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La guerra in Ucraina sta bloccando la ripresa in Fvg

L'allarme lanciato dalla Banca di Italia che sottolinea come il 2021 sia stato per la regione un anno di forte crescita, non solo post Covid ma anche in senso assoluto.

Il 2021 è stato un anno d’oro per l’economia del Friuli Venezia Giulia. Ora però la guerra in Ucraina sta rischiando di frenare e fermare questa ripresa da record. Questi i dati emersi dal report di Banca d’Italia presentato ieri.

I dati

La crescita economica in regione, trainata da industria e costruzioni, ha raggiunto un +7,5 per cento mentre la media nazionale si è fermata ad un +6,6 per cento. Un anno con risultati positivi non solo se confrontato con il 2020 ma anche in termini assoluti. Proprio per i risultati dell'edilizia sono però fortemente condizionati dai bonus statali: +17 per cento di ore lavorate. Nel report della Banca d'Italia, rispetto agli anni precedenti la pandemia, si evidenza come la disoccupazione in regione sia rimasta stabile. I dati indicano un 5,7 %, e con il ricorso agli ammortizzatori sociali in discesa. Il reddito delle famiglie residenti in regione è tornato a crescere, arrivando a livelli simili a quelli pre-pandemici, grazie alla ripresa dell’occupazione e degli ingenti trasferimenti pubblici a favore dei lavoratori e delle famiglie.

Le conseguenze del conflitto

L’indagine condotta dalla Banca d’Italia su un campione di 111 imprese manifatturiere della regione con almeno 20 addetti mostra il recupero, a prezzi costanti, delle vendite e degli investimenti. Questa ripresa rischia però, secondo le previsioni delle imprese, di fermarsi nel 2022 a causa del peggioramento delle prospettive causato dalla guerra. L’economia del Friuli Venezia Giulia risulta significativamente esposta alle conseguenze del conflitto, soprattutto per la forte specializzazione manifatturiera in comparti molto energivori, come quello metallurgico, e per la sua dipendenza da alcune materie prime provenienti dai paesi coinvolti nel conflitto. Secondo le imprese regionali intervistate dalla Banca d’Italia tra lo scoppio del conflitto e la prima metà di maggio, la principale conseguenza economica negativa è sinora consistita nel rialzo dei prezzi dell’energia.

 
 

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