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Premio Terzani 2019, i cinque finalisti del concorso letterario internazionale

Della cinquina finalista del premio fanno parte Nona Fernàndez, Franklin Foer, Ezio Mauro, Sunjeev Sahota e Yan Lianke. Il 18 maggio 2019 la consegna del premio a Udine

I cinque finalisti della 15esima edizione del Premio letterario internazionale Tiziano Terzani sono Nona Fernández per La dimensione oscura (gran vía), Franklin Foer per I nuovi poteri forti (Longanesi), Ezio Mauro per L’uomo bianco (Feltrinelli), Sunjeev Sahota per L’anno dei fuggiaschi (Chiarelettere) e Yan Lianke per I quattro libri (nottetempo).

Finalisti Premio Terzani 2019

La giuria

Il riconoscimento è istituito e promosso dall'associazione culturale vicino/lontano di Udine insieme alla famiglia Terzani, e vede una giuria composta da Giulio Anselmi, Enza Campino, Toni Capuozzo, Marco Del Corona, Andrea Filippi, Àlen Loreti, Milena Gabanelli, Nicola Gasbarro, Ettore Mo, Carla Nicolini, Marco Pacini, Paolo Pecile, Peter Popham, Marino Sinibaldi. Il gruppo, riunitosi a Firenze a casa Terzani, ha selezionato i libri che andranno in votazione a partire da un elenco di quaranta titoli. "Anche quest’anno – commenta Angela Terzani, presidente della giuria – abbiamo cercato di candidare al premio opere che aiutino a far luce sui retroscena umani, storici o politici delle questioni di maggiore attualità nel mondo. Questo, per restare fedeli allo spirito di Tiziano - alla cui memoria il premio è dedicato - che ha sempre voluto tentare di capire, e far capire, ciò che avveniva di là dai nostri orizzonti".

Le premiazioni

Il vincitore del premio sarà annunciato ad aprile, e le premiazioni si svolgeranno sabato 18 maggio al teatro Nuovo Giovanni da Udine. Qui, il vincitore sarà protagonista della serata-evento per la consegna del premio, appuntamento centrale del festival vicino/lontano, che quest'anno si svolgerà dal 16 al 19 maggio.

I vincitori

Nona Fernández è una delle voci imprescindibili della letteratura ispanoamericana contemporanea. Nata a Santiago del Cile nel 1971, scrittrice e sceneggiatrice, dirige la compagnia teatrale “La Fusa” e ha all'attivo diverse opere letterarie. Mapocho, il suo romanzo d’esordio (2002) - pubblicato in italiano dalla casa editrice gran vía nel 2017 -, ha vinto il Premio Municipal de Literatura ed è stato finalista al Premio Herralde de Novela. Nel 2017 per La dimensione oscura, uscito in Italia nel 2018 sempre per gran vía, Nona Fernández si è aggiudicata il prestigioso Premio Sor Juana Inés de la Cruz. Tutta la sua opera fa riferimento agli anni della dittatura cilena. Nel romanzo Nona Fernández prende le mosse dal racconto di Andrés Valenzuela Morales, un agente dei servizi segreti durante il regime di Pinochet che, nell’agosto del 1984, denunciò i propri crimini in una testimonianza, dettagliata e raggelante, resa alla rivista di opposizione Cauce. “Voglio parlare, dice, e la giornalista accende il registratore” per ascoltare il racconto agghiacciante e inedito di chi ha eseguito sequestri e sotterrato cadaveri, una testimonianza che apre la porta verso una dimensione fino ad allora sconosciuta. Messaggero dell’altro lato dello specchio, con la sua confessione “l’uomo delle torture” conferma e rende irrefutabile l’esistenza di un universo parallelo e invisibile dominato dall’orrore e dal sopruso del potere. A partire da questa scena reale, Nona Fernández entra nella vita dei protagonisti di quella sinistra testimonianza, recupera le storie di quanti negli anni Settanta e Ottanta furono vittime della dittatura e attiva i meccanismi dell’immaginazione per accedere là dove documenti e archivi non sono stati in grado di arrivare.

