Festa della Repubblica: 'Achtung Banditi', concerto teatrale per la Resistenza
Lo spettacolo “Achtung banditi!” debutta in forma di “concerto teatrale” venerdì 29 aprile 2005 in occasione della mostra “Resistenze” di Danilo De Marco, al Teatro Comunale di Codroipo. E’ un mix di parole, suoni, canti, rispolverati dagli archivi della musica, popolare e non, e da fonti varie di documentazione scritta, perlustrati e composti da Massimo Somaglino.
Sono tre le tappe in cui la sequenza dello spettacolo si snoda, come per una dialettica hegeliana tesi-antitesi-sintesi ispirata dalle tragiche vicende del ‘900. O come un trittico da antologia di emozioni ed evocazioni mobilitate dalla partitura della storia, che suggerisce uno slalom di contaminazioni e dissolvenze tra musica e parola, omaggio a un’idea di Resistenza segnata dal tempo, ma –evidentemente- non piegata nella coscienza e semmai rilanciata all’attualità del presente.
Dapprima, dunque, è richiamata la “dittatura”, che si presta a una chiave di “circo” grottesco e di acre divertissement sonoro, tra “Faccetta nera”, performance da Trio Lescano mix, il precipizio di leggi fasciste sempre più liberticide e razziste e infine il buio tunnel della guerra. Poi si accampa la “guerra di liberazione”, con le parole dei “resistenti” e con i loro canti generosi, qui riarrangiati a canzoni quasi d’autore, di sorprendente sound musicale. Infine, ecco il terzo tempo della “democrazia”, con la conquista della Costituzione Repubblicana, da leggere e risentire oggi, in quella perennemente “povera patria” cantata da Franco Battiato, che sigilla il percorso di questo concerto teatrale con l’amarezza di un finale punto interrogativo. Su tutto, scorre sottotraccia, come un’intermittente colonna sonora, l’elenco dei partigiani, vivi e morti, della Divisione Garibaldi-Natisone, medaglia d’oro della guerra di liberazione, tutti col nome d’anagrafe e poi con quello di battaglia che per ognuno siglava la nascita di una nuova consapevolezza e di una nuova vita. La democrazia che ispira questo lavoro è un bene difficile e fragile che può essere sempre messo in discussione e ogni generazione –dice Carlos Montemayor, citato quasi alla fine- può essere chiamata a combattere la sua battaglia, in modi ogni volta diversi, per la difesa dei preziosi valori di libertà, giustizia e pace.