Ramy, la voce della rivoluzione egiziana a Udine per Teatro Contatto
Il 25 gennaio 2011 inizia la rivoluzione egiziana e in piazza Tahrir c’è Ramy Essam, conosciuto oggi in Egitto come la voce della rivoluzione, da sempre cantore di libertà e giustizia per il suo popolo e dal 2014 in esilio con un mandato di cattura per terrorismo. Babilonia Teatri, compagnia vincitrice di due Premi Ubu e del Leone d’argento della Biennale di Venezia 2016, racconta l'Egitto oggi, l'Italia oggi, i rapporti tra i due paesi.
In un emozionante spettacolo-concerto in scena al Teatro San Giorgio di Udine venerdì 24 febbraio ore 21 per la Stagione Teatro Contatto, Ramy Essam canta con la grazia, la poesia, la rabbia e la nostalgia di chi paga tutti i giorni un prezzo altissimo per le proprie scelte: l'esilio dal proprio Paese.
La sua storia
Il 25 gennaio 2011 inizia la rivoluzione egiziana, che nel giro di pochi giorni porterà alla destituzione di Moubarak. Uno dei fattori scatenanti è stata l'uccisione, da parte di 2 poliziotti, di Khalid Said, colpevole di aver chiesto il motivo di una perquisizione improvvisa nei suoi confronti all'interno di un internet caffè. Khalid Said verrà picchiato selvaggiamente e poi portato in caserma dove verrà torturato e ucciso. Il suo corpo verrà ritrovato privo di vita in mezzo ad una strada.
Il 25 gennaio 2011 in piazza Tahrir c'era Ramy Essam, conosciuto oggi in Egitto come la voce della rivoluzione. Ramy in piazza cantava per Khalid Said, per tutti i Khalid Said, che prima e dopo Khalid Said hanno subito la stessa sorte. Ramy cantava per destituire Mubarak e, ad oggi, non ha mai smesso di cantare contro i regimi che si sono susseguiti in Egitto.
Dal 2014 Ramy vive in esilio, non può più mettere piede in Egitto, sulla sua testa pende un mandato di cattura per terrorismo.
Nel mandato di cattura non si fa alcun riferimento alla sua arte e ai contenuti delle sue canzoni, ma è palese che il regime egiziano non gradisce in nessun modo la richiesta di libertà e giustizia per il suo popolo che lui canta senza sosta e che l'accusa di terrorismo è del tutto infondata. Le canzoni di Ramy, in Egitto e non solo, le conoscono tutti, i suoi video arrivano ad avere 10 milioni di visualizzazioni, ma lui, per la sua gente, non può cantare. Neanche una nota. Una parola. La sua bocca deve restare chiusa. Può entrare in contatto con chi lo segue solo attraverso uno schermo.