Franklin Foer è un giornalista e scrittore statunitense, classe 1974. È il fratello dello scrittore Jonathan Safran Foer e uno dei redattori di punta della prestigiosa rivista di cultura, scienza e attualità The Atlantic. Già autore di diversi libri, nel 2017 ha pubblicato World Without Mind. The Existential Threat of Big Tech, inserito fra le migliori uscite dell’anno dal New York Times e dal Los Angeles Times. Tradotto in Italia da Longanesi nel 2018 col titolo I nuovi poteri forti. Come Google Apple Facebook e Amazon pensano per noi (traduzione di Matteo Camporesi), il saggio è una puntuale e accanita requisitoria contro i giganti della Silicon Valley, aziende che rappresentano un'immensa concentrazione di potere e che sono ormai in grado di plasmare (e uniformare) valori e disvalori degli individui su scala mondiale. Ci hanno venduto (spesso regalato) la loro efficienza e le loro idee asserendo di voler migliorare la nostra vita e la diffusione della conoscenza, ma in realtà puntavano a un unico obiettivo: ottenere il monopolio assoluto del mercato. I loro algoritmi ci hanno schiacciato in una condizione di assoggettamento e ci hanno privato della nostra privacy. Chi siamo, dove abitiamo, cosa ci piace leggere, quali sono i nostri gusti sessuali e il nostro orientamento politico. I big mondiali della tecnologia sanno tutto di noi. Di più: pensano, scelgono e decidono per noi. Hanno prodotto un nuovo tipo di ignoranza e ci stanno guidando verso un futuro privo di autonomia e di libero pensiero. Per riconquistare la nostra individualità, è essenziale quindi smettere di lasciarsi sedurre acriticamente dalle loro lusinghe e comprendere i segreti del loro successo. Con grande passione e una brillante vis polemica, Foer ci illustra la grande sfida cui siamo chiamati dalle big tech: ci racconta le origini della Silicon Valley e i suoi stretti legami con la controcultura degli anni Sessanta, passa poi in attenta rassegna gli ultimi decenni fino ad arrivare ai casi clamorosi dell’elezione di Trump e dei recenti scandali che hanno scosso Facebook. E ci offre gli strumenti per contrastare la loro crescente influenza.

Ezio Mauro, grande firma del giornalismo italiano, è stato direttore della Stampa dal 1992 al ’96 e di Repubblica dal ’96 al 2016. Ha scritto La felicità della democrazia con Gustavo Zagrebelsky (Laterza, 2011), Babel con Zygmunt Bauman (Laterza, 2015) e L’anno del ferro e del fuoco. Cronache di una rivoluzione (Feltrinelli, 2017). Sempre per Feltrinelli ha pubblicato nel 2018 L’uomo bianco, un’inchiesta sull’Italia di oggi, una riflessione radicalmente politica sulla mutazione culturale che sta travolgendo il paese. Dove comincia e dove finisce, come cambia la normalità italiana? Pensiamo di essere rimasti uguali a noi stessi, mentre stiamo diventando attori individuali di un cambiamento collettivo. È una scala privata, invisibile, che scendiamo passo dopo passo, fino all'intolleranza, finché qualcuno spara ai "negri". E proprio in quel momento, se guardiamo chi impugna il fucile, vediamo materializzarsi l'uomo bianco, ciò che certamente noi siamo ma che non ci siamo mai accontentati di essere. Ma come è stato possibile regredire fino alla nostra identità biologica? Perché, abituati a dare la colpa di ogni cosa alla politica, non siamo neppure in grado di cogliere in questo rancore diffuso la sconfitta nostra, della cosiddetta società civile? Sono le domande a cui Ezio Mauro prova a rispondere in pagine che scavano fino all'osso della mutazione in atto e ci lasciano nudi e sgomenti davanti alla fragilità del costume collettivo. Una riflessione impeccabile sulle contraddizioni della democrazia italiana e di una politica azzerata che non sa trovare soluzioni né per la sicurezza degli uni né per la disperazione degli altri, nutrendo e nutrendosi di paura e rabbia. Per scendere nell'inferno di questa trasformazione, Mauro si fa guidare e ci guida attraverso la più simbolica storia dell'Italia recente, che ha diviso il prima dal dopo: a Macerata, il 3 febbraio 2018, Luca Traini impugna una pistola e spara a caso contro tutte le persone di colore che incontra. È un gesto che non viene dal nulla ma, al contrario, si è avvalso di un clima di legittimazione strisciante, proprio di quel senso comune parallelo che si sta muovendo dentro di noi. Siamo sconfitti una volta per tutte quando il destino degli altri non ci interpella più: "Purché non qui da noi, finiscano dove vogliono, finiscano come possono, finiscano comunque. Purché finiscano". Non era così, non lo permettevamo a noi stessi.

