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Inaugura “Poetic Dissident” la mostra online dedicata agli artisti bielorussi invisi al governo Lukascenko

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

Si parla ancora troppo poco in Italia degli eventi che in pochi giorni hanno sconvolto la vita di tantissimi cittadini in Bielorussia a seguito delle elezioni governative del 9 agosto 2020, che per la sesta volta hanno visto vincitore nel ruolo di Presidente Aleksandr Lukašenko, in carica dal 1994. L’esito, che gli assegnava l’80% dei voti, ha fatto esplodere nel Paese le proteste per i sospetti brogli elettorali e per la richiesta di nuove elezioni. Nei giorni seguenti, migliaia di persone sono scese in piazza a Minsk per protestare pacificamente. La polizia nazionale e le unità speciali di sicurezza OMON ricevono allora il comando verbale da parte del Ministero dell’Interno di reprimere la manifestazione. La situazione sfugge velocemente di mano, con le violenze della polizia che si rivolgono indistintamente a donne e uomini. Capire cosa sta succedendo diventa difficile, perché internet e la rete telefonica vengono bloccati. Sono numerosissimi i feriti, 6 i morti; da agosto ad oggi si contano circa 33mila individui arrestati perché presunti dissidenti, e più di 200 prigionieri politici. “La Bielorussia sta per essere trasformata in un grande campo di concentramento, isolato dal resto del mondo”, ha commentato Anaïs Marin, Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Bielorussia, in un intervento live della Human Rights House Foundation. Gli “agenti dei reparti anti-sommossa della polizia si sono resi responsabili di episodi di violenza brutale nei confronti dei manifestanti” – riporta Amnesty International – e hanno fatto ricorso a “una violenza indiscriminata, usando anche le granate stordenti e arrestando manifestanti pacifici e persino persone che si tenevano a distanza dalle proteste”. Come tantissimi connazionali, anche gli artisti presenti in mostra hanno subito maltrattamenti e arresti da parte delle forze di polizia nazionale. Riporta l’artista Lesya Pchelka, in una comunicazione di pochi giorni fa diretta a Chiara Isadora Artico, Art Director di IoDeposito: “Uladzimir (Hramovich) ed io siamo stati sequestrati nel cortile di casa nostra. Nella mia cella da 6 posti letto c’erano 24 persone, senza materassi, coperte e prodotti igienici. Uladzimir ha trascorso 15 giorni in prigione. Le condizioni lì sono rese insopportabili apposta. Ora siamo entrambi a casa, ma ci siamo ammalati di Covid”. “La nostra realtà ha creato negli anni un vivaio di 200 artisti contemporanei in 55 paesi del mondo, con i quali lavoriamo a progetti culturali e artistici nazionali e internazionali: quello che sta accadendo ai nostri artisti Bielorussi, perseguitati perché ritenuti intellettualmente pericolosi, ci addolora. Stiamo cercando di capire se e come possiamo aiutarli a proseguire i progetti che avevamo in programma, che avrebbero visto la loro presenza qui sul territorio, per una residenza d’artista sul tema dei monumenti costruiti sul confine nell’epoca della dittatura, ma la possibilità che farli uscire dai confini nazionali è minima. Nel frattempo, abbiamo deciso di dare massima visibilità alle loro opere e alle loro esperienze con la mostra “Poetic Dissident”, interamente dedicata alle loro opere video sul tema della repressione politica” dice Chiara Isadora Artico “A fronte degli abusi subiti dagli artisti che fanno parte integrante del vivaio internazionale di Current Corporate, in qualità di operatori culturali e delle industrie creative non possiamo che cercare di dare massima visibilità al loro messaggio”. Con le loro opere video, gli artisti che prendono parte alla mostra valicano i confini nazionali (che Lukašenko ha fatto chiudere con i due paesi vicini, parte dell’Unione Europea, Lituania e Polonia) dentro i quali la loro arte è invisa. “Poetic Dissent” si costituisce quindi come una testimonianza urgente - rivolta ai cittadini europei e non solo. Sarà visibile in mostra anche “SCRATCHES”, (7’12’’, febbraio 2021) opera video di Lesya Pchelka e Uladzimir Hramovich. Il suo significato di protesta politica è chiaro: delle mani cancellano dal documento d’identità bielorusso gli elementi in oro, rendendolo così anonimo, e svincolando simbolicamente il proprietario dall’appartenenza a uno stato che non lo rappresenta. È questo il video che con tutta probabilità è valso il carcere ai due artisti.

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