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Martedì, 23 Aprile 2024
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“Folc che ur trai ai traditôrs” di Regeni: parola di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl

Rinnovate le rimembranze civiche del riceratore friulano alla Colonna della Giustizia di Udine, a 19 mesi dalla tragedia. Sale la polemica nei confronti di certa politica accomodante nei confronti dell'Egitto.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

“Udin, Colone de Justizie, 25.VIII.2017, 19 mês che in Egjit a àn copât chel zovin brâf ricercjadôr furlane che a van indevant a menâ ator l'Italie / il miôr popul di Udin e de Furlanie al pretint justizie par Giulio Regeni, orgoi dal Friûl! E folc che ur trai ai traditôrs pronts a vendilu!”. Ecco il testo dell'epigrafe collocata da una delegazione del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” presso la colonna forense udinese della Giustizia, venerdì 25 agosto 2017, a 19 mesi dalla tragedia di Giulio Regeni. Riguardo alla maledizione fulminata sui “traditori” pare esservi poco di sibillino, eppure si è lasciato alla pubblica arguzia immaginare nello specifico i destinatari effettivi. “Traditori pronti a venderlo”, a ucciderlo per la seconda volta, questo nostro eroe contemporaneo friulano e cosmopolita. Il presidente di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl, prof. Alberto Travain, ha drasticamente tuonato, durante la cerimonia, contro “certi personaggi eletti da un popolo degno di loro a scaldare le sedie di un'assemblea rappresentativa, che hanno osato paragonare l'eroico ricercatore friulano, animato da proprio spirito civico, a tante altre vittime, anche friulane, nel mondo di oggi. Alla stregua dei vivi, anche i morti non sono affatto uguali. Tutti meritano rispetto, ma non allo stesso livello. Un probo ricercatore che si avventura coscientemente in un terreno minato scomodo al regime tirannico del Paese in cui studia non è affatto paragonabile all'imprenditore o al turista nostrano vittima casuale di terrorismo. Onore a tutti, ma ognuno al suo posto. Qualche 'poveretto' ha voluto confrontare il caso Regeni con quello dei marò, da cui certo l'Italia non è uscita meglio: quasi a dire 'non ci siamo scomposti a sufficienza per i nostri soldati, perché farlo per un nostro studente?'. Ma bravi! Invece d'impegnarsi in una vera, irriducibile tutela della nostra gente in patria ed all'estero, questi sarebbero i ragionamenti? Un'Italia indegna, vergognosa, davvero antipatriottica, senza valori, senza umanità, senza alcun amor proprio! Oppure questa è l'Italia prevalente, l'Italia che s'impone, ma esiste un'infinità d'Italiani cui il sangue ribolle di fronte a certe cose? Un'infinità d'Italiani per cui gli affari dell'ENI in Egitto sono davvero meno di nulla di fronte allo scempio di un valorosissimo proprio figlio sospettato di fomentare la democrazia in un Paese nel quale non solamente i Faraoni governano ma garantiscono anche gli interessi degli affaristi dello Stivale? E poi vogliano, con questi esempi, che i nostri ragazzi crescano animati da senso civico ed umanità? A suon di doppiezze, quanto vogliamo sia considerata l'Italia nel mondo? Spiace davvero!”. Tra gli esponenti sociali intervenuti, immancabili il presidente dell'Arengo udinese oltreché del Club per l'Unesco di Udine, prof.ssa Renata Capria D'Aronco, il noto sacerdote-benefattore don Tarcisio Bordignon; il critico d'arte romano Alfredo Maria Barbagallo, la maestra Manuela Bondio, l'educatore Eugenio Pidutti; le signore Jole Deana, Marisa Celotti e Milvia Cuttini, del servizio Cancelleria e Cerimoniale del Fogolâr Civic.

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