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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cinema Centro / Via Fabio Asquini, 33

Il film in sala della settimana: "Hysteria", di Tanya Wexler

Prosegue l'attesa rubrica di Luigi Virgolin del Comune di Bologna, friulano di Sottoselva. Ogni settimana ci presenta una pellicola da vedere: per capire, per criticare, perché è il cinema

È sufficiente un buon soggetto di partenza, potenzialmente accattivante, per generare una commedia brillante? Non sempre, come insegna l’inoffensivo Hysteria, nelle sale già da qualche giorno. Le premesse fanno sperare in una miscela esplosiva fatta di istanze libertarie di genere e femminismo calati in una precisa ricostruzione storica.

Nell’Inghilterra vittoriana e puritana di fine Ottocento i disturbi femminili più vari – instabilità, angoscia, depressione, dolori muscolari, ninfomania – sono tutti classificati come forme di isteria, e come tali trattati, nel migliore dei casi, applicando massaggi manuali all’utero che inducono al liberatorio “parossismo”. Finché il dottor Mortimer Granville, impregnato di cultura positivista, incrociando progresso scientifico e innovazione tecnica non si imbatte nell’invenzione del vibratore, destinato a diventare immediatamente sollazzo per metà delle donne di Londra.

Lo spunto più interessante del film sta nel paradosso che il ritrovato medico-tecnologico in questione provenga dalla stessa cultura maschilista e sessualmente oppressiva che è causa delle turbe nervose che affliggono il gentil sesso. Assieme all’idea, spesso confermata dalla storia, che i progressi e le invenzioni scientifiche sono le risultanti di deviazioni casuali, sconfinamenti teorico-pratici ed errori di valutazione.

Il tutto, però, nelle mani della regista Tanya Wexler risulta poco incisivo, la narrazione procede fiaccamente, le trovate comiche perlopiù deludono. In particolare, le situazioni sviluppate attorno alla sfera sentimentale del protagonista sono schematiche e prevedibili.

Peccato. Sulla carta poteva essere un film irriverente e sovversivo sul desiderio femminile, ma il desiderio è banalizzato dalle piatte soluzioni di regia e di messa in scena. Così l’elefante ha partorito un topolino. E il sex toy più famoso al mondo resta relegato in un innocuo cantuccio.

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