Festival mondiale della Canzone Funebre
Il Comune di Rivignano Teor e i musicisti delle Tre Venezia presentano il festival più chiacchierato d’Italia dedicato alla canzone funebre. Nell'ambito della antica Fiera dei Santi che da secoli, ricca di mille attrazioni, si svolge il giorno dei morti, anche quest'anno andrà in scena il Festival mondiale della canzone funebre: artisti e cantautori da ogni parte converranno il due novembre nel ridente paese della Bassa Friulana per cantare “un affettuoso pensiero dedicato a un amico che non c’è più ovvero qualche tenera riflessione sul brivido dell’ignoto”. Poesia, malinconia e sottile ironia saranno ancora gli ingredienti di questa singolare tenzone canora che negli ultimi anni ha destato l'interesse e la curiosità dei maggiori organi dell'informazione nazionale e straniera.
"Anche se le paure dei primi anni sono state superate, c’è ancora qualcuno che fa gli scongiuri, - fa sapere il sindaco Mario Anzil - tiriamo avanti con l’unica preoccupazione di portare sul palco uno spettacolo degno di essere ricordato. Ormai da anni si ripete questa originale Spoon River sulle rive dello Stella con un enorme successo di pubblico e cantautori da ogni cantone per cantare della morte". Alcune canzoni di cantautori e gruppi che negli anni hanno arricchito con la loro presenza il festival sono state raccolte in un CD, la cui presentazione avverrà questa sera durante rassegna.
La manifestazione è organizzata dall'Amministrazione Comunale di Rivignano Teor, che si propone di stimolare una produzione musicale e poetica sulla morte, legata al paese da tanti aneddoti e dall'antica tradizione della Fiera, consentendo nel contempo di godere dell'esibizione gratuita di tanti rinomati artisti, che in questo periodo di ristrettezze economiche non è poca cosa.
La Fiera
A Rivignano, piccolo paese in provincia di Udine, da secoli a cavallo tra la fine del mese di ottobre e l'inizio di novembre si svolge una singolare Fiera, che trova il suo culmine il giorno dei morti.
Questa Fiera rappresenta da sempre un appuntamento di fondamentale importanza nella vita della comunità; già a partire dalle sue lontane origini, quando le anime dei morti apparivano ai vivi, quando Striis (streghe, in friulano), Orcui (orchi) e Cjalcjùts (una sorta di folletti) erano continuamente presenti nei racconti che gli anziani facevano ai bambini per passare il tempo nelle lunghe serate invernali.
Un’altra figura al centro dei racconti degli anziani erano le Aganis, fate d'acqua dolce ovvero delle streghe buone, creature bianche e irraggiungibili che apparivano spesso lungo i corsi d’acqua. La loro attività principale consisteva nel lavare le lenzuola per poi metterle ad asciugare lungo i greti dei fiumi e nei verdi prati adiacenti, creando così una distesa bianca nel contempo splendente e inquietante.
Il Canto
Cantare della morte: quale occasione migliore del 2 novembre a Rivignano? A Rivignano, infatti, fin dalla notte dei tempi nel giorno altrove dedicato esclusivamente alla commemorazione dei defunti si è abituati a festeggiare, con canti e balli. Questa singolare atmosfera della Fiera di Rivignano è stata ben colta in un celebre brano letterario del secolo scorso. Infatti, il 2 novembre del lontano 1856 Rivignano fu visitata da Ippolito Nievo, il quale, durante il suo soggiorno presso il Castello di Fratta, su consiglio di amici, venne in paese per partecipare alla festa del giorno dei morti, così originale e famosa da essere già allora conosciuta in tutto il Friuli ed oltre. La visita si rivelò indimenticabile a tal punto che il poeta la ricordo in un capitolo del suo romanzo storico-autobiografico “Le confessioni d’un italiano”, tra l’altro ambientandolo nel Settecento e avendo cura di precisare che già allora era antichissima la sagra di Rivignano “ove si balla, si balla tanto da perdere i sentimenti e le scarpe”.
E’ una tradizione, dunque, quella di festeggiare il giorno dei morti, che a Rivignano si tramanda da secoli: quest’anno, con il ritorno del “Festival mondiale della canzone funebre” potrà essere ancora l’occasione per sdrammatizzare la morte, di fronte alla quale si confessò debole anche il forte e potente imperatore romano Adriano.