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Economia

La manovra di bilancio non convince le tute blu friulane

I metalmeccanici del Friuli Venezia Giulia al governo: "pieno recupero del valore salariale e politiche industriali di ampio respiro"

Aprire da subito un confronto strutturato e fruttuoso per mettere mano alla manovra di bilancio nazionale, che non convince i metalmeccanici del Friuli Venezia Giulia: è con questa richiesta che anche una delegazione della Fim Cisl regionale sarà, il prossimo 15 dicembre, a Roma per la maxi assemblea dei delegati, promossa dalla Cisl con l’obiettivo di costruire un dialogo per "sanare le iniquità e le mancanze della manovra varata dal Governo".

Le richieste

Prioritario per le "tute blu" è lavorare sul pieno recupero del valore dei salari, a fronte di un’inflazione che sfiora il 12% "andando a minare la coesione sociale e ad incrementare le sacche di povertà", ma anche "definire con urgenza politiche industriali di ampio respiro per ridare fiato ad un settore che sta scontando pesantemente crisi, caro energia e mancanza di materie prime". Stando, infatti, ai dati del Dipartimento Industria della Cisl Fvg, in regione, tra le aziende che prevedono la presenza sindacale, sono 16 le aziende in forte difficoltà, per un totale di oltre 3mila addetti coinvolti. Misure ed interventi che – per la Fim Cisl – dovrebbero riguardare in via prioritaria alcuni comparti della metalmeccanica, ovvero le filiere – fortemente presenti anche in Friuli Venezia Giulia, dell’automotive, della siderurgia e dell’elettrodomestico. “Riteniamo – sostengono i vertici della Fim Cisl Fvg, in una nota – che il rallentamento dell’industria metalmeccanica debba essere affrontato con sostegni e misure di rilancio degli investimenti e del lavoro, sempre più qualificato e carico di competenze”.

In questo quadro, si fa largo la richiesta di una forte azione contrattuale e sindacale tesa ad alcune poste considerate chiave: ad esempio, l’abbassamento del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori, vero e proprio mantra della Cisl, recupero del fiscal drag, azzeramento della tassazione dei premi di risultato, oggi attorno al 10%, riconducendo in generale, gli interventi dei benefit nella dinamica contrattuale. Quanto alla manovra nel suo complesso, il giudizio rimane critico: "per l’iniquità di alcuni provvedimenti, come ad esempio, l’ampliamento della flat tax, l’alleggerimento delle misure a contrasto dell’evasione e il superamento dell’obbligo di tracciabilità dei pagamenti, ma anche per l’insufficienza di alcuni interventi, a partire da quelli legati al sostegno dei costi energetici, anche attraverso l’ulteriore tassazione degli extraprofitti".

No allo sciopero

"La manovra non ci soddisfa - chiude la nota - ma riteniamo che in questo momento non sia opportuno utilizzare lo strumento dello sciopero, perché prematuro e scaricherebbe ulteriori sacrifici sulle spalle dei lavoratori, che sono già penalizzati dalla forte inflazione".

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