Caravaggio torna a Illegio
Un capolavoro inaspettato - e fortemente voluto - farà capolino nelle stanze della 13esima mostra internazionale d’arte di Illegio “Amanti. Passioni umane e divine”. Gli organizzatori e il curatore della mostra, don Alessio Geretti, l’hanno inseguito con pazienza e impazienza, e alla fine ci sono riusciti, a conferma dell’ormai consolidata fama a livello mondiale che fa di questo minuscolo borgo della Carnia una meta per decine e decine di migliaia di visitatori l’anno.
Il dipinto che sarà esposto da venerdì 11 agosto ad Illegio, e fino all’8 di ottobre, è un capolavoro di Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Maddalena in pianto, un olio su tela di 112 centimetri x 92, che fa parte di una collezione privata, e che andrà ad arricchire e ad accompagnare le 41 grandi opere di questa 13esima edizione.
Un evento nell’evento, quindi, dato che l’opera del Maestro lombardo è stata fino ad oggi esposta soltanto cinque volte, e che sarà una delle protagoniste accanto all’immagine simbolo della mostra di quest’anno, Amore e Psiche stanti del Canova.
La mostra
“Amanti. Passioni umane divine” si preannuncia quindi un’esposizione da record per questa edizione, confermandosi ancor di più una delle più importanti mostre d’arte che il Friuli Venezia Giulia e il Nordest stanno scoprendo nel corso del 2017, e che dal 2004 ha attirato più di 300mila visitatori.
Non è la prima volta, va sottolineato, che un dipinto di Caravaggio giunge a Illegio: nel 2009, per la mostra “Apocrifi”, arrivò dalla Galleria Doria Pamphilj “Riposo durante la fuga in Egitto” e nel 2015, per la mostra “L’Ultima Creatura” da Galleria Barberini fu esposto “Giuditta e Oloferne”.
Recentemente riconosciuto dalla critica come opera da inserire nel corpus delle tele dipinte da Caravaggio, il quadro che sarà esposto alla mostra illegiana risulta chiaramente correlato ad una delle più celebri opere del maestro lombardo: la Morte della Vergine (1601-1605), oggi al Louvre, dalla sorte travagliata - non fu mai esposta nella chiesa romana per la quale era stata chiesta, probabilmente per l’audace rappresentazione della Madonna -. L’ipotesi che questa Maddalena in pianto sia uno studio preliminare per il personaggio della Maddalena che si strugge in pianto, isolabile anche come soggetto assoluto e di grandissima suggestione, rappresentata in primo piano nella citata pala esposta al Louvre, trova il consenso unanime dei massimi caravaggisti. L'opera infatti, connotata da indubbia qualità di pittura, anche ad una analisi tecnica rivela i numerosi pentimenti e le tipiche incisioni che portano a identificare il dipinto come un autografo del Merisi. D'altra parte anche la ricerca documentaria attesta che Caravaggio, come il mercato peraltro esigeva, dovette presentare disegni e piccole prove preliminari ai suoi committenti, in vista di tele particolarmente impegnative. La Maddalena in pianto, oggi custodita in collezione privata e probabilmente identificabile con quella citata nell'inventario Tomassini del 1674, coglie ed isola la nostalgia mistica della santa che langue, dovendo restare ancora in questo lato del mondo ma avendo già potuto vedere lo splendore dell'altro lato - fu la prima a incontrare Cristo risorto -. L’opera e' una testimonianza evidente del linguaggio maturo del Merisi, sempre più orientato a intensi chiaroscuri, in ambienti di buio assoluto e colori giocati tra poche varianti di un paio di tonalità solamente, giungendo quasi a una poetica da ermetismo di drammatica potenza spirituale.
L’amore è il file rouge dell’intero percorso espositivo che attraverso opere emozionanti e colpi di scena ci farà rivivere le storie più incantevoli e struggenti, sublimi e torbide che come perenni monumenti riveleranno la segreta sostanza dei sentimenti. I visitatori potranno ammirare ad Illegio prestigiosi capolavori provenienti dai più importanti musei italiani e internazionali, attraverso un percorso suggestivo e raffinato per la rarità delle iconografie e per la profondità e l’attualità dei temi, presentate anche quest’anno in oltre quaranta opere, suddivisi in cinque grandi tematiche.
Le opere, scelte in un arco temporale di settecento anni (l’opera più antica, come Il matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria di Jacopo di Mino detto Il Pellicciaio, risale ala seconda metà del Trecento; la più recente, Amanti di Gyula Benczúr, è datata 1919), ricondurranno a cinque fonti principali - la mitologia classica, la Sacra Scrittura, la letteratura cavalleresca e romantica, il teatro, le vite dei santi - e immergeranno il visitatore in una profonda riflessione sul significato dell’amore, e attraverso le diverse declinazioni di esso rammenteranno come esista un falso amore di conquista, capace di spingersi fino alla violenza, e dall’altro lato un amore autentico capace di fedeltà purissima.
Percorrendo le undici sale della mostra l’occhio del visitatore sarà avvinto dalle sensuali forme delle sculture di Antonio Canova, Amore e Psiche stanti ed Endimione dormiente, vanto della collezione di Possagno; Giovani innamorati nel giardino di Ernst Klimt, fratello del celebre Gustav, proveniente dal Belvedere di Vienna; la voluttuosa Venere dormiente, autorevole prestito del Museo Nazionale di Capodimonte. Tra le stanze si potranno ammirare anche due opere firmate Gentileschi, padre e figlia; sorprende in particolare la Maddalena penitente di Orazio Gentileschi, nei cui tratti corrucciati egli immortala la figlia vittima di un amore perverso e della violenza subita. Amore e Psiche…
Altrettanto coinvolgente è l’imponente tela della collezione Revoltella di Trieste che rappresenta lo struggente commiato dei due amanti di Pagliarini: Imelda de’Lambertazzi e Bonifacio che con il loro ultimo bacio suggellano un’amore eterno.
Non poteva mancare, parlando di amanti, la tragedia senza tempo di Romeo e Giulietta, raccontata nell’opera di Ferdinand II Piloty, che giunge a Illegio dalla Royal Shakespeare di Stratford dopo aver oltrepassato La Manica.
Ritroveremo sorrisi e speranza osservando gli amanti che si congiungono nell’amore redento da Dio, un sentimento eterno fissato nei preziosi ori della tavola del Pellicciaio in cui Santa Caterina si presenta degna di accogliere l’amore supremo del Divino consorte