Sunjeev Sahota è nato nel 1981 nel Derbyshire, in Inghilterra, e vive attualmente a Sheffield. I suoi genitori erano emigrati in Inghilterra dal Punjab, India. Il suo primo romanzo Ours Are the Streets è stato pubblicato nel 2011. Nel 2013 Sahota è stato inserito nella lista Best of Young British Novelists della rivista letteraria Granta. L’anno dei fuggiaschi, il suo secondo romanzo, pubblicato in Italia da Chiarelettere (traduzione di Sara Reggiani) è stato finalista al Man Booker Prize e ha vinto il Premio dell’Unione europea per la letteratura, il South Bank Sky Arts Award e l’Encore Award. Eletto tra i migliori libri dell’anno da The Guardian, The Observer, The Boston Globe, The Washington Post, è in corso di pubblicazione in oltre quindici Paesi. Con sguardo lucido Sunjeev Sahota ci regala un romanzo rivelatore sulla realtà sommersa della migrazione e sulla forza dello spirito umano che non si lascia sopraffare neppure dalla più cruda delle avversità. Un anno in Inghilterra, quattro stagioni travolgenti vissute attraverso gli occhi di tre ragazzi indiani in cerca di un futuro diverso: l’Inghilterra è una promessa, il passato un peso di cui liberarsi. Dietro di loro lasciano un Paese in radicale cambiamento, sconvolto dai conflitti civili e troppo spesso governato da un codice morale pieno di pregiudizi. Costretti dalle circostanze a condividere la stessa casa di lavoratori irregolari nella città di Sheffield, sospinti dalle loro aspirazioni, dall’amore ma soprattutto dalla necessità di sopravvivere, i tre giovani affrontano una vita quotidiana spietata in cui la fuga, lo sfruttamento, il lavoro massacrante minacciano ogni giorno di privarli anche dell’ultimo briciolo di umanità. Sarà l’incontro con una giovane e misteriosa donna sikh, cresciuta a Londra e animata da un’incrollabile volontà di aiutare il prossimo, a cambiare nuovamente il corso dei loro destini. Decisa a riscattarsi da una tragedia del passato, entrerà a contatto con il mondo brutale della clandestinità, che le lascerà dentro tracce indelebili.

Yan Lianke, nato in Cina nella provincia contadina dell’Henan nel 1958, a vent’anni, non potendosi permettere di proseguire la sua istruzione, sceglie la carriera militare e si occupa di redigere i testi della propaganda comunista. Laureatosi nel 1985, torna poco dopo alla vita civile, e comincia la sua carriera di scrittore, premiata con i due più prestigiosi premi letterari cinesi (Lu Xun e Lao She). Molti dei suoi lavori, tra i quali Servire il popolo (Einaudi, 2006) in cui prende in giro i precetti maoisti e Il sogno della città dei Ding (nottetempo, 2011, finalista al Man Asian Literary Prize), nel quale denuncia l’epidemia di Aids nelle campagne cinesi, sono stati sottoposti a censura in patria. Sempre per nottetempo, ha pubblicato nel 2013 Pensando a mio padre. Nel 2013 è stato tra i finalisti del Man Booker International Prize e nel 2014 è stato premiato con il prestigioso Franz Kafka Prize. Con I quattro libri (traduzione di Lucia Regola) – entrato nella selezione di The Booker International Prize 2013 – Yan Lianke torna alla satira politica. Il racconto è condotto infatti sul filo di un registro leggero, tanto distante dalla retorica del dolore quanto capace di rendere al lettore la banalità del male. Siamo nella zona 99 di un campo di rieducazione per intellettuali nel nord della Cina alla fine degli anni Sessanta, durante l’epoca del Grande balzo in avanti. I quattro
libri sono quattro voci: quella del bambino che comanda il campo incoraggiando la violenza e le delazioni, quella dello scrittore e del filosofo costretti a lavorare lì sodo, più la voce di un narratore onnisciente. Quattro modi diversi di raccontare la follia umana, quattro tonalità in cui Yan Lianke declina la sua voce – sempre poetica – ed esprime, nonostante tutto, la sua fiducia verso l’umanità.

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