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Il film in sala della settimana: "Il primo uomo" di Gianni Amelio

Puntata settimanale della rubrica di Luigi Virgolin del Comune di Bologna, friulano di Sottoselva. Ogni settimana ci presenta una pellicola da vedere: per capire, per criticare, perché è il cinema

Non dev’essere un compito facile affondare le mani nella carne viva e palpitante dell’ultimo romanzo incompiuto di Albert Camus, ritrovato in forma di manoscritto e con aggiunte a margine, varianti e cancellazioni tra i rottami dell’incidente automobilistico che prematuramente lo stroncò. Romanzo sorretto da un disegno ambizioso: tracciare il ritorno di Jacques Cormery, alter ego dello scrittore, nella calda e avvolgente Algeria natale sulle tracce del padre mai conosciuto, morto giovane al fronte della Marna nella prima guerra mondiale. Romanzo che trasuda polvere, luce, sudore, miseria, soprattutto il trionfo della miseria. Non stupisca se dedichiamo tanta parte a questo libro miracoloso e dolente, in grado di spingersi in un territorio dove non si avverte più il confine tra la memoria e la vita, tra l’odore della fanciullezza e la parola che dice quell’odore.

Perché è da quel destino – una personalità costretta dalle umili origini a venire a galla e segnata dall’assenza della figura paterna – e da quei temi – il rapporto impervio tra padri e figli, l’infanzia rubata – che trae l’ispirazione Gianni Amelio per il suo film. Che sceglie di spostare il movimento dell’azione rispetto al testo, facendo derivare l’incipit della quête, ovvero il ritorno in patria e la successiva ricerca, non tanto dalla necessità di fare luce sulla personalità di un padre mai conosciuto ma piuttosto dalla volontà di assecondare il ruolo militante del protagonista, chiamato a scongiurare una guerra fratricida algerina. Uno scarto che alla lunga si rivela determinante e ne condiziona gli esiti, perché della grazia di cui il libro è pervaso, il film ne restituisce solo un riflesso. L’impianto complessivo resta irrisolto, e non è sempre felice il modo con cui sembra penetrare il mistero delle cose accarezzandolo soltanto, com’è giusto che sia.

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