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Dardust verso il "Concerto del Risveglio": «Progetto perfetto per il contesto»

Dopo Remo Anzovino nel 2015 e i GnuQuartet nel 2016 l'inizio della giornata della "Notte Bianca" sarà scandita dalle note di Dario Faini. Appuntamento il 1° luglio alle 7.30 in San Giacomo

Chi è il pianista, compositore e produttore Dardust (all’anagrafe Dario Faini) protagonista del prossimo "Concerto del Risveglio"? Il musicista ha dato vita al primo progetto italiano di musica strumentale capace di unire il mondo pianistico minimalista all’attuale immaginario elettronico di matrice nord europea. Parallelamente all'attività solista Dario Faini è anche autore di brani per cantanti italiani del calibro di Luca Carboni, Marco Mengoni, Fiorella Mannoia, Cristiano De André, Fedez, J-Ax, Francesco Renga, Fabri Fibra e tantissimi altri.

Chi è Dardust? «Dardust è il mio nome d’arte, nome di un progetto complesso, nella sua versione completa ha vari elementi (piano arti, elettronica visual, luci). L'esperienza è più complessa di come verrà presentata a Udine, ma è interessante proporla anche maniere diverse. Il live friulano sarà molto inerente al mio ultimo disco. Comunque sia la sfida del progetto Dardust è quella di mettere assieme elementi piano ed elettronica».

Ti è mai capitato di suonare in una situazione simile, alle 7.30 del mattino? «No, non mi è mai successo, però questa cosa mi piace tantissimo. Secondo me Dardust sarà perfetto per questo tipo di contesto. Mi incuriosisce molto questo nuovo rituale. Ogni concerto ha il suo rituale. La sera, per esempio, prima di salire sul palco bevo sempre un bicchiere di vino, ma questa volta chissà (ride)».

Il tuo è definito un progetto capace di unire “il mondo pianistico strumentale minimalista all’attuale immaginario elettronico di matrice nord europea”. A Udine sarà l’unica data acustica del tour, gli elementi elettronici non ci saranno. Cosa cambierà e cosa accadrà nel tuo show? «Sarà uno spettacolo diverso, non ci sarà in sottofondo la fissazione ritmica dell’elettronica, sarà un live molto più minimale nell’accezione che riguarda l'esecuzione, ma nello stesso tempo sarà anche più emozionale. Rispetto al solito live di Dardust (un flow che va avanti in maniera incessante per un’ora) in questa situazione mi prenderò degli spazi per raccontare la storia che ci sarà dietro ad ogni brano, cercherò di presentare le atmosfere per dare al pubblico i visual che andranno a poi ad immaginare durante l'esecuzione».

Entrando nello specifico nella tua musica e nell’aspetto compositivo, facendo anche un confronto con il Dario Faini autore per altri, come nasce un brano di Dardust, dalle atmosfere malinconiche più suggestive, e come nasce una hit della musica italiana? «Sono due fatti diversi di me, due attitudini diverse che convivono. Non nego che fino a mesi fa è stato difficile conviverci. Nella veste di Dardust mi sento molto più libero. Nell’altra sono più influenzato (dai discografici, dalle radio), però una migliora l’altra e quando sono saturo da una poi mi immergo pieno di idee nell'altra. In entrambi i casi comunque c’è una scintilla compositiva libera che scatta all'inizio, in Dardust poi prosegue fino alla fine, nell’altro caso viene mediata».

Il progetto è stato portato anche all’estero. La presentazione ufficiale del tuo ultimo spin off acustico è avvenuta in Texas, nel prestigioso festival South by Southwest. Che esperienza è stata? Perché l’Italia non ha dato il giusto peso a questa cosa (a parte le riviste di settore)? «Anche all’estero la risposta del pubblico è stata strepitosa. Il live di Dardust riesce a colpire sempre. La cosa meravigliosa di Dardust è il riuscire a portare la sua musica anche in posti in posti impensabili e riuscire a creare un cortocircuito magico. Per quanto riguarda la notizia di questa mia partecipazione sono comunque contento per come sia arrivata in Italia. Alla fine siamo al secondo disco, ce n’è di strada da fare prima di raggiungere il grande pubblico, c’è gente che ce la fa al quarto o quinto album.»

Rispetto alla tua attività parallela di autore per i grandi nomi del pop italiano come vivi il confronto tra i cantanti venuti fuori dai talent e i nuovi nomi della scena indie che stanno conquistando le classifiche?«Alla fine io scrivo canzoni, e questa è la cosa più importante per me. Spesso mi è capitato che agli rtisti dei talent avessero un’attitudine più indie degli artisti indie. La cosa certa è che il contesto in cui si trovano non condiziona gli artisti e io mi sono trovato bene a lavorare per e con entrambi i mondi. Poi, ora come ora, una così netta distinzione tra le due parti non c’è più.»

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