori critici, possiede il dono di affacciarsi da una finestra specifica, capace però di offrire una suggestiva visione complessiva, grazie alla quale si desidera improvvisamente ripercorrere tesi e passi che già si conoscono alla luce del suo nuovo suggerimento. In questo caso, si tratta dell’attenzione rivolta a quella dimensione materiale e spirituale che in Leopardi si fa anche stile e si documenta nell’ordinamento dei versi stessi, un ambiente “capace di creare un’aura di mistero intorno a quanto esplicitamente detto dal poeta dando spazio all’interpretazione del lettore”: il vuoto come “luogo” privilegiato del silenzio.